lunedì 27 dicembre 2010

giovedì 23 dicembre 2010

Acqua, Pdl e Lega votano da soli contro i cittadini e i comuni

Il Governo in una direzione, la Regione in un’altra. Tutto è successo ieri, mercoledì 22 dicembre. Da Roma arriva una proroga che, sull’acqua, consente a tutte le Regioni di aspettare i pronunciamenti della Corte costituzionale, l’indizione del referendum e di fatto una condizione legislativa più chiara. Ma Regione Lombardia, incautamente, con 39 consiglieri su 80(quindi una minoranza), approva la legge. Noi, insieme a tutta l’opposizione, abbiamo fatto fino all’ultimo ostruzionismo e, al momento del voto,abbiamo abbandonato l’Aula (qui il video e il commento di Fabio Pizzul). Ma nonostante mancasse evidentemente il numero legale, la maggioranza Pdl-Lega ha deciso di continuare e di votare il progetto di legge. Già a fine novembre, quando per la prima volta la maggioranza aveva portato in Aula il provvedimento, ci eravamo battuti per posticipare la discussione. E ce l’avevamo fatta (qui cosa era successo a novembre in Aula).
Eppure è una legge sull’acqua non urgente Non c’era fretta per votare una norma che esautora i comuni dalla gestione del servizio idrico, facendo una rivoluzione indipendentemente dal quadro normativo nazionale; che non permette più la gestione in house; che mette mano in un settore che, attualmente, ha le tariffe più basse d’Europa; che costringe le Ato a riaffidare entro il 31 dicembre il servizio; che inserisce elementi normativi in contrasto con sentenze della Corte costituzionale.
Per questo motivo abbiamo fatto il nostro dovere fino in fondo. La maggioranza di Governo di questa regione ancora una volta non ha dato ascolta a centinaia di migliaia di cittadini referendari, ai tanti che avevano manifestato la propria preoccupazione, alle innumerevoli proposte emendative fatte al testo, e si è arroccata con una posizione difficilmente comprensibile. Ma questo Formigoni e i suoi lo dovranno spiegare ai Comuni e ai cittadini lombardi.

martedì 21 dicembre 2010

News dalla Regione: tagli ai Comuni e alle politiche sociali

di Alessandro Alfieri, Consigliere regionale

Tagli ai Comuni:

Duecento milioni di euro in meno. È questa la cifra che i comuni lombardi sopra i 5mila abitanti non riceveranno nel 2011 dallo Stato. Con l’approvazione del decreto ministeriale, sono stati infatti ripartiti i tagli ai trasferimenti ordinari dallo Stato ai Comuni (e alle province) previsti nella Finanziaria.
In provincia di Varese si tratta di 15milioni di euro in meno per 49 comuni (qui i tagli comune per comune).
Tradotto, significa che ci saranno meno risorse per garantire i servizi ai cittadini e la buona amministrazione dei nostri comuni, con un aggravio secco di costi a danno delle famiglie, delle imprese e dei cittadini. Il governo di Bossi e Berlusconi sta affossando gli enti locali. Questi tagli contraddicono nei fatti tutti i proclami federalisti. Invece di colpire chi cerca di aiutare le comunità locali a superare questo momento di crisi, il governo farebbe bene a tagliare la spesa pubblica inefficiente dei ministeri romaniche è cresciuta negli ultimi due anni del 10 per cento.

Tagli alle politiche sociali:

Più di tre miliardi di euro nel triennio 2008/2010, poco più di trecento milioni nel 2011/2013. Oltre due miliardi e 800 milioni che mancano all’appello. E’ questo il confronto fra le risorse complessivamente stanziate negli ultimi tre anni nei Fondi dedicati a Politiche sociali, famiglia, pari opportunità e non autosufficienza, e quelle che nella nuova legge di stabilità si prevede di stanziare, alle stesse voci, per i prossimi tre anni.

Valutando nel dettaglio le singole voci, emerge evidente l’erosione di risorse destinate al più importante delle voci considerate, quello relativo al Fondo nazionale per le Politiche sociali. In costante discesa negli ultimi anni (passando dai circa 650 milioni del 2008 ai 380 del 2010), viene ora ridotto ad un quinto, con i 75 milioni previsti per il 2011.

Ancora più evidente e netta è la riduzione del Fondo dedicato per la non autosufficienza, che assume semplicemente i connotati di una semplice cancellazione: erano stati stanziati 300 milioni nel 2008 e 400 milioni all’anno nel 2009 e nel 2010: al momento, la quota prevista per il 2011 è pari allo zero, e così anche per i due anni seguenti.

Nuove regole per le nomine della sanità:

Scelti da un comitato di saggi per uscire dalla lottizzazione. È questo quello che il Partito Democratico chiede in merito alle poltrone della sanità, le cui sorti saranno decise nel giro di due settimane. I 45 manager sanitari che andranno a dirigere altrettante Asl e ospedali dovranno essere dirigenti capaci, scelti attraverso un meccanismo trasparente tra gli oltre 700 candidati ritenuti idonei. Lo ribadiamo con forza in questi giorni convulsi di trattative e spartizioni per le nomine dei manager della sanità in Lombardia.

venerdì 17 dicembre 2010

Ieri, oggi, domani

di Ivan Vaghi

Ieri c’era un Presidente del Consiglio con il cappotto liso. Quando volevano fornirgliene uno nuovo ha rifiutato per non pesare troppo sulle casse dello Stato.

Ieri c’era un Ministro della Giustizia comunista che emanò l’amnistia per i fascisti che avevano collaborato con un esercito invasore. Voleva che iniziasse la riconciliazione nazionale.

Ieri c’era un altro Presidente del Consiglio che non soddisfatto di ricostruire l’Italia si adoperò per costruire l’Europa. Voleva che non ci fossero più guerre.

Ieri c’era un politico democristiano e un politico comunista che decisero di lavorare insieme. Volevano tradurre in pratica la visione dell’Italia del futuro.

Ieri c’era un Presidente della Repubblica molto simpatico che aveva fatto il partigiano.

Ieri c’era un generale dei carabinieri, un magistrato e poi ancora un altro magistrato che avevano capito come combattere la mafia. I mafiosi non hanno gradito.

Oggi c’è un Presidente del Consiglio che compra (scegliete voi: giudici, parlamentari, calciatori, veline, giornalisti, giornali).

Oggi c’è la mignottocrazia.

Oggi ci sono figli di ministri con soprannomi ittici strapagati con soldi pubblici.

Oggi ci sono parlamentari eletti con la maggioranza di governo che poi hanno deciso di uscire dalla maggioranza. Poi hanno sottoscritto una mozione di sfiducia per il governo e poi infine non hanno votato quella mozione.

Oggi ci sono parlamentari eletti con la minoranza che sono sempre stati antigovernativi. Poi hanno votato la fiducia al governo.

Oggi la chiamano crisi di coscienza.

Ieri c’era un domani che non è ancora diventato oggi.

venerdì 10 dicembre 2010

Con quelle facce un po' così

Loro, dichiarano con voce chiara e inequivocabile, sono «alleati ma divisi». Separati ma convergenti. Sono i moschettieri alla rovescia: ciascuno per sé e laResponsabilità nazionale per tutti. Sono bene assortiti, come in un cast di un film americano. Il più piccolo ride, il più distinto è impassibile, quello con gli occhiali è il vero teorico, quello che ha fatto la pensata che cambia la politica italiana.

via Ciwati.

Questo mese di attesa del voto di fiducia ci sta regalando una visione quanto mai lucida e spietata del nostro Paese. Che poi uno si chiede, ma siamo stati sempre così, noi italiani, abbiamo sempre fatto così pietà, o è colpa di questi sedici anni di berlusconismo? Non lo so, ma alle volte penso che sia giusto pagare fino in fondo per il male che ci siamo voluti, e che abbiamo sempre alimentato. Ce lo meritiamo, in fondo. Ci meritiamo la compravendita di parlamentari (che nessuno denuncia nelle sedi competenti: a me sembra corruzione, sbaglio?) e ci meritiamo di vivere questo lento declino del berlusconismo. Fino in fondo. Fino al fondo. E oltre.

domenica 5 dicembre 2010

L'amaca di Michele Serra del 05/12/2010

E' molto difficile tenere il conto di tutte le sortite sguaiatamente razziste di esponenti della Lega. Buon ultimo un consigliere provinciale di Padova, tale Giovannoni, che chiede di non finanziare più la locale maratona perché "tanto vincono sempre africani in mutande".
Molto giusta la dura risposta del vicesindaco Ivo Rossi, che definisce questa e altre voci leghiste "un crescendo di idiozia". L'idiozia sta a monte del razzismo. Insieme all'ignoranza ne è l'elemento costitutivo. A quelli come Giovannoni, di qui in poi, non bisognerebbe più dare del razzista (definizione che quelli come lui mettono ampiamente nel conto, magari godendone), ma del cretino. Cretino come chi, affidandosi a pensieri rudimentali, non elaborati, produce concetti ridicoli, e soprattutto espone al ridicolo i suoi incolpevoli conterranei. Come giustamente sottolinea Rossi, la ricaduta negativa che i vari Giovannoni attirano sul Veneto comincia a essere intollerabile soprattutto per i veneti, stufi di passare per beceri razzisti. Il male che la Lega sta causando al Nord è misurabile nel crescente malessere con il quale gli italiani civili (del Nord come del Sud) accolgono la raffica di volgarità razziste dei leghisti. Il rischio che parole idiote come quelle di Giovannoni siano confuse per "opinione dei veneti" purtroppo c'è. Fanno bene i veneti intelligenti come il vicesindaco di Padova a ribellarsi.

mercoledì 1 dicembre 2010

Live report - Consiglio comunale del 30 novembre 2010

Seduta poco movimentata, nonostante la quantità di punti all'ordine del giorno. I lavori sono cominciati con la discussione di alcuni interventi finanziari, e cioè la vendita di un appartamento in via Perego – a chi attualmente è affittuario – per una cifra di 30mila euro (prezzo di mercato ridotto del 30%, come previsto dalla legge) e con una variazione di assestamento generale di bilancio preventivo e con l'estinzione di alcuni mutui. In pratica, per rispettare il patto di stabilità e per finanziare i Piani di zona (Servizi sociali) si è attinto all'avanzo di amministrazione e alle casse di Solbiate Olona Servizi (200.000 euro). Inoltre sono state rimandate alcune opere pubbliche previste per quest'anno, come il rifacimento del parcheggio del Circolo Vittorio Veneto, la nuova sede dei vigili e i nuovi colombari al cimitero, perché, al momento, le casse comunali non permettono nuovi investimenti. Il consigliere di minoranza Antonello Colombo ha espresso la sua preoccupazione per l'anno prossimo, augurandosi che sia già attivo un gruppo di lavoro per cercare risorse alternative. Il consigliere Giuseppe Bianchi ha invece sollevato qualche dubbio sull'estinzione di mutui per 400.000 euro, dato che sarà necessario accendere un mutuo dello stesso importo per finanziare la costruzione dei colombari, di cui c'è urgente necessità. L'assessore Walter Gadda non ha escluso la possibilità di attivare nuove linee di credito, in futuro: accantonata la nuova sede dei vigili, le opere prioritarie sono i colombari e due parcheggi (Circolo e vicino alle scuole); le altre opere pubbliche sono legate all'ottenimento di finanziamenti regionali.

La ricognizione delle società partecipate (Solbiate Olona Servizi – 100%, Società per la tutela ambientale del bacino del fiume Olona – 1,87%, Castellanza Servizi – 2,33%) si è rivelata positiva, avendo verificato che queste svolgono attività legate al loro oggetto sociale.

E' stato approvato il progetto “A scuola in sicurezza”, il pedibus, che al momento ha un solo punto di ritrovo, a pochi metri dalla scuola, ma che in futuro mira a costituire due altri punti di ritrovo, uno nella zona del Municipio e un altro – spostando quello ora attivo – nel parcheggio della piscina. Questi miglioramenti sono legati alla partecipazione di nuovi volontari.

Il progetto “Comunità sicure”, cioè la collaborazione con la polizia locale di Olgiate Olona, è stato rinnovato, e l'assessore Caprioli ha fatto un elenco di massima dei sopralluoghi effettuati rispetto a quelli preventivati per dimostrarne la validità.

E' stata rinnovata anche la convenzione riguardante il Parco locale di interesse sovracomunale del Medio Olona. Giuseppe Bianchi ha chiesto quali siano le linee di azione per il futuro, e l'assessore Caprioli ha annunciato maggiori interventi a livello ambientale, per portare i cittadini a contatto con la natura, mentre il Festival della Valle Olona, pur essendo una bella iniziativa, ha poco a che fare col parco. Per quanto riguarda l'abbandono di rifiuti e gli scarichi abusivi, al momento esistono delle guardie del parco, ma le segnalazioni e i provvedimenti vengono presi dai singoli comuni. Il consigliere Antonello Colombo ha introdotto nel dibattito l'idea dell'Ecomuseo della Valle Olona: siccome nei progetti iniziali il parco era visto anche come strumento per unire le comunità attraverso la valorizzazione ecologic,a ma anche storica e sociale, l'ecomuseo può essere di sicuro un'iniziativa valida per rilanciare il lavoro in questa direzione. Colombo ha quindi chiesto all'assessore di veicolare questo messaggio, anche “sfruttando” il parco già esistente per dare una certa ufficialità e per dare l'appoggio dei Comuni ai vari comitati.

Progetto Solbiate, con una mozione, ha chiesto di destinare i gettoni dei Consiglieri comunali all'acquisto di un pianoforte elettronico per la scuola media, così come richiesto dal professore di Educazione musicale. Il sindaco Melis l'ha definta una “lodevole iniziativa” e ha invitato il Consiglio comunale a cercare sponsor anche all'esterno; ogni consigliere darà poi il suo contributo, se vorrà, in maniera personale. Per Solbiate ha dichiarato la sua adesione, e il consigliere Cassarà ha chiesto che l'iniziativa venga estesa anche agli assessori.

Una mozione di Per Solbiate ha chiesto la correzione della frase, all'interno del Piano di diritto allo studio, riguardante il mantenimento dei finanziamenti alle scuole. Il sindaco Melis ha definito il contrasto tra l'idea di “ottimizzare” e di “tagliare” come “gioco delle parti”, dichiarando che nessuna modifica è necessaria.

Infine Progetto Solbiate ha posto un'interrogazione sullo stato di soddisfazione di alcune domande emerse a seguito dell'approvazione del Piano di diritto allo studio, e sulla presenza dei piccoli studenti nel pre e post scuola e in mensa. L'assessore Aspesani ha garantito la soddisfazione delle prime e ha riportato la buona presenza nel pre e post scuola, mentre la mensa rimane, al momento, sottoutilizzata.

venerdì 26 novembre 2010

Prove di accensione

di Ivan Vaghi

Avrete sicuramente sentito parlare dei flash-mob, quegli spettacoli improvvisati in strada da
sconosciuti che si ritrovano in un dato momento in un determinato luogo e che, senza essersi mai visti prima né aver provato alcunché, risultano perfettamente coordinati. Come è possibile? Grazie alla Rete ovviamente.
Avrete anche avuto notizia delle occupazioni degli studenti di alcuni monumenti simbolo nel nostro paese, in città diverse ma nello stesso momento. Si sono telefonati per mettersi d’accordo? Macché,è stato un flash-mob coordinato via Rete su tutto il territorio nazionale. Paura eh? In fondo si tratta di prove (riuscite) di accensione di una protesta che potrebbe essere polverizzata su mille siti non immaginabili a priori, e quindi una protesta, anche nei suoi eventuali sviluppi violenti, che non sarebbe arginabile. C’è già quindi la possibilità tecnica di una fase nuova dello scontro sociale, che tutti noi ci auguriamo non si traduca mai in realtà. In fondo è per questo che vogliono mettere mille controlli alla Rete, perché ne hanno paura. Intendiamoci, hanno paura soprattutto della circolazione delle idee ma anche che le idee si traducano in fatti, senza che i nostri paludati governanti possano farci niente. E allora si vieta, si penalizza, si minaccia, si oscura. Se la stanno facendo sotto di brutto. Però piuttosto che stare ad ascoltare si trincerano dietro le minacce appunto. “C’è il rischio che ci scappi il morto” ha detto Schifani (alcuni lo avevano detto anche per le proteste di Terzigno), che vuol dire “o la smettete o vi spariamo addosso”. Per fare un esempio e per rimanere in tema, il ministro Gelmini dice che le proteste degli studenti e dei docenti (fatto nuovo questo, nemmeno nel ’68 era successo) servono a difendere i “baroni” e il clientelismo nelle università. Mi chiedo allora perché i baroni siano i più strenui e indefessi difensori della riforma, mentre le proteste arrivano da quelli che vogliono aprire davvero una fase nuova nel mondo universitario. Mi rendo conto che per la Gelmini è troppo difficile fare due più due, in fondo diceva anche che sarebbe stata una manovra senza oneri per lo stato, ma per chi la manovra invece no, loro sono capaci benissimo di capire. Basterebbe stare ad ascoltare e invece minacciano, e lo fanno per difendere degli interessi specifici, questo è ovvio. Università privatizzate, standard abbattuti, ricerca di base azzerata, gli atenei che diventano una fonte di business e non di innovazione. E poi si lamentano se gli studenti e i docenti protestano.
La Rete funziona, le prove di accensione hanno superato il collaudo.

lunedì 22 novembre 2010

La nostra visione, punto per punto


Il Partito Democratico di Solbiate Olona partecipa alla campagna porta a porta, attivata su tutta Italia, con un gazebo, domenica mattina, presso la pesa pubblica.

La nostra visione, punto per punto.


martedì 16 novembre 2010

Come fisioterapista sarà di certo bravo

Ieri sera, al Centro Socio-Culturale, si è parlato del federalismo fiscale (che verrà), un incontro organizzato da Iniziativa21058.

Sono interventui il senatore Fabio Rizzi (Lega Nord) e i consiglieri regionali Alessandro Alfieri (Pd) e Giorgio Puricelli (PdL). Sono il più obiettivo possibile dicendovi che Alfieri e Rizzi sapevano di cosa si stava parlando. Hanno giocato lealmente, individuando – entrambi – potenzialità, limiti e aspetti poco chiari della riforma federale. In particolare, se da una parte si sottolineava la necessità di responsabilizzare gli amministratori locali, dall’altra si poneva l’attenzione sugli standard minimi da garantire, ad esempio, delle prestazioni sanitarie. Entrambi d’accordo sulla necessità di liberare le risorse che i comuni hanno in cassa ma non possono utilizzare. In sintonia con i sindaci presenti, insomma.

Puricelli, invece, ci ha spiegato che il debito pubblico italiano tocca vette astronomiche, ma che, grazie al presidente Berlusconi, l’Unione Europea non ci punirà, perché egli è riuscito a far pesare il debito pubblico sul risparmio degli italiani. Ci ha poi parlato dei 23 milioni di cinesi che ogni anno incrementano la forza lavoro delle città cinesi, e del sorprendente (?) dissesto finanziario della sanità laziale, campana e siciliana, con uno stucchevole grafico che colorava di rosso e di azzurro le regioni: tutte e tre le regioni viziose sono in mano alla sinistra. Bah. Brunetta ha sconfitto i fannulloni della pubblica amministrazione e Fini è un traditore. Si è detto d’accordo sul taglio degli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali (lui compreso, wow!), delle autoblu, dei privilegi. Un’accozzaglia di demagogia terribile, che non ci si aspetterebbe da chi è stato eletto in Consiglio regionale.

Sì, ciao. Puricelli era il fisioterapista del Milan, eletto nel listino del Presidentissimo Formigoni.

lunedì 8 novembre 2010

Il vento profondo di Firenze

Nel weekend sono stato a Firenze, con i "rottamatori" che non hanno rottamato proprio nessun dirigente del Partito Democratico. Anzi, hanno ascoltato, hanno condiviso. Vorrei poter dire "hanno costruito".


Per VareseNews ho scritto:

Da Firenze, da Prossima fermata: Italia, la prima e unica standing ovation non è scattata né all'urlo – che non c'è mai stato - di “rottamiamoli tutti”, e nemmeno di “tutti a casa”, no, i cosiddetti “rottamatori” si sono alzati in piedi per applaudire l'assemblea dei Circoli, in contemporanea a Roma.
Sì, perché al di là degli slogan di questi giorni, Firenze è il “mercato delle idee”, dove chiunque, dal senatore al militante della provincia di Varese, può salire sul palco e mettere a disposizione di tutti la sua proposta, attraverso uno schema semplice. Una parola, uno slogan, una proposta e un'azione. Tassativamente, in cinque minuti. Allo scadere dei 300 secondi il “gong” risuona, impietoso e gentile, per tutti.
“Il mercato delle idee” è anche un luogo fisico, nel vagone (nella sala) adiacente a quello della “rottamazione”. Lì sono a disposizione le buone pratiche, i metodi e gli strumenti di lavoro e di comunicazione. Idee tanto rivoluzionarie che, per la maggior parte, sono già attuate dagli amministratori locali del Partito Democratico, in tutta Italia. Sono state raccolte, rielaborate, messe in rete e, infine, rese disponibili. Parlano di fisco e lavoro, di scuola, ricerca e precariato, di immigrazione e arricchimento culturale, mixitè. Non parlano di centrali nucleari ma di consumo del territorio e risparmio energetico. Non parlano di “emergenza sicurezza”, ma di demografia, periferie e alloggi. Non parlano di commissari straordinari ma di open government e accessibilità agli atti pubblici. E che all'emergenza rifiuti di Napoli rispondono con un amministratore “democratico” che, in un comune campano, in quattro mesi, ha attivato la raccolta differenziata e l'ha portata al 60%.
Più che “rottamato”, i 3.300 (aggiornamento: domenica sono diventati 6.800) di Firenze hanno costruito: tutto questo si può toccare con mano, è concreto, è attuabile, non da domani, ma da oggi. Tutto questo viene messo a completa disposizionedel Partito Democratico e dell'Italia. Nessun muro contro muro nel Pd: “siamo gli unici che minacciano di non andare via”, affermano Renzi e Civati, registi, conduttori e deejay di Prossima fermata: Italia.

Venerdì sono intervenuto. La mia parola chiave era "condivisione". Ho raccontato la mia esperienza con il movimento Andiamo Oltre, che ha portato alla produzione di quattro "vagoni", che sono anche disponibili nella prima versione - provvisoria, non completa - e liberamente scaricabili.


In treno, durante il ritorno, ho letto Salviamo l’Italia, di Paul Ginsborg. Lì dentro c’è tutta la Leopolda. Il “vento profondo”, “l’energia romantica” – citati da Pippo Civati – che “accarezza e sospinge gli individui, come fece il romanticismo nella prima metà dell’Ottocento”.

Il romanticismo non è solo un movimento introspettivo ed emotivo, che procede dall’esperienza interna a quella esterna, ma si muove anche in senso inverso. In altre parole, l’interiorità fortemente arricchita, appassionata e inquieta, è alla costante ricerca di espressioni esterne degne di essa.

La Leopolda è stata bellissima. Anzi, romanticissima.

L'intervento conclusivo, affidato a Civati, è questo:



domenica 7 novembre 2010

Cavour, Mazzini e Garibaldi

di Ivan Vaghi

L’incontro organizzato ieri pomeriggio a Solbiate, evento clou delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, si è concentrato sui tre personaggi simbolo del Risorgimento. E’ stato messo in evidenza come il carattere, l’inclinazione e se vogliamo anche le speranze dei tre, spesso dissimili, non abbiano impedito loro di raggiungere un obiettivo comune, che era l’unificazione dell’Italia. In modo certo rocambolesco, attraverso nostre sconfitte oppure vittorie dei nostri alleati più che dell’esercito piemontese, dopo avventure velleitarie e immaginifiche come la spedizione dei Mille e aspettando magari le disavventure dei francesi a Sedan. In ogni caso e contro pronostico il risultato è stato portato a casa. Forse semplicemente era nel nostro destino.

Mazzini il filosofo politico, un po’ utopista o semplicemente troppo avanti per i tempi, ma ispiratore di una generazione, o meglio, la generazione, quella che ha unificato la nostra nazione. Una generazione di figli che hanno combattuto e di madri che li hanno mandati a combattere. La generazione, e dobbiamo dirlo, che ha sfidato gli anatemi della Chiesa che tuonava contro le “pretese” di un gruppo di staterelli che ambiva a diventare popolo. E non si può dimenticare che il più accanito oppositore dell’Unità, papa Pio IX, è stato da poco proclamato beato, a dimostrazione forse che la ferita, quella di Porta Pia, non è ancora del tutto sanata.

Cavour lo statista geniale e pragmatico, che ha saputo isolare la questione italiana e far sì che le grandi potenze la considerassero una questione locale che avrebbe avuto il merito di indebolire l’Austria. Francesi e inglesi quindi hanno lasciato fare e Cavour ha fatto, prima, durante e dopo le guerre di indipendenza, anche se il dopo è stato purtroppo troppo breve visto che è morto nel 1861. La discussione aperta è se una vita più lunga di Cavour avrebbe permesso di costruire basi più solide per uno stato appena nato e che era stato separato per secoli.

Garibaldi l’eroe popolare, anarchico guascone e straordinario comandante, il nostro miglior generale senza aver mai fatto parte dell’esercito. Eccessivo, libertino e coraggioso, accettò il sacrificio della sua Nizza in cambio del bene supremo del nuovo Stato.

I tre non si amavano, si tirarono anche qualche colpo basso, gareggiavano in ambizione, ma sapevano di avere in qualche modo bisogno l’uno dell’altro perché riassumevano le qualità che servivano per un’opera così straordinaria e difficile: pensiero e azione, ma anche diplomazia e determinazione, coraggio e prudenza. Ogni cosa a suo tempo. Il coraggio di avere dei sogni e il coraggio di volerli realizzare.

Che cosa è rimasto a 150 anni di distanza? Purtroppo sembra abbastanza poco. Le derive isolazioniste della Lega, e il peso politico che purtroppo riesce ad avere, stanno mettendo in soffitta il principio stesso degli sforzi unificatrici di quella generazione di italiani. I nostri ragazzi hanno idee troppo vaghe, o addirittura nessuna idea e nessuna notizia su quell’epoca e quei personaggi, è come un vecchio libro chiuso nella libreria della memoria di qualcuno. Vecchi ritratti e vecchie frasi retoriche. Invece è stata un’epoca gloriosa ed eroica, magari anche fortunata, se non altro per aver incocciato in simili personaggi, ma non per questo di meno valore. In questo contesto si inserisce la riflessione forse più interessante di tutta la serata: di chi la responsabilità e quali sono le contromisure? Bisogna ancora una volta tornare ai principi del Risorgimento e tirare fuori il concetto di responsabilità: abbiamo la responsabilità di conoscere, coltivare e approfondire la nostra storia, perché è la concatenazione degli eventi che ci ha fatto diventare quelli che siamo. Nessuno ha mai detto che sia facile o poco faticoso, ma non per questo dobbiamo essere esentati da questo compito. Anche l’eccessiva ricerca della semplificazione per far sì che la storia non sia solo materia da cenacolo può essere un’arma a doppio taglio. L’obiettivo della divulgazione non deve essere quello di “abbassare” il livello della discussione per renderlo accessibile a tutti, ma piuttosto di lavorare perché più persone possibili siano in grado di accedere alla cultura in generale. I livelli bisogna alzarli, non abbassarli, le opere divulgative sono fondamentali, ma devono essere la porta di ingresso e non il porto di arrivo.

In quest’ottica è sicuramente meritoria l’iniziativa della nostra amministrazione, purché abbia un seguito. L’idea è quella di riproporla annualmente per dar vita a quello che viene definito Centro studi di Storia Patria (forse sarebbe più corretto definirle Giornate di studio, visto che non sarà una struttura residenziale), con la presenza di giornalisti, studiosi e storici di livello nazionale. Unica critica che mi sento di muovere è il fatto che sia stato di fatto disconosciuto il principio motore di questo incontro, cioè portare discussioni di grande livello e approfondimento in mezzo alla gente perché tutti ne possano usufruire: sarebbe stato più coerente dare la possibilità al pubblico di fare domande e, perché no, partecipare alla discussione. Suggerimento per la prossima edizione, quale sia l’argomento: una serata “preparatoria” aperta alla cittadinanza in cui viene presentato l’argomento, stimolata una discussione e preparata una lista di domande da presentare agli esperti perché ne diano un’opinione e sulla quale stimolare ulteriori discussioni. Se dobbiamo prenderci la responsabilità di “essere protagonisti della nostra storia”, che era il sottotitolo della manifestazione, dobbiamo avere la possibilità di farlo.

giovedì 4 novembre 2010

Finalmente

Finalmente possiamo lodare la nostra amministrazione. Già, perché la decisione di celebrare l’Unità d’Italia, e con un programma così ricco, è evidentemente una scelta in controtendenza in un ambito territoriale come il nostro (in genere il Nord Italia) preda sempre più spesso dei deliri della Lega. Il programma completo lo potrete trovare qui, e non ci sembra necessario commentarlo ulteriormente.

Quello su cui vogliamo soffermarci è invece la volontà di aprire un Centro Studi di Storia Patria proprio qui a Solbiate. E allora le lodi diventano sperticate. Siamo piacevolmente stupiti che in un periodo di gravi difficoltà finanziarie come questo, che la stessa amministrazione non manca mai di ricordare, abbiano deciso di imbarcarsi in un’avventura economicamente così rilevante come l’apertura di un centro studi che, come dicono loro, potrebbe diventare tanto famoso quanto il Festival di Spoleto. Nella nostra Solbiate quindi avremo un edificio interamente dedicato alla cultura, forse, che so, l’ex oratorio femminile, che andrà restaurato, arredato e messo a norma, in cui sarà possibile consultare una biblioteca dedicata, magari con libri antichi e rari. Ci sarà poi un’ala dedicata alla consultazione delle riviste del settore, un’aula magna per le conferenze, molti computer collegati con la rete a banda larga per poter entrare in contatto con gli studiosi di tutta Italia e anche all’estero, magari in videoconferenza. Avremo personalità importanti della cultura che verranno a fare conferenze a Solbiate, ovviamente pagati profumatamente, e organizzeremo congressi, presentazioni di libri, spettacoli dedicati, dibattiti, corsi di aggiornamento. Che fortuna che la nostra amministrazione ha deciso di tirare fuori quei tre-quattro milioni di euro necessari, e solo in nome della cultura!

Siamo ansiosi di visionare il business plan, che il nostro assessore al bilancio ha sicuramente predisposto, in cui verranno spiegati i tempi dello start up, la strategia utilizzata, le modalità per la raccolta di fondi e il piano di ammortamento, l’organigramma del Centro Studi e il portafoglio di personalità e studiosi che decideranno di venire periodicamente a Solbiate per portare avanti il Centro stesso. Oppure verrà tutto fatto a spese di privati, che saranno sicuramente in fila per fornire il denaro necessario. In questo caso saremo felici di visionare l’elenco di queste aziende o di questi privati cittadini che stanno scalpitando per far diventare Solbiate uno dei centri della cultura in provincia di Varese. Vorremmo andare personalmente a stringere loro la mano e piangere di commozione sulla loro spalla.

C’è però ancora una cosa che non mi torna: visto che c’è tutta questa esigenza da parte della nostra amministrazione di promuovere lo studio della storia, perché nega ai suoi concittadini, impegnati nella ricostruzione di un periodo storico di Solbiate, la visione di documenti contenuti nel nostro archivio comunale? Mah, chi può dirlo, in ogni caso partecipate numerosi alle iniziative di questo fine settimana, queste almeno sono sicure.

martedì 2 novembre 2010

Ruby-gate

di Ivan Vaghi

Negli Stati Uniti lo chiamerebbero così, e probabilmente la questione avrebbe già portato alla richiesta di impeachment per il Presidente da parte dell’opposizione. Inutile ricordare la vicenda per intero, è già nota, sappiamo che il Presidente del Consiglio dei Ministri (le maiuscole servono ad enfatizzare il ruolo istituzionale e quindi il rispetto che tutti, a cominciare dal presidente stesso, devono riconoscergli) ha fatto scarcerare una minorenne accusata di furto mentendo sulle sue generalità (e probabilmente innervosendo un paese estero e amico) e impedendo alle autorità di destinarla ad una comunità di accoglienza. Perché? Perché Ruby aveva partecipato alle feste (festini?) del premier e il premier, si sa, sa essere riconoscente (cuore d’oro….).

Non mi interessano le conseguenze politiche. Possiamo facilmente vedere che Berlusconi è sempre più isolato: ha contro l’opposizione, e questo era facile, ma anche una parte sempre più consistente del suo stesso partito e addirittura Confindustria, e questo invece era difficilmente preventivabile. Anche la Chiesa, e non solo Famiglia Cristiana, si sta innervosendo e quindi la premiata ditta Berlusconi-Bossi in questo momento è chiaramente sulla difensiva. Solo gli italiani continuano follemente ad amare Berlusconi (come d’altra parte amavano follemente Mussolini) e forse il motivo è quello mirabilmente raccontato da Giorgio Gaber: “non ho paura di Berlusconi in sé, ma di Berlusconi in me”. Se la democrazia ha dei limiti ne stiamo vivendo uno davvero clamoroso.

Io invece sto riflettendo sulla ragazza. Certo, la sua vita è una sua scelta, che sia stata sempre consenziente, termine non scelto a caso, lo possiamo dare per scontato. Ma era minorenne, e lo Stato aveva il dovere di tutelarla. Lo Stato però non lo ha fatto, l’ha consegnata nelle mani di un altro “prodotto” del premier, quella Nicole Minetti che dire chiacchierata è dire poco, che a sua volta l’ha consegnata nelle mani di una “amica” brasiliana. Ruby si è fatta due giorni in ospedale qualche tempo dopo, perché picchiata proprio in quella casa. E’ così che lo Stato tutela i minori? E’ così che Berlusconi tutela lo Stato?

Ma io non ce l’ho tanto con Berlusconi, ormai lo conosciamo, ce l’ho soprattutto con i poliziotti e i magistrati che si sono calati le braghe davanti a lui. Voglio saper perché un normale cittadino, se dà la disponibilità per un’adozione o un affido, deve passare anni di trafile umilianti, indagato come un criminale e spesso senza risultato, quando invece basta una telefonata per affidare una minore ad una venticinquenne che non ha nessuna intenzione di occuparsene. Spero che qualcuno al Tribunale dei Minori si stia un po’ vergognando, ma conoscendoli tenderei ad escluderlo.

lunedì 1 novembre 2010

Mauro Venegoni


Ieri, 31 ottobre, è stato l'anniversario della morte di Mauro Venegoni, del quale riportiamo una breve biografia.

Mauro Venegoni (Legnano, 4 ottobre 1903 – Busto Arsizio, 31 ottobre 1944) è stato un politico e partigiano italiano, comunista rivoluzionario.

A 12 anni, dopo gli studi elementari, iniziò a lavorare in fabbrica. Nel 1917, ad appena 15 anni, fu accolto con il fratello Carlo nella gioventù socialista e nel 1921 nel PCI. In prima fila nella battaglia contro il fascismo e più volte preso di mira dai fascisti. Nel 1924, a Milano, operaio alla Caproni, incominciò ad avere confidenza con Antonio Gramsci e a collaborare per l'Unità. Fu anche membro del Comitato sindacale nazionale comunista.

In questi anni fu più volte aggredito dagli squadristi, catturato e incarcerato. Alla fine del 1926 i Carabinieri di Legnano lo indicano per il confino. Nel 1927 fu imprigionato per 15 mesi. Il suo nome fu proposto all'esame del Tribunale Speciale, ma fu prosciolto per mancanza di prove.

Nel 1929 si trasferì in Francia, dove fu assunto come operaio alla Citroën. Nel 1930 fu inviato alla scuola leninista di Mosca, dove entrò in collisione con la politica stalinista. Ritornato in Francia rientrò poi in Italia. Nel 1932 fu catturato in Sicilia per attività sovversive. Condannato a 5 anni e mezzo di prigione dal Tribunale Speciale fascista, fu rinchiuso per 5 anni nel carcere di Civitavecchia. L'11 giugno 1940 fu nuovamente arrestato e rinchiuso nel campo fascista di Istonio (Vasto fino al 1941). Qui organizzò un gruppo clandestino di resistenza. Scoperto, fu trasferito nel campo allestito nelle Tremiti, dove per le sue idee anti-staliniste fu espulso dal partito. La detenzione alle Tremiti terminò solo nell'agosto 1943.

Ritornato nella città natale, Legnano, si diede alla organizzazione dei lavoratori nelle fabbriche dell'Alto Milanese. Dopo l'armistizio dell’8 settembre 1943 pianificò e guidò le SAP prima nel legnanese e successivamente nel vimercatese. A Legnano fu uno dei promotori della Brigata Garibaldi (una delle squadre partigiane costituite da soldati, operai e studenti dopo l’armistizio dell’8 settembre), e fu protagonista di numerose azioni armate, oltre a collaborare con il fratello Carlo alla redazione del giornale "Il Lavoratore".

Fatto prigioniero dalle squadre fasciste a Busto Arsizio, nell’interrogatorio gli fu imposto di svelare i nomi dei partigiani del suo raggruppamento, e al suo sprezzante rifiuto fu seviziato, mutilato, accecato e assassinato il 31 ottobre 1944.

La sua salma fu abbandonata in un campo nei dintorni di Cassano Magnago (nel luogo del ritrovamento è stato eretto un cippo commemorativo) e quindi seppellito con il falso nome di Raimondi (le generalità riportate sui documenti falsi in suo possesso al momento dell'arresto). La salma di Mauro Venegoni sarà esumata nell'ottobre 1945 e trasferita tra due ali di folla al Cimitero monumentale di Legnano per essere seppellito nel campo dei caduti partigiani.

Nel dopoguerra gli è stata attribuita la Medaglia d'oro al valore militare alla Memoria e gli sono state dedicate diverse vie a Legnano e nei Comuni della zona.

«Ardente patriota era tra i primi a costituire le formazioni partigiane nella sua zona partecipando con esse per oltre un anno a numerosi combattimenti sempre distinguendosi per capacità e coraggio. Catturato, veniva sottoposto alle più atroci torture ma nulla rivelava che potesse tradire i commilitoni e la Resistenza. La sua indomabile fede non veniva scossa nemmeno allorché il nemico ne straziava barbaramente il volto ed il corpo, accecandolo prima e poi uccidendolo. Luminoso esempio di sublime sacrificio e di ardente amor di Patria. Valle Olona - Busto Arsizio, 8 settembre 1943 - 31 ottobre 1944.»

giovedì 21 ottobre 2010

Congresso di Circolo

Si è tenuto ieri sera il primo congresso del Circolo PD di Solbiate Olona. Confermato Segretario Stefano, comporranno il Direttivo Adriana Colombo (tesoriere), Paolo Sotgiu e Ivan Vaghi.

mercoledì 13 ottobre 2010

Firmigoniani a loro insaputa

Mentre prosegue il riconteggio in Piemonte, e le cose, per Cota, non sembrano mettersi bene, Repubblica ha raccolto le testimonianze di alcuni (falsi) firmatari del listino a supporto di Firmigoni (cit., ciw?) – quello dell’igienista dentale di B, per intenderci – e il risultato è questo (per la cronaca, la provincia di Varese, con Busto Arsizio e Gallarate, è l'epicentro delle firme false. Potreste esserci anche voi...):

“Mai votato per Formigoni, mai messo quella firma. Ma è sicura che sia io? Può controllare la data di nascita?”. Proprio quella. “Non ho parole, non mi interesso nemmeno di politica. Ho votato Lega Nord, per Formigoni proprio mai”.

“Pazzesco, questi sono andati recuperare i numero dei nostri documenti all’anagrafe. Io non sono formigoniano. Ho votato tutt’altro. Già che c’è, può controllare se da qualche parte c’è anche la firma di mia mamma?”. Come no: M. M. Ha una grafia che sembra identica a quella del marito e del figlio. E a quella che ha messo le firme di quasi tutto l’elenco. “Io sono proprio l’ultima che avrebbe potuto mettere il mio nome lì”, dice M. in sottofondo.

Poi, L. A., classe 1928. Risponde la moglie: “Siamo anziani, L. è a letto malato, glielo dico io che non ha firmato: non facciamo certe cose noi”.

“Guardi che si sbaglia, non posso essere io, controlli la data di nascita”. Inutile dire che è quella giusta. Così come il numero della carta d’identità. “Ah, allora sono io. Scusi, ma dove avrei dovuto firmare? In piazza? In una palestra? Dove?”

“Ho 93 anni suonati sa, le pare che riesca ad andare ancora in giro a firmare?”. Dall’altra parte del telefono c’è M. C., classe 1917, numero 15 dell’elenco. Ma almeno ha votato Formigoni alle Regionali? “Chi? No, no, no. Formigoni no”.

Poi, chiaramente, ci si imbatte anche nei devoti. Devoti veri, al credo Firmigoniano:

Nel numero 52 sono invece tutti residenti a Gallarate. Metà delle firme appartengono a un’unica famiglia. F. P. non è in casa, risponde la moglie: A. I. La sua firma compare nella riga successiva. “Perché mi chiede se ho firmato io?”. Perché c’è il sospetto che possano esserci firme false in questi elenchi. “Ohmamma mia. Lì troverà tutta la mia famiglia. Ci siamo tutti”. Genitori, suoceri, nipoti, fratelli e sorelle. “Siamo tutti devoti a Formigoni, sa”. Curioso, avete anche tutti la firma così simile. “Cosa vuole farci, siamo tutti della stessa famiglia, è normale”.


lunedì 11 ottobre 2010

La Strategia (e a Solbiate?)

La maiuscola non è un errore, ma la sottolineatura di un progetto, di una precisa e scellerata volontà, che sarebbe quella di trasferire il controllo della scuola e dell’istruzione dallo Stato ai privati, con tutto quello che ne potrà conseguire.

In principio era la DC, che pretendeva il ministro alla Pubblica Istruzione perché non poteva tollerare che la scuola non fosse sotto il controllo diretto del Vaticano, poi la situazione si è complicata ma le contromosse sono state presto trovate. È bastato fare i liberali e sbandierare il “diritto di scelta” per cominciare a far piovere vagonate di soldi sulle scuole private, quasi esclusivamente religiose. Nel frattempo qualcuno ha capito che la Scuola, così come la Sanità, poteva diventare un business colossale, e hanno cominciato a lavorarci su. Come? Con la Strategia.

La scuola funziona male? Non la si mette a posto, anzi, la si fa andare peggio in modo da giustificare soluzioni “alternative”, come le scuole private o gli enti privati che forniscono servizi che alla scuola non vengono più fatti fornire. Gli insegnanti precari vengono chiamati “una piaga sociale” (ma piaga sociale sarai tu, ministro dell’istruzione che non sei altro) e l’Università e la Ricerca vengono smantellate per creare un vuoto di gestione su cui poter mettere le mani. Mi fermo un attimo su questo punto perché lo conosco bene. Vi hanno venduto la riforma cosiddetta Gelmini come lo strumento di svecchiamento e di miglioramento dell’efficienza dell’Università, e invece è tutt’altro: tutti i poteri, oggi suddivisi tra vari organi gestionali, andranno nelle mani del consiglio di amministrazione, i cui membri non saranno più eletti, come avviene adesso, ma nominati direttamente dal rettore, che dovrà, per legge, portare membri provenienti dal mondo produttivo. Un sistema esplicito per sottrarre il mondo dell’istruzione superiore dal controllo dello Stato e trasferirlo agli interessi dei potentati e baronati locali, distruggendo quel poco di prestigio, e con esso la qualità della formazione, rimasto ai nostri atenei. Succederà anche con la scuola primaria e secondaria, è inevitabile, perché la Strategia lo vuole. La dimostrazione è l’abbandono della scuola nelle mani di qualche Napoleone di provincia, che si fa scudo di paroloni come “sussidiarietà” per giustificare la riconsegna della scuola in mani clericali, magari con l’aiutino di qualche associazione di volontariato a caso. E chi se ne frega se il livello dei servizi offerti crollerà. Per non parlare di situazioni come quella di Adro, che non è affatto casuale.

Fin troppo facile trovare analogie con la situazione di Solbiate, e per non passare per quelli che si lamentano e basta proponiamo due cose: che il piano per il diritto allo studio venga in qualche modo rivisto grazie alla VERA partecipazione di tutti gli addetti ai lavori coinvolti (e non mi tirino fuori la storia dei vincoli temporali per la presentazione del bilancio, sappiamo che si può fare tutto se si vuole), perché crediamo che sia possibile razionalizzare le spese e risparmiare qualcosa senza stravolgere niente; che la Commissione alla Pubblica Istruzione, incapace di fare da tramite tra le esigenze della popolazione e quelle dell’amministrazione, venga rimossa e sostituita con persone più motivate e più attente alla situazione scolastica solbiatese.

Ivan Vaghi

venerdì 8 ottobre 2010

Assemblea pubblica sul Diritto allo studio. Com'è andata?

Pienone al Centro Socio Culturale, per l'Assemblea pubblica convocata al fine di illustrare il tanto discusso Piano di Diritto allo Studio. La tesi dell'amministrazione, rappresentata sul palco dal sindaco Melis e dagli assessori Sansalone e Aspesani, è che la manovra attuata sia nella direzione della razionalizzazione delle spese, lasciando “pressoché intatti i servizi alla persona”. Melis, sin dall'inizio, ha portato le sentite scuse alla cittadinanza, da parte sua e dell'assessore Gadda, per le poco felici dichiarazioni rilasciate in Consiglio comunale.

L'amministrazione ha illustrato i cambiamenti, prendendo come esempio la scuola Primaria: per quanto riguarda i progetti, sono stati mantenuti l'Educazione motoria e l'Inglese, mentre sono stati eliminati l'Educazione musicale, il Teatro per le seconde e le quarte, il Chuckball (un gioco/sport) e la metà di un altro laboratorio didattico.

Per decidere i tagli, le insegnanti rappresentanti dei plessi scolastici sono state convocate a un incontro, nel mese di maggio. Una alla volta, non tutte e tre insieme, come gli altri anni. (Il pubblico ha reagito con un boato). Mentre Melis sostiene che i tagli siano stati condivisi, in quella sede, le maestre rispediscono al mittente: “non abbiamo condiviso nulla, abbiamo solo potuto prendere atto”. In sostanza, sembra sia andata così: il sindaco ha chiesto alle insegnanti quali attività sono indispensabili, le insegnanti le hanno indicate e le altre attività sono state eliminate. Secondo Melis si tratta di “condivisione”, secondo le insegnanti di “ratifica”.

Sui tagli alle attività sono intervenuti, tirati in causa, due ex sindaci, Antonello Colombo e Giuseppe Bianchi, il primo informandoci che, quest'anno, il 30% dei comuni lombardi non rispetterà il patto di stabilità per non togliere servizi ai cittadini, e rimarcando che “i tagli alla scuola sono stati fatti per primi, ma non abbiamo visto tagli alle indennità”. Bianchi ha ribadito, raccontando di come anche la sua amministrazione, nel 2007, non abbia rispettato il patto di stabilità “ma nessuno si è accorto delle conseguenti sanzioni, grazie a una gestione oculata del bilancio. Un taglio delle indennità del 50% sarebbe stato sufficiente per mantenere tutte le insegnanti di sostegno, per dire, oltre che essere un gesto di buona volontà. Non si tratta di nulla di speciale, ma solo di buona amministrazione”.

Ad illustrare i cambiamenti che hanno toccato l'assistenza è intervenuta l'assistente sociale, Sall Mame Yacine, premettendo che dei tagli ci sono stati, ma che è necessario sapere che l'ambito sociale della Valle Olona ha, negli passati, destinato fondi per interventi che non erano di sua competenza ma di competenza dello Stato. Il richiamo ai tagli statali e alle mancanze dello Stato, per la cronaca, non è stato mai accolto bene dalla platea. “Sostanzialmente le richieste sono state confermate”, nel senso che sono state mantenute le ore per i bambini con certificazione gravissima, grave e media. Per quelli con certificazione lieve, con dichiarazione neuropsichiatrica o senza diagnosi le ore di lezione sono state dirottate al “Progetto Parrocchia”. Per le scuole medie, i bambini non certificati sono invece stati dirottati sul doposcuola, a pagamento, ma l'amministrazione si è detta disponibile ad andare incontro alle difficoltà economiche delle famiglie, in questo caso.

Così come per i progetti, una riunione “filtro” a maggio avrebbe garantito la condivisione delle scelte.

La prima risposta alla presunta condivisione con le famiglie è arrivata – chiara e decisa - da una mamma, con una bambina alla quale l'anno scorso erano destinate 35 ore di assistenza. La signora racconta di non essere stata interpellata, a maggio, e, nonostante le continue sollecitazioni, solamente il 6 settembre le è stato comunicato che le ore confermate erano la metà, 18. Sansalone ha difeso l'amministrazione sostenendo che la volontà di trovare un incaricato con le competenze richieste c'è, ma che al momento non è ancora stato trovato. Le reazioni della platea non sono state docili, ancora una volta.

Per quanto riguarda, invece, il Progetto Parrocchia, le critiche mosse dai genitori sono state molte. In primo luogo alcuni si sono lamentati riguardo il luogo di svolgimento, e cioè l'oratorio, perché a) non tutti i solbiatesi condividono lo stesso sentimento religioso e b) alla Parrocchia vengono versati 10mila euro, quando nelle scuole, appunto, ci sarebbero dei locali utilizzabili. Secondo l'amministrazione il progetto non ha, però, connotazione religiosa, e inoltre i volontari sono della Parrocchia, e sarebbe difficile dirottarli. (In questo senso, è più facile dirottare i bambini). I dubbi hanno riguardato anche la validità del progetto, perché se gli altri anni si trattava di progetti organici alla scuola e di accertata e comprovata qualità, quest'anno non è così. Infine, i ragazzi che gli altri anni frequentavano gli stessi spazi dell'oratorio, quest'anno che faranno? Melis ha tagliato corto, parlando di “sussidiarietà”, e aggiungendo che “cattolico o no, religioso o no, la scelta che è stata fatta è questa”. L'assistente sociale, però, ha ammesso che, per quanto riguarda il Progetto Parrocchia, effettivamente non è paragonabile alle attività offerte negli anni passati. “Si tratta di valutare come andrà quest'anno”, poi si vedrà.

Credo che l'assemblea di ieri sera abbia confermato ciò che tutti sapevano, e cioè che i tagli ci sono stati e, inevitabilmente, si sono abbattuti sull'offerta scolastica, come dimostrano i tagli dei progetti alla scuola Primaria. L'Educazione musicale, ad esempio, può benissimo essere considerata non prioritaria, eliminabile, un di più. Come può esserlo qualsiasi altra materia. Ricordate, vero, le discussioni - di portata nazionale - sulla necessità o meno di studiare Storia di qualche tempo fa? Ecco.

Laddove, invece, non si poteva semplicemente tracciare una riga sopra si è tentato di trovare altre soluzioni, che non sono però comparabili a quanto offerto negli anni passati. Ecco perché difficilmente potremo accettare di sentir parlare di “ottimizzare” e “eliminare sprechi”. I tagli si chiamano "tagli", che è molto più semplice.

Permettetemi, infine, un'ultima considerazione. Ieri sera è stato toccato ancora il tasto “terzo vigile”, necessario – a detta dell'amministrazione – per questioni di sicurezza. Il terzo vigile, ci è stato detto, non è stato assunto per via dei limiti imposti dalla legge alle assunzioni di dipendenti comunali. La mancanza di fondi non è mai stata citata, in questo caso. Stesso discorso vale per la nuova sede dei vigili, che però – sottolineo – è solo nei progetti, non ancora a bilancio. Ecco, un paese che investe in presunte (e artefatte) domande di sicurezza, a discapito della scuola, dei bambini e dei ragazzi (vi ricorda nulla la sigla C.A.G.?), è un paese triste e impaurito. Grigio. Che si ripiega su se stesso.

Stefano Catone

p.s. Nazza è andato a ripescare il programma elettorale de La Voce Solbiatese:

  • verifica, mantenimento o miglioramento delle iniziative tese alla collaborazione con le scuole materne,elementari e medie;
  • creazione di rapporti costruttivi con gli organi Collegiali della scuola.
Manca il taglio alle indennità. Sono scelte.

giovedì 7 ottobre 2010

La risposta delle maestre

Pubblichiamo la lettera che le insegnanti della scuola Pascoli hanno inviato a Varesenews; Varesenews, inoltre, ha raccontato la vicenda in un articolo che trovate cliccando qui.

In riferimento all’intervento dell’Assessore al Bilancio del Comune di Solbiate Olona, sig. Gadda Walter, in sede di Consiglio Comunale tenutosi il giorno 28 settembre 2010, le insegnanti del plesso “G. Pascoli” ritengono doveroso puntualizzare e rispondere alle accuse loro rivolte che possono essere estrapolate dalla ripresa effettuata in quella serata e visionabile sul sito You Tube.
Il sig. Gadda interviene:
“… è comodo per l’insegnante se arriva un esterno che insegna ai bambini a fare il “mimo” per due ore, lei può stare al telefono, magari col telefono della scuola, o forse può fare altre cose … è chiaro che ciò dà fastidio … ma ai bambini non è stato tolto nulla …”
Si puntualizza che la figura degli esperti è occasione di arricchimento didattico per l’utenza e da sempre qualifica l’offerta formativa della scuola. Inoltre, in questi momenti, l’insegnante lavora con l’esperto concordando tempi, modalità e non da ultimo la valutazione degli alunni essendone sempre e comunque responsabile.
Continua il sig. Gadda:
“… ai miei tempi di insegnanti di sostegno non ce n’erano …adesso ce ne sono 5 per classe, non so se è un bene… un bambino se è un po’ tonto adesso ha l’insegnante, se è un po’ vivace deve avere l’insegnante di sostegno. Non so se fa bene a un bambino avere un insegnante di sostegno a fianco o se non è più un bene rapportarsi con gli altri bambini normalmente per portarsi alla pari degli altri … quello che abbiamo tolto erano solo degli sprechi e nulla di più”
Si precisa che le difficoltà relazionali, psicologiche e cognitive degli alunni sono sempre al centro dell’attenzione e dell’azione educativa dell’insegnante e non si possono etichettare questi bambini né liquidare con tanta superficialità situazioni così delicate. Pertanto l’intervento mirato dell’insegnante di sostegno è prezioso per aiutare questi alunni a superare le loro fragilità.
Ancora il sig. Gadda:
“… tutto quello che è stato concordato con i responsabili delle scuole… e tutti i responsabili dei genitori è vero che va spiegato a tutti perché finché le maestre fanno terrorismo dicendo che non faranno più ginnastica, perché il Comune non paga l’insegnante di ginnastica, è chiaro che i genitori si sentano scontenti, ma in realtà noi non abbiamo tagliato assolutamente niente di quello che è il programma del Provveditorato; abbiamo fatto delle scelte sul di più che viene dato, mantenendo quello che è previsto dal Provveditorato, quindi se l’insegnante dice, siccome non c’è più quello che fa ginnastica non si fa più ginnastica commette un’irregolarità molto grave, se è prevista nel programma vuol dire che l’insegnante per quanto di loro competenza devono fare determinate cose …”

Le insegnanti fanno notare che, nonostante i tagli effettuati, sono da sempre consapevoli dei propri doveri professionali: continuano ad insegnare comunque le discipline espressive curricolari senza, da questo momento, poter più offrire quel servizio di qualità superiore dato dagli esperti con competenze specialistiche.

Intervento del Sindaco, sig. Melis Luigi:
“…nel corso dell’anno è stato portato a termine il piano di diritto allo studio per l’a.s. 2009/10 ed è stato approvato il piano per l’anno corrente che ha visto mantenere il finanziamento alle Scuole a garanzia di un corretto svolgimento delle attività previste e il mantenimento dei servizi e contributi forniti anche negli anni precedenti…”
“… non ci siamo sostituiti, ci siamo fatti aiutare per stendere questo piano dalle insegnanti, ma non insegnanti esterne, le responsabili dei vari plessi; sono loro che ci hanno dato queste indicazioni… noi pensavamo che la presenza dei responsabili delle scuole e dei genitori fosse sufficiente…”
Non c’è nessuna presa di posizione da parte dell’Amministrazione che ha risparmiato … hanno dato indicazioni su cosa fare, noi abbiamo accettato quello che dicevano loro … la sorpresa è che abbiamo garantito quasi tutti i servizi e abbiamo implementato i servizi quindi bisognerebbe capire di cosa si sta parlando… abbiamo dato lo stesso servizio, risparmiando molti soldi…servizi in più, post-scuola e pre-scuola…”
“…si sta parlando di qualcosa che non è stato tolto alle famiglie Solbiatesi, ma è stato aggiunto…”
“…se siamo riusciti a risparmiare 90 mila euro, vuol dire che siamo stati attenti a quelle che sono le spese, abbiamo razionalizzato le spese…”
“…abbiamo risparmiato 90 mila euro lasciando pressochè intatti i servizi alla persona, quindi alla scuola, alle insegnanti e tutto quello che c’era da fare…”
“…non sono diminuite le ore…”
Il Sig. Antonello Colombo, in un altro intervento sostiene “…40% in meno delle ore delle insegnanti di sostegno alle scuole elementari…è un falso dire che i servizi sono mantenuti…”

Si puntualizza che le insegnanti hanno solo preso atto dei tagli ad oggi effettuati sulla bozza del Piano di Diritto allo Studio, ma non hanno partecipato alla delibera di alcuna decisione.
Inoltre le insegnanti sono consapevoli che negli scorsi anni l’Amministrazione Comunale ha contribuito ad arricchire l’offerta formativa e che le spese sostenute in passato hanno rappresentato un lungimirante investimento per la formazione dei futuri cittadini. Ribadiscono tuttavia che la presenza degli esperti non ha in alcun modo alleggerito né sostituito il loro lavoro.
In conclusione, le false e pesanti accuse mosse alle insegnanti oltre a costituire offesa alle persone, danneggiano la loro professionalità e denigrano l’immagine di una scuola che da sempre lavora con serietà.
Sarebbe pertanto auspicabile che il Consiglio Comunale di Solbiate Olona provvedesse a ritrattare pubblicamente e a chiedere scusa per quanto affermato in una sede istituzionale quale è un Consiglio comunale.

Aggiornamento: Varesenews interpella anche il sindaco Melis. Qui.