martedì 25 giugno 2013

Dog sitter cercasi

Non bisogna stupirsi, non c’è incoerenza. Nel giorno in cui si celebrava il compleanno di una grande istituzione cittadina come il cotonificio di Solbiate (luci e ombre per carità, ma pur sempre grande e importante), un’altra istituzione cittadina, cioè l’amministrazione comunale, non si è nemmeno fatta vedere. Anzi, diciamo due istituzioni, perché ci metto anche la Pro Loco, perlomeno per quanto riguarda i suoi vertici. Dovrebbero sostenere, promuovere e valorizzare la storia e la cultura del paese che rappresentano, e invece non c’erano. Né il sindaco né un assessore, nemmeno un consigliere di maggioranza. E nemmeno una rappresentanza ufficiale della Pro Loco, al contrario di quella delle altre associazioni.
Ripeto, non c’è incoerenza, queste due gestioni istituzionali non hanno mai mostrato un particolare interesse per questo aspetto del loro incarico, quindi non bisognava nemmeno aspettarsi granché. La cosa davvero strana è la “compattezza” con cui hanno deciso di ignorare un evento come questo, dimostrando così un evidente disprezzo nei confronti dei cittadini solbiatesi. Non è tanto il fatto che qualcuno ha dato l’ordine di non andare, a fare impressione è l’ubbidienza cieca, tipica di chi non avrà mai voce in capitolo.
Non si preoccupino i nostri amici istituzionali, se la loro vocazione è quella di fare il cane al guinzaglio non faranno fatica a trovare qualcuno che gli getterà un osso da rosicchiare (o qualche avanzo, a scelta).

giovedì 20 giugno 2013

Cotonificio di Solbiate, un libro racconta la nascita della rivoluzione industriale

Copiamo e incolliamo da VareseNews:


Ivan Vaghi e Antonello Colombo sono partiti un anno fa con l'idea di salvaguardare un pezzo di storia industriale di Solbiate Olona, raccontando la storia del cotonificio Ponti e man mano che andavano avanti nella loro ricerca di documenti si sono accorti che l'avventura industriale della famiglia gallaratese era andata oltre ogni loro aspettativa. "La Storia e le Memorie del Cotonificio di Solbiate" si è trasformato da un libro celebrativo in un trattato storico scritto sulla base di documenti recuperati dagli archivi parrocchiali e comunali ma anche dagli archivi di Stato di Milano, Como e Varese. Hanno recuperati atti notarili che partono dall'acquisto dei mulini che puntellavano quella zona del fondovalle di Solbiate. Si parla di documenti di oltre 200 anni fa che raccontano la nascita di una delle fabbriche più importanti per l'Europa, una matrice iniziale che ha anticipato la rivoluzione industriale e che ha rappresentato un modello sul quale si sono basati moltissimi altri industriali. 

La famiglia Ponti ha iniziato per prima a importare il cotone dagli Usa, grazie ad un fratello che  si era stabilito a New Orleans. L'azienda parte nel 1823 con un capitale di 500 mila lire e nel 1854 aveva già accumulato 19 milioni, cifre da capogiro per l'epoca. Grazie a quei capitali i Ponti hanno acquistato la villa napoleonica di Varese e hanno costruito il complesso delle Ville Ponti.  Ad un certo punto sono diventati i proprietari del lago di Varese e hanno stabilito la loro sede a Palazzo Billi, a Milano. Vaghi e Colombo hanno scoperto che gli industriali gallaratesi facevano da finanziatori per le nuove attività industriali, fornivano loro la materia prima e facevano da agenti di commercio. Tenevano bassi i salari ma davano le case, costruivano le scuole e i servizi riuscendo ad evitare lotte sindacali troppo dure. Furono loro a costruire uno dei primi asili in Italia. Nel 1923 si festeggió il centenario del cotonificio con l'allora ministro dell'economia del governo fascista, Orso Mario Corbino che premiò i dipendenti con 50 anni di lavoro baciando loro le mani.

190 anni dopo i capannoni del cotonificio vivono ancora di lavoro grazie a tante piccole aziende che occupano gli spazi. Domenica 23 giugno verrà inaugurato il tetto fotovoltaico da 1 megawatt e verrà presentato questo importante libro realizzato dai due cittadini solbiatesi.

lunedì 3 giugno 2013

Il ritorno del paternalismo?


Di recente ho partecipato alla stesura di un libro che racconta la storia del cotonificio di Solbiate. Una delle questioni più interessanti che abbiamo affrontato è stata quella del paternalismo aziendale, quella lunga epoca durata una sessantina d’anni (più o meno a cavallo tra ‘800 e ‘900) in cui le aziende si dedicarono a opere apparentemente filantropiche ma che in realtà avevano uno scopo preciso. In poche parole: l’industria italiana è stata a lungo in ritardo sul piano tecnologico e commerciale, pertanto era costretta a tenere basso il costo del lavoro (salari bassi, turni di lavoro elevati) per essere competitiva sul mercato. Alla lunga questo atteggiamento avrebbe causato conflitti sociali, che vennero disinnescati proprio con una politica di sostegno alle famiglie degli operai attraverso la costruzione di asili, ambulatori, dormitori, spacci aziendali ecc. Oltre a limitare i conflitti questo atteggiamento paternalistico legava i destini degli operai a quelli della fabbrica, quindi non si trattava di filantropismo disinteressato come invece si ritiene (ancora oggi a Solbiate, aggiungo).
Questa storia, soprattutto quella legata alla costruzione di ambulatori medici, mi è venuta in mente quando ho saputo dei quattro defibrillatori regalati alla comunità solbiatese da parte della Ely, l’azienda che si è da poco insediata sul nostro territorio. Intendiamoci, non si può che essere riconoscenti di questo regalo e io stesso mi sono offerto per partecipare al corso per imparare a usarli, ma c’è qualcosa che forse non torna. L’arrivo di Ely infatti è stato un po’ controverso. Ci era stato detto che avrebbero costruito un piccolo impianto a biomassa e la proposta era stata discussa dalla nostra commissione ambiente che l’aveva bocciata. A questo punto siamo venuti a sapere che nulla del genere era in realtà in previsione e che la Ely avrebbe semplicemente trasferito i propri uffici portando in dote alcuni posti di lavoro. I colloqui sono già in corso, questo lo so per certo, e quindi anche di questo ringraziamo l’azienda. Il fatto che non verranno costruiti impianti a biomassa è stato recentemente ribadito dal nostro sindaco, in modo molto chiaro, durante il recente incontro pubblico relativo ai problemi dell’Olona e della Elcon. Ma se le cose stanno così dovrebbe essere la comunità solbiatese che ringrazia la Ely, magari con qualche bel regalo, non viceversa. Invece la Ely ci ha regalato 4 defibrillatori ed è stata l’orgoglioso sponsor della quarta edizione degli Echi della Valle Olona. In totale stiamo parlando di una gran bella cifra. Che si aspettino in cambio qualcosa? Che sia un tardivo esempio di atteggiamento paternalistico per evitare qualche futuro conflitto con i cittadini?

Sia chiaro, i defibrillatori non li restituiamo e la cena comunitaria ormai è digerita. Facciamo così, consideriamo che sia solo una specie di operazione simpatia, dopotutto la credibilità di un’azienda passa anche attraverso la sua immagine e questo loro lo sanno benissimo. Sono una società per azioni, devono fare profitto, e avere alle spalle controversie con le comunità in cui operano non è mai un buon biglietto da visita quando si ha intenzione di bussare ad altre porte. Se invece la loro intenzione è di tornare a bussare alla nostra di porta, sappiano che non è con la costruzione di un ambulatorio che si risolvono i problemi, ma con un atteggiamento aperto, franco e trasparente. L’epoca del paternalismo è passata da un pezzo, non c’è più nemmeno quell’atteggiamento di passività psicologica che caratterizzava gli umili nei confronti dei potenti, quindi è molto meglio se ai defibrillatori e alle cene si aggiungeranno informazioni, dati e discussioni sui progetti. In quel caso andremo sicuramente d’accordo.  

Ivan Vaghi