giovedì 24 febbraio 2011

Via Almirante

Non è un gioco di parole, ma ciò che verrà fatto a Marnate: intitolare una via ad Almirante.
Fortuna che esiste Wikipedia. Ecco chi è Giorgio Almirante:

Firmatario nel 1938 del Manifesto della razza, dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista La difesa della razza come segretario di redazione.
Su questa rivista si occupò di far penetrare in Italia le tesi razziste provenienti dalla Germania nazista, che già avevano portato all'approvazione nel 1938 delle leggi razziali fasciste, e che faticavano ad imporsi nella società italiana, dov'erano percepite come un elemento estraneo alla cultura nazionale. All'accusa che il regime si stesse appiattendo sempre più sulle posizioni naziste, Almirante, nell'ottobre del 1938, rispondeva che:

«il razzismo è il più vasto e coraggioso riconoscimento di sé che l'Italia abbia mai tentato. Chi teme ancor oggi che si tratti di un'imitazione straniera non si accorge di ragionare per assurdo: perché è veramente assurdo sospettare che il movimento inteso a dare agli italiani una coscienza di razza […] possa servire ad un asservimento ad una potenza straniera»
(Giorgio Almirante, 1938)

Ancora nel maggio del 1942 Almirante, nell'articolo "Contro le pecorelle dello pseudo-razzismo antibiologico", ribadiva l'adesione del regime alle tesi razziste rispondendo alle accuse che le indicavano come un corpus estraneo alla cultura cattolica e nazionale:

«Noi vogliamo essere, e ci vantiamo di essere, cattolici e buoni cattolici. Ma la nostra intransigenza non tollera confusioni di sorta […] Nel nostro operare di italiani, di cittadini, di combattenti – nel nostro credere, obbedire, combattere – noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti. Esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo»
(Giorgio Almirante, 1942)

Riguardo alla sua collaborazione a La difesa della razza Almirante affermò in seguito: "di aver superato la sua adesione al movimento razzista per ragioni umane e concettuali, per uno di quei superamenti di coscienza ai quali bisogna pur pervenire se si vive con piena onestà la propria fede e la propria dottrina".
Allo scoppiare della seconda guerra mondiale Giorgio Almirante fu arruolato, combattendo nella campagna d'Africa.

Il 3 settembre del 1943 venne firmato l'Armistizio di Cassibile reso noto l'8 settembre. Alla creazione della Repubblica Sociale Italiana Giorgio Almirante passò a Salò, arruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo. Successivamente, dopo aver ricoperto il ruolo di Capo di Gabinetto del Ministro della Cultura Popolare di Mussolini passò al ruolo di tenente della brigata nera dipendente sempre dal Minculpop. In questa veste, al pari delle altre camicie nere, si impegnò nella lotta ai partigiani in particolare in Val d'Ossola e nel grossetano.

Qui, il 10 aprile 1944, apparve un manifesto firmato da Almirante in cui si decretava la pena della fucilazione per tutti i partigiani (definiti "sbandati", all'interno del manifesto) che non avessero deposto le armi e non si fossero prontamente arresi. Nel 1971 il manifesto - ritrovato nell'archivio comunale di Massa Marittima, pubblicato da l'Unità il 27 giugno 1971 e poi riconosciuto come autentico in sede giudiziale - susciterà roventi polemiche per via della feroce repressione antipartigiana compiuta dai fascisti in quelle zone: a titolo di esempio basti ricordare che nella sola frazione di Niccioleta, a Massa Marittima, tra il 13 ed il 14 giugno 1944 vennero passati per le armi 83 minatori.

domenica 20 febbraio 2011

Un'altra storia

Oggi, dietro di noi, al gazebo, c’erano alcuni manifesti della Lega, con scritto:

Quando un popolo come quello padano cammina, piega la storia.

Forse a 10 milioni di firme non ci arriveremo mai, ma poco importa. C’è una realtà, oltre i partiti, oltre B, e si chiama popolo delle primarie. A Solbiate Olona, ancora una volta ha risposto all’appello. Nonostante non ci fosse una giornata di mobilitazione promossa a livello nazionale, nonostante la pioggia, nonostante la raccolta firme sia durata solo metà giornata, nonostante l’informazione fosse stata data solo attraverso i pochi mezzi che abbiamo a disposizione, la risposta è stata eccezionale.

Ecco, per tornare da dove eravamo partiti: l’unico popolo che davvero potrà cambiare la storia è un altro, il nostro.

S.C.

domenica 13 febbraio 2011

Mandiamolo a casa



Domenica 20 febbraio, a partire dalle 9,00, presso la pesa pubblica (incrocio tra via dei Patrioti e via IV Novembre). Firma anche tu, per cambiare l'Italia!

lunedì 7 febbraio 2011

La nobiltà dell'odio

di Ivan Vaghi

Un giorno, qualcuno che la sapeva lunga, mi disse che l’odio è un sentimento nobile, va centellinato. Misi da parte quel concetto che mi sembrava bizzarro perché sapevo che prima o poi sarebbe tornato utile. In un oscuro, non mi vengono altre definizioni, paese del Veneto, l’ennesimo sindaco leghista ha
negato il cibo a un bambino immigrato (i dettagli li trovate qui). Sta diventando quasi un’abitudine, fra un po’ non farà più nemmeno notizia. La banalità del male, diceva Hanna Arendt. Ecco, i leghisti non hanno capito che l’odio è un sentimento nobile, loro odiano per inerzia, per senso di appartenenza, perché così si sentono forti, ma se l’odio diventa merce a buon mercato si trasforma in stupidità. Come si può altrimenti definire il corto circuito mentale che li porta a odiare anche i più piccoli? Quell’odio così a buon mercato li porterà ad una sola conseguenza, l’isolamento. Quindi è una cosa stupida. Quando ho letto la notizia, l’ennesima dello stesso tenore, ho pensato che forse era arrivato il momento di investire un po’ di vero odio, quello nobile, nei confronti di simili personaggi, ma poi ho capito che non ne vale la pena, non sono loro il problema. Che in un movimento come la Lega, che ha molte caratteristiche tipiche delle religioni, trovino posto anche degli integralisti psicopatici, è un fatto inevitabile, quasi consequenziale. Il problema non sono loro quindi, ma chi ce li ha messi lì. Spesso sento dire dagli elettori della Lega: “sì è vero, qualcuno esagera, ma quello che conta è l’idea”. Ma quale idea, non nascondetevi dietro la politica facendo finta di non vedere. Questa non è una questione politica, ma umana, lo posso dire? Certa gente non ha diritto di parlare a nome di altri, a meno che questi altri non siano perfettamente d’accordo con quanto viene detto, e allora, cari leghisti, siete tutti responsabili. Per questo il mio grammo di odio nobile lo voglio spendere per voi, elettori della Lega che nascondete la testa nella sabbia per poter manifestare il vostro odio a buon mercato per interposta persone. Credete così di non sporcarvi le mani, ma vi sbagliate, non c’è nessuna differenza tra voi e gli psicopatici che avete eletto.