domenica 20 aprile 2008

Assemblea di circolo

Mercoledì 23 aprile, alle ore 21.00 presso la sede di Fagnano, si terrà un'assemblea di circolo. Siete tutti invitati a partecipare.

Temi all'ordine del giorno:
- discussione dei risultati elettorali
- definizione di una struttura e di un sistema decisionale
- ricerca di un metodo di comunicazione con i solbiatesi
- varie ed eventuali

S.C.

giovedì 17 aprile 2008

Risultati elettorali

(lettera aperta ai membri del circolo di Solbiate Olona e a tutti gli elettori del PD)

Parliamoci chiaro, è stata una disfatta. Al di là delle peggiori previsioni, sia a livello nazionale che locale (ci metto anche Solbiate Olona) perché qualche voto in più non può lasciare soddisfatti. Non dimentichiamo la grande differenza che c’è stata nelle ultime due elezioni in termini di avvicinamento alla campagna elettorale, come la costituzione del circolo, l’incontro con Millefanti, il blog, il volantinaggio, qualche persona in più che si è impegnata nella campagna, e non dimentichiamo il piccolo capitale di voti ceduto dai partiti della sinistra radicale che il PD, così come è avvenuto a livello nazionale, non è riuscita ad intercettare. Ma siamo giovani, ci rifaremo.
Volevo giusto avanzare qualche considerazione che magari può essere argomento di discussione, su questo blog o sulle prossime riunioni di circolo (che tutti gli interessati sono invitati a frequentare se lo desiderano). La prima è che io personalmente alla rimonta ci credevo, magari non completa ma significativa. Invece il distacco che c’era alla caduta del governo Prodi si è mantenuto intatto al momento delle elezioni e a questo punto, come diceva quel tale, la domanda sorge spontanea: chi cavolo è che li fa i sondaggi per il PD? Se i sondaggi erano farlocchi invito Veltroni a disfarsi di questi incapaci, se invece ce li hanno raccontati Berlusconi-style, cioè adattati in modo da usarli da specchietti per le allodole per gli indecisi, allora spero che questa sia la prima e l’ultima volta che accade, perché mi ostino a ritenere che la politica sia una cosa seria e che bisogna avere rispetto per gli elettori (anche per chi non vota per noi) e per i militanti (idem). Sempre sul tema rimonta penso che un po’ tutti noi ci siamo fatti “ingannare” dalla grande partecipazione di pubblico che Veltroni era riuscito a catalizzare durante il suo tour elettorale, soprattutto in confronto al profilo molto più basso dei nostri avversari. Qui ci addentriamo nella sociologia, ma senza dilungarmi vorrei solo citare quello che disse Giancarlo Pajetta all’indomani delle elezioni del 1948 (poi stravinte dalla DC), quando i comizi dei dirigenti comunisti erano seguiti da folle oceaniche: “quello che non avevamo capito è che con noi c’era solo la maggioranza della popolazione politicamente attiva”. Credo che più o meno sia la stessa cosa successa adesso: la maggioranza della popolazione che pensa, riflette, e che ha davvero a cuore il futuro dell’Italia non può fare altro che votare PD, ma purtroppo c’è nel nostro paese, e dal ‘48 in poi non è cambiato niente, una grande massa di persone (la cosiddetta maggioranza silenziosa) che pensa esclusivamente ai propri interessi spiccioli e che è disposta senza nessuna remora a dare il suo voto a chi sembra poterglieli garantire. Non è mancanza di rispetto, non mi contraddico rispetto a prima, dico solo che ci sono decine di milioni di italiani che non sono politicamente attivi, che non hanno nessuna intenzione di diventarlo, e che soprattutto possono essere mobilitati solo se si va ad intaccare la loro sfera privata, da cui non vogliono uscire. Gran parte del successo della Lega viene a parer mio dall’aver demonizzato gli immigrati e fatto cadere su di loro tutte le responsabilità dei crimini, così come il successo di Berlusconi viene dall’aver fatto credere che si può vivere meglio, con servizi migliori e con maggiore ricchezza pagando meno tasse. E non importa se poi queste cose non sono vere, l’importante è dirle. Io non so come si potrebbe fare, ma è inevitabile dover andare a parlare con queste decine di milioni di persone, se necessario una ad una, altrimenti le elezioni non le vinceremo mai a meno di sperare in tracolli economici causati dai nostri avversari, eventualità più che possibile ma che sinceramente non mi auguro. Evidentemente qui si inserisce il grosso problema della comunicazione e di come effettuarla.
L’altra questione importante l’ho già accennata in precedenza. La sinistra radicale ha perso circa il 7% dei voti rispetto a due anni fa. Al di là di tutti i discorsi relativi ai flussi di elettori che vanno da un partito all’altro, questione interessante ma puramente accademica, per quale motivo questi voti sono andati alla Lega e non al PD? Parlo di spostamenti netti di voti, perché questo è quello che è successo. Se anche il PD ha guadagnato voti a “sinistra” ne ha persi altrettanti a “destra”, quindi il risultato netto è stata una riconferma dei voti dell’Ulivo (più o meno). Questo significa che non è servito a niente, nel breve periodo, aver fondato un nuovo partito, aver scelto di stare da soli, avere (e questo un po’, tra di noi, ce lo dobbiamo dire) preso le distanze dal governo Prodi, efficace ma impopolare, avere cambiato leader e averne scelto uno con un appeal mediatico sicuramente migliore. Il risultato è che abbiamo perso tanti elettori quanti ne abbiamo guadagnati, senza quindi essere riusciti a “sfondare” a livello di impatto politico, nonostante ci fossero tutte le premesse. E’ possibile che nel lungo periodo i risultati saranno migliori, mi chiedo però che cosa non ha funzionato nell’immediato, perché è evidente che qualcosa non ha funzionato: se la sinistra radicale non si fosse dissolta è probabile che il PD avrebbe subito una perdita secca, e su questo credo che sia opportuno riflettere. Non credo che siano state sbagliate le scelte strategiche, ma è probabile che qualche altro errore sia stato fatto, se qualcuno ha qualche idea lo invito ad illuminarmi.
Un’ulteriore considerazione viene dalla portata storica di queste elezioni. La questione è passata quasi inosservata, ma per la prima volta dall’inizio della Repubblica nel nostro Parlamento non ci saranno più i comunisti e i socialisti. Non sto parlando dei partitini odierni, sto parlando della grande tradizione sociale e politica del nostro paese, della forza ideale e ideologica che ha mantenuto in vita l’antifascismo, che ha animato la Resistenza, che ha contribuito all’avvio della democrazia nel nostro paese, che è stata il punto di riferimento per decenni di milioni di lavoratori e lavoratrici (uso il loro lessico) che hanno operato per consentire ai loro figli e ai loro nipoti di vivere in un paese in cui valesse la pena vivere. Adesso, loro malgrado, si sono fatti da parte. Spero di non essere l’unico a provare una profonda tristezza. Spero anche, ma di questo sono molto meno convinto, che ci sia qualcuno di quelli che in questi anni si è fatto abbindolare dalla demonizzazione dei comunisti, che secondo Berlusconi continuano a mangiare i bambini e continuano a cospirare per l’avvento di un regime stalinista, che possa fermarsi un attimo a riflettere su che cosa hanno veramente rappresentato i comunisti nel dopoguerra. I comunisti sono quelli che alla fine della guerra, nonostante fossero tanti e fossero armati, non hanno voluto tentare una rivoluzione che in quel momento era sicuramente possibile; sono quelli che hanno accettato, nel nome del supremo interesse nazionale, di votare norme e decreti che andavano contro gli interessi delle classi sociali più deboli (non sto a citarli tutti, ad esempio i provvedimenti anti inflazione del ministro Einaudi che hanno causato un aumento pazzesco dei disoccupati); sono stati quelli che hanno richiamato all’ordine gli operai che avevano occupato le fabbriche e paralizzato l’economia all’indomani della Liberazione per “vendicarsi” degli industriali collaborazionisti dei tedeschi; sono stati quelli (quando Togliatti era ministro della Giustizia) che hanno voluto l’amnistia per gli ex-fascisti in nome della pacificazione nazionale; sono stati quelli, e qui mi farò dei nemici ma non me ne frega niente, che hanno accettato, per non creare tensioni sociali, di inserire i patti lateranensi all’interno della Costituzione, unico Stato democratico al mondo che ha inserito nella Costituzione un accordo con un paese straniero (e chi capisce di Giurisprudenza sa che si tratta di un assurdo); i comunisti in Italia sono quelli che hanno sfidato l’Unione Sovietica criticando le decisioni degli interventi armati a Budapest e Praga e ottenendo in cambio l’emarginazione dell’”eurocomunismo” in nome dell’irrinunciabilità alla democrazia e alla non violenza. In tempi più recenti non dobbiamo dimenticare la fiducia che i partiti di sinistra hanno dato, all’indomani del sequestro Moro, ad un governo democristiano in grave difficoltà e che era sul punto di cadere per i fatti suoi, sempre nell’ottica della pacificazione nazionale e per non creare tensioni sociali. Per non parlare del lavoro che gli attivisti comunisti e socialisti hanno fatto nel corso degli anni 40 e 50 per rendere consapevole una grande massa di italiani spesso ignoranti e analfabeti di quale fosse il significato della democrazia e della partecipazione, attraverso i comizi, le case del popolo, la distribuzione dei giornali. Tutta gente che ha cominciato a concepire uno sviluppo autonomo della propria personalità, dopo decenni di fascismo e di clericalismo (mi sono fatto altri nemici ma continua a non fregarmene niente) in cui c’era chi ti diceva cosa fare senza avere possibilità di replica. Se guardiamo ai socialisti poi bisogna andare ancora più indietro, e riconoscere il ruolo di aggregazione che hanno avuto per la classe operaia di fine ottocento, che proprio grazie ai socialisti ha acquisito la consapevolezza di non essere solo un accessorio della fabbrica, ma persone che avevano un ruolo fondamentale all’interno del processo produttivo, e quindi soggetti produttori di ricchezza alla pari degli imprenditori.
Che cosa hanno avuto in cambio? Il disprezzo di politicanti che si credono furbi, gli sghignazzi di chi sta lavorando per arricchire se stesso e i propri amici, ma soprattutto la terrificante indifferenza di milioni di italiani. Dovrei essermi abituato, ma non riesco a rassegnarmi alla superficialità di quei ragazzotti che votano Lega o peggio perché, come dice de Gregori in una sua canzone, “pensano di avere delle idee”, mentre invece hanno la testa vuota e soprattutto non sanno un beneamato cazzo della storia del nostro paese, e soprattutto non riesco a rassegnarmi all’ipocrisia e alla rassegnazione di tutti quelli che ragazzi non lo sono e che in parte la nostra storia l’hanno pure vissuta. Quelli che hanno beneficiato dello Statuto dei Lavoratori dovuto in gran parte al lavoro dei sindacati di sinistra, quelli che hanno vissuto meglio dei loro genitori grazie al grande sforzo militare, sociale e politico dei partiti di sinistra dalla guerra di Liberazione in poi, quelli che sanno che la libertà di parola, di stampa, di opinione e di religione (ebbene sì anche quella, e chi se ne frega se adesso ho più nemici che amici) non sono cose scontate ma sono state conquistate, e molto prima che un magnate della televisione fondasse un partito e si arrogasse il monopolio delle libertà individuali e collettive. Anche la sinistra italiana, e da una posizione di prima linea, ha consentito che il nostro paese fosse uno stato libero e democratico, e mi piacerebbe che quelli che fanno finta di dimenticarsene si vergognino un po’, almeno per qualche minuto. I socialisti e i comunisti hanno probabilmente esaurito il loro ciclo storico, ma non si meritano indifferenza e sghignazzi, soprattutto da parte di alcune mezze seghe della nostra politica che, se ci fosse ancora in giro gente come Togliatti, Nenni, Pajetta, Longo, Saragat, Amendola, Pertini, Berlinguer e chissà quanti ne ho dimenticati, potrebbero giusto fare le pulizie nelle sedi di partito.
Mi scuso per gli eventuali eccessi dialettici e per essermi “infervorato”, ma è stata una lunga premessa per dire che adesso è rimasto solo il PD a portare sulle spalle tutta quell’eredità politica e storica, e spero proprio che non se ne vorrà dimenticare. Penso che il progresso delle idee e delle prospettive sia necessario e auspicabile, e l’averlo ignorato è stata forse la causa della scomparsa della sinistra radicale, ma penso anche che tutto il lavoro di chi ci ha preceduto, e ci metto anche il patrimonio politico della Democrazia Cristiana “sociale” che è confluito nel PD attraverso il Partito Popolare e la Margherita, è la migliore base di partenza per non perdere di vista i concetti fondamentali che ci spingono a credere in questo partito. E lo dico all’indomani di una sconfitta elettorale, proprio perché è il momento in cui maggiore è la tentazione di liberarsi di ciò che magari crediamo essere una zavorra. Bisogna avere sangue freddo e continuare a lavorare, con “autocritica” (messo tra virgolette perché concetto tipico comunista, citazione colta) e valutando attentamente gli eventuali errori commessi e i possibili miglioramenti, ma senza buttare via tutto quello che di buono è stato fatto in precedenza. Non vorrei pertanto che il PD enfatizzasse troppo il concetto di “nuovo” perché nuovo non sempre è necessariamente giusto, ma che sviluppasse meglio il concetto di “innovativo”, che vuol dire progresso e quindi è più probabile che sia giusto. Spero che sia possibile continuare questo discorso, per il momento saluti a tutti
Ivan Vaghi

lunedì 14 aprile 2008

Risultati elettorali

Non ancora ufficializzati i dati, sembra oramai certa una vittoria del Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi ma soprattutto della Lega Nord di Umberto Bossi. Il Senato sembra assicurare un ampio margine per una salda governabilità alla coalizione di destra.
Il Partito Democratico ha ottenuto il risultato che la maggior parte di noi si aspettava, cioè tra il 30% ed il 35%. Buon risultato per l'Italia dei valori nostro alleato.
Fosche riflessioni sono obbligate dai due eventi che più si riveleranno drammatici per il nostro Paese: il fallimento della Sinistra Arcobaleno, che molto probabilmente non avrà alcun parlamentare, e il boom elettorale della Lega Nord, che dovrebbe assestarsi sull'8-9%, dopo un magro 4,5% nel 2006.
I risultati elettorali sembrano rispecchiare perfettamente il nostro tempo e il nostro spazio: una piccola italietta abbagliata dalle grandi promesse e dai grandi slogan. Spero di dovermi ricredere, ma sento sempre più vicina una deriva populista.

Per quanto riguarda il nostro paese, possiamo ritenerci soddisfatti: alla Camera i nostri elettori sono aumentati da 860 a 865 (dal 21,40% al 22,59%), mentre al Senato da 584 (somma DS e Margherita) a 790 (da 17,15% a 23,01%). Ottimo risultato per l'Italia dei valori, che ha visto aumentare i suoi voti da 71 a 134 alla Camera e da 85 a 111 al Senato.

Il successo della Lega Nord è stato confermato anche a Solbiate, basti ricordare che alla Camera si è passati da 550 (13,69%) a 958 (25,02%) voti.
Il Popolo della Libertà registra un calo di voti: nel 2006 1594 voti (Forza Italia + Alleanza Nazionale) gli assicurarono il 39,67%, mentre ora si registrano solo 1350 voti, cioè il 35,26% dei voti.
In leggero calo anche l'Unione di Centro, da 236 a 193 (da 5,87% a 5,04%).

Lo scenario che si è delineato, a mio parere, è il peggiore possibile. Chi vivrà vedrà.

Stefano Catone

giovedì 10 aprile 2008

Milano, in 100mila con Veltroni



Che dire? Siamo un grande Partito! Siamo un Partito fatto di persone, di passione, entusiasmo e sentimento.



Si può fare!



N.B. davanti al Colosseo, gli organizzatori ne hanno dichiarati 30mila. Le forze dell'ordine ne hanno contati 10mila.

mercoledì 9 aprile 2008

Vicini alla finalissima

Vi ricordo che giovedì alle 20.00 in Piazza Duomo a Milano, Veltroni chiuderà la campagna elettorale. E' possibile contattare la direzione di Varese che sta organizzando il trasporto in pullman al numero 0332286754.

Inoltre vi segnalo l'articolo di Varesenews sulla serata di martedì a Gallarate con Fassino e un'interessante ricerca sulle tasse.


S.C.

martedì 8 aprile 2008

Anche a Varese si può fare!


Forse venerdì 4 aprile 2008 rimarrà una data importante per la vita politica di Solbiate Olona, al di là di quello che è stato detto nell’incontro che il Circolo del PD ha organizzato con il candidato al consiglio provinciale Alessandro Millefanti. Sarà una data importante perché è stato il primo incontro di questo tipo organizzato da una forza politica socialdemocratica (se non vi piace la definizione usatene pure un’altra, non so, democratico riformisti o progressisti, ma ci siamo capiti) dopo anni che il nostro paese non esprimeva nulla del genere. A dirla tutta erano ormai anni che si assisteva ad un arretramento del consenso di sinistra e di centro sinistra, come il portavoce di circolo Stefano Catone e lo stesso Alessandro Millefanti hanno evidenziato ricordando i pessimi risultati delle ultime elezioni provinciali, in cui il 78% dei voti andati al candidato di centro destra sono andati a peggiorare il già pessimo risultato del 52% di afflusso alle urne. Non sempre però quando si tocca il fondo si comincia a scavare, a volte capita che si comincia a risalire, ed è senza dubbio questa la sensazione di chi è intervenuto venerdì. Non tanti a dire la verità, ma anche alle Termopili erano solo in 300 contro un milione, ed è grazie a loro che si è diffusa la consapevolezza che qualsiasi nemico, per quanto numericamente forte, si può battere. Ok, forse la provincia di Varese non è la Grecia di quell’epoca e in gioco c’è molto meno, ma il concetto è che poche persone coraggiose e ispirate (molto immodestamente) potrebbero essere quelle che cominciano a far girare il vento. La stessa presenza del circolo di Solbiate, le bandiere e i poster esposti in questa e in altre iniziative, come il gazebo allestito in occasione dei Democratic days e prima ancora i seggi alle primarie, vogliono avere proprio questa ambizione, per altro realizzabile, e cioè far sapere ai nostri concittadini che il Partito Democratico c’è, che è un partito dinamico, che i socialisti democratici (vedi sopra) solbiatesi sono usciti dalla riserva in cui erano rinchiusi e che sono determinati a riguadagnare quel terreno che in passato è stato perso.
L’intervento di Millefanti è cominciato, e non poteva non essere così, ricordando che oltre alle elezioni provinciali incidentalmente ci sono anche quelle politiche, elezioni che non si dovevano fare perché la legge elettorale che verrà applicata è una legge sbagliata. Il rischio che si fa correre al Paese è di trovarsi di nuovo di fronte ad una situazione di pareggio che vorrà dire immobilità dell’attività politica, come è stato dimostrato in questi ultimi anni. Era possibile evitare questa situazione di rischio democratico se il centro destra avesse accettato un governo istituzionale che sarebbe durato giusto il tempo della riforma elettorale, ma l’idea, come sappiamo, non è stata accolta. Ci sarebbero le prime riflessioni da fare, prima fra tutte che in politica, dove a volte bisogna diffidare degli alleati, sarebbe il caso di non contare sugli avversari. Vuol dire che a parer mio la riforma elettorale bisognava farla subito senza essere costretti all’appoggio esterno quando era ormai troppo tardi, ma lasciamo perdere. L’altra riflessione è che in un Paese perfetto, chi, con il suo comportamento, causa un danno al paese, viene punito alle elezioni, ma qualcosa mi dice che non sarà così, e qui bisognerebbe aprire un dibattito sulla qualità dell’informazione che viene elargita agli italiani e sulla disponibilità di questi ultimi ad accoglierla.
Il discorso poi si è spostato sulle elezioni provinciali. Anche queste non dovevano esserci, ma Reguzzoni ha pensato bene di dimettere il consiglio perché preferisce fare carriera a Roma, con buona pace della Lega e di quanto la Lega pensa dei carrieristi romani. Un Millefanti in buonissima forma ha cominciato i suoi affondo accusando il presidente uscente, o meglio scappante, di aver fatto una scelta motivata da interesse personale, semplicemente perché si guadagna di più. Non va a Roma per difendere Malpensa, perché Reguzzoni Malpensa non l’ha mai difesa nemmeno quando aveva la possibilità di farlo, ad esempio chiedendo che la Provincia di Varese fosse ammessa al CDA della SEA, cosa che ad esempio ha fatto la Provincia di Milano, ma si è sempre guardato bene dal compiere questo passo. E non è stato solo Reguzzoni a disinteressarsi di Malpensa, abbiamo avuto un governo di centro destra di cui faceva parte la Lega, che poteva contare su alcuni ministri varesini che hanno però fatto di tutto per dimenticarsi che l’aeroporto mancava di infrastrutture. La Lega può dire quello che vuole e sfruttare Malpensa per la sua campagna elettorale, sta di fatto che la superstrada di Malpensa e i finanziamenti per la Pedemontana sono arrivati quando ministro era Di Pietro (per chi se lo è dimenticato è alleato con il PD).
Millefanti ha poi focalizzato l’attenzione su due importanti problemi che investiranno la provincia nei prossimi anni e a cui bisogna cercare di porre rimedio in tempi brevi e con determinazione. Il primo è quello dei rifiuti. A suo tempo era stato deciso di dividere la provincia in cinque zone in cui dovevano essere individuati altrettanti impianti di smaltimento, ma questo non è avvenuto. Il problema è che la discarica di Gorla Maggiore fra poco chiuderà e la provincia sarà costretta ad esportare i rifiuti con un considerevole aumento dei costi di smaltimento.
Altro problema è quello della gestione dell’acqua. La Lombardia ha stabilito che ci debba essere un solo gestore per ogni provincia. Reguzzoni aveva pensato di unire in consorzio i gestori di Varese, Busto Arsizio e Gallarate (controllate dalla Lega, ovviamente), affidandogli la gestione dell’acqua di tutta la provincia. Non solo, i costi di adeguamento della rete idrica di alcuni comuni dovevano spalmarsi su tutti i comuni, a danno di quei comuni virtuosi che in questi anni hanno affrontato e risolto il problema autonomamente. Questi comuni ovviamente si sono opposti, ed il mancato accordo, unito alle mancanze gestionali, ha impedito che arrivassero i finanziamenti statali e della comunità europea che servivano per mettere a norma i depuratori. La conseguenza è che far poco arriveranno anche le multe proprio della comunità europea, che andranno a gravare sui costi dell’acqua per le famiglie.
Per restare vicini alle nostre zone Millefanti ci ha regalato la chicca dei finanziamenti necessari per completare la pista ciclabile della Valle Olona che sono stati girati per la funivia che da Laveno deve collegare un ristorante di proprietà di una famiglia molto vicina alla Lega, e soprattutto l’ipotesi di un casello di pedaggio sulla Pedemontana in prossimità di Gorla Maggiore. Questo renderebbe conveniente uscire prima, andare su e giù per la valle e rientrare dopo, incasinando la viabilità di Gorla e Solbiate per non parlare dell’inquinamento degli scarichi e di quello acustico. Sempre in tema di viabilità la provincia in questi anni ha preferito spendere soldi per gli impianti di innevamento artificiale a Maccagno piuttosto che destinarli per cominciare ad adeguare un impianto di strade provinciali ormai completamente inadeguato, sia per la loro capacità di sostenere il traffico che per la condizione in cui si trovano.
Alla fine dell’intervento di Millefanti c’è stata una serie di domande che hanno riguardato quello che è stato detto e anche quello che non è stato detto. In breve il nostro candidato al consiglio provinciale si è detto contrario alla privatizzazione dell’acqua, che dove è stata applicata ha portato ad aumenti vertiginosi delle bollette; ha auspicato una semplificazione delle procedure per i permessi di lavoro degli immigrati fermo restando che vanno rafforzati i sistemi di controllo e di repressione dei clandestini che delinquono; che si impegnerà per far approvare normative che consentano lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, soprattutto delle coperture in eternit abbandonate sui capannoni di diverse ditte dimesse presenti della valle; infine ha dato la sua interpretazione per lo smacco subito alle ultime elezioni provinciali.
Qui vale la pena soffermarsi un po’ di più, perché c’è stata un’accusa per niente velata nei confronti dei vertici dell’Ulivo, che all’epoca hanno gestito malissimo una situazione critica come quella a cavallo delle elezioni. Era successo che appena prima delle elezioni stesse i vertici del partito avevano rifiutato l’idea di un aumento di stipendio degli statali, salvo poi accordarlo ad elezioni avvenute, dando in pasto, gratuitamente, i candidati del centro sinistra ai loro avversari. Da qui è partito tutto un discorso sulla mancanza di comunicazione e soprattutto di mezzi di comunicazione, l’importanza dei quali i nostri avversari hanno capito benissimo, e da tempo. Questo sarà pertanto il campo in cui in futuro bisognerà confrontarsi, dal momento che l’elettorato di oggi, per quanto stia tornando di moda il comizio di piazza, si informa quasi esclusivamente attraverso la televisione (anche i giornali ormai sono sempre meno letti). Recuperare terreno in questo campo sarà sicuramente difficile, ma sarà ancora più difficile, ed è un’opinione personale, riuscire a gestire un elettorato che in buona parte vota il partito il cui leader è più populista di un altro o ha un aspetto migliore di un altro come sta capitando in questi anni, al di là dei contenuti e della sostanza delle proposte politiche. Bisogna trovare il modo di tornare a parlare alla gente, soprattutto ai più giovani, ed è questa forse la più grande sfida che il Partito Democratico si troverà ad affrontare. Il primo passo possibile per la nostra provincia è quello di votare per un candidato che ha ben presente questo aspetto. Si chiama Alessandro Millefanti e si candida (guarda caso) con il PD.


Ivan Vaghi

giovedì 3 aprile 2008

Incontro con Millefanti


Venerdì 4 aprile, ore 21.00, presso il Centro socio-culturale, incontro pubblico con Alessandro Millefanti, candidato al consiglio provinciale.