mercoledì 17 dicembre 2014

E Pippo Pippo non lo sa...

di Ivan Vaghi

Si tratta dell’incipit di una canzoncina che chi ha meno di 50 anni forse non conosce, ma che di questi tempi suona bene, perché Pippo Civati non sa ancora se lasciare o meno il PD. Perlomeno questo è quello che ci raccontano, ma le cose stanno veramente così? Lasciamolo dire a un civatiano e a un renziano che si incontrano e si mettono a parlare di politica.

Renziano: … e Pippo Pippo non lo sa… ma allora, si è deciso o no il tuo Civati, resta o se ne va? No, perché siamo stufi di questi vanagloriosi che si chiedono “mi si nota di più se mi adeguo o se non mi adeguo”? Una persona coerente non può rimanere dentro un partito e poi continuare a criticarlo, peggio ancora, votandogli contro in Parlamento.

Civatiano: a parte il fatto che tra tutti i problemi che abbiamo il destino di CIvati mi sembra il meno importante, ma proprio tu mi parli di coerenza? Chi era che aveva detto: “non andrò mai a palazzo Chigi senza un voto popolare?” Chi è che invoca lealtà dopo aver pugnalato alle spalle Letta? Chi è che parlava di rottamare le vecchia politica salvo poi allearsi con i rottamandi che gli hanno giurato fedeltà? Chi è che non rispetta il suo stesso programma elettorale? Chi è che ha detto che non sarebbe mai andato al governo con Berlusconi salvo poi discutere solo con lui su ogni singola faccenda?

R: eccolo qui, sempre in cattedra come tutti i falliti*, c’è l’Italia da cambiare, dobbiamo fare le riforme, e le faremo con tutti quelli che ci stanno, non accetteremo i diktat delle minoranze, interne o esterne che siano, noi tireremo dritto!

C: e credere, obbedire, combattere?

R: non fare lo spiritoso, sei ancora ancorato ai vecchi concetti di destra e sinistra, ancora lì a fare la muffa e pensare alle alleanze con la sinistra radicale e i sindacati, e non ti accorgi che il mondo sta andando da tutt’altra parte e possiamo dividerci solo tra conservatori e progressisti, due categorie che si trovano in tutti i partiti. Essere conservatori non vuol dire essere di sinistra, caro il mio civatiano, e guardare al passato per rallentare le riforme vuol dire essere conservatori.

C: ok, fammi un esempio di riforme progressiste del governo Renzi. E non mi parlare dello Sblocca Italia, che prevede colate di cemento, allentamento dei controlli contro le infiltrazioni mafiose, nonché aiuti di varia natura a palazzinari e speculatori vari. E non parlarmi nemmeno del Jobs Act, che a parte che non si capisce perché in inglese, ma poi è una finta riforma del lavoro che non farà diminuire la disoccupazione e al contrario alla lunga incentiverà il precariato e farà diminuire il potere contrattuale del lavoratori. Praticamente i migliori sogni degli imprenditori tradotti in realtà. Sarebbe questo il progresso?

R: stai farneticando, e comunque ti dice niente 40,8%?

C: e a te dicono niente i milioni di voti persi e il dimezzamento delle tessere?

R: eccolo qua il gufo, sempre a vedere il bicchiere mezzo vuoto, la vuoi capire che non abbiamo più bisogno di tesserati ma di elettori?

C: non era Renzi quello che voleva eliminare il finanziamento pubblico ai partiti? Come ci finanziamo allora, vendendo caldarroste ai lati della strada? Oppure chiedendo aiuto agli imprenditori che verranno poi ricompensati adeguatamente?

R: ti dico solo una cosa, crescita! È la nostra stella polare, e dovrebbe essere anche la tua, ce lo dicono tutti, per prima l’Europa, che da una parte ci costringe a vincoli di stabilità e dall’altra ci chiede di fare le riforme. Ma come le facciamo le riforme se non possiamo intervenire sul debito? Eh, ma di sicuro Renzi riuscirà a fargliela capire, perché lui è un vero leader, mica come il tuo Civati che ha il carisma di un cefalo.

C: scusa, ma cosa c’è di progressista nel culto della personalità? E perché in tutte le mirabolanti riforme di Renzi non si parla di lotta all’evasione, alla corruzione, alla criminalità organizzata? Dov’è finita la riforma della legge elettorale che dopo 97 settimane decisive per la sua approvazione ancora non è stata fatta? Che forse Renzi stia meditando di andare alle urne con il vecchio sistema in modo da avere una maggioranza bulgara al prossimo giro? Perché se aspetta ancora un po’ la luna di miele finisce e lui lo sa bene. Meno nemici meno onore ma meno rotture di balle.

R: stai ancora vaneggiando, Renzi ha detto che andremo al 2018, ha già fatto un programma per i mille giorni, se non te ne sei accorto.

C: non posso fidarmi di quello che dice, visti i precedenti, io vorrei solo che le sue proposte, condivisibili o meno, siano apertamente discusse con gli elettori del Partito Democratico nelle sedi opportune, perché il PD è nato con questo ideale di partecipazione. Non può venire in Direzione nazionale, sventolare un foglio che ha concordato con Berlusconi e non con i suoi compagni di partito e poi dire che chi non ci sta è un gufo e vuole solo il male dell’Italia. In pratica è una richiesta di fiducia per il governo, un ricatto bello e buono. Mi parli di diktat delle minoranze, ma la dittatura della maggioranza dove la mettiamo? Siamo tutti d’accordo che la volontà della maggioranza vada rispettata, ma non se questa implica l’annullamento della discussione e la mancanza di rispetto per chi non è d’accordo. Chi non ci sta se ne vada, ma cavolo, cosa ci renderebbe diversi dai cinque stelle?

R: se non ricordo male era Civati quello che voleva l’accordo con i grillini.

C: touché, ma era prima di capire che non avevano nessuna intenzione di mettere a frutto il loro risultato elettorale.

R: sempre la risposta pronta, ma fai finta di dimenticarti che questi disaccordi interni oltre a dare una brutta immagine rallentano il nuovo verso dell’Italia, che non è reversibile e che è anche di sinistra. Guarda gli 80 euro, per dirne una. Ma questo non è niente vero? Perché diciamocela tutta, a Civati interessa che si parli molto di lui per potersi guadagnare il credito necessario per la sua nuova formazione politica, con i Vendola, le Camusso, i Tsipras e via esoticheggiando. Parla di strategie e invece sta facendo solo tatticismi di bassa lega. Critica ma poi la sua poltroncina se la tiene stretta. Renzi sta facendo accordi con Alfano, Lupi e Verdini, non ne vado fiero ma non abbiamo alternative, Civati invece ancora non si capisce cosa vuole e quali progetti abbia però critica chi i progetti ce li ha.

C: tu non conosci i progetti di Civati perché nessuno glieli ha mai veramente chiesti, Renzi no di sicuro, ma i progetti ci sono e sono veramente alternativi alla vecchia politica. Se hai davvero voglia di conoscerli non farai nessuna fatica a trovarli. Certo non li vedrai scritti sulle prime pagine dei giornali, che hanno bisogno di sistemi semplici di comunicazione, come le parole simbolo tipo “rottamare”, “gufi”, “cambiare verso” e via discorrendo, che Renzi mette sempre in bella posa nei suoi discorsi proprio perché vengano usati per i titoli dei giornali. Per il resto ti rispondo con quello che Civati ha detto di recente: “io non me ne vado con infamia da scissionista … se si vota perché Renzi ha bisogno di andare a elezioni, e il programma elettorale è il Jobs act, lo Sblocca Italia, le riforme che non ha potuto fare questa volta, questa visione della politica e dei rapporti tra partiti, l’attenzione per la legalità a seconda di cosa succede in cronaca, ecco, se questo è il programma elettorale, io vi dò una garanzia, non mi candido con quella roba lì.”

Si ringraziano le discussioni su Facebook, qui semplificate e razionalizzate. Personalmente in questo dialogo il civatiano mi è molto più simpatico del renziano, ma forse si era capito, ma non sono un giornalista e quindi faccio il tifo. Il concetto è: nessuno vuole rallentare le riforme, che sono necessarie, ma “quella roba lì” all’Italia non serve e può fare ancora più danni.

*Citazione da “C’eravamo tanto amati” il più bel film italiano di sempre. Ogni riferimento alla prima Leopolda è ovviamente voluto.