sabato 24 aprile 2010

(Piani di) Zona d’ombra

di Ivan Vaghi

Quando, in occasione della presentazione del bilancio 2010 del nostro comune, ci è stato riferito che Solbiate Olona non aveva intenzione di finanziare i Piani di zona, la nostra reazione è stata di sorpresa e incredulità. I Piani di zona, per definizione, sono un documento programmatico con il quale i Comuni associati, di intesa con l’ASL, definiscono le politiche sociali e socio-sanitarie rivolte alla popolazione dell’ambito territoriale coincidente con il distretto sanitario. E’ coerente con il Piano regionale degli interventi e servizi sociali e si raccorda con la programmazione sanitaria, in particolare di livello distrettuale. Non è una cosa da poco, soprattutto perché è lo strumento principale delle politiche sociali, che serve a costruire un sistema integrato di interventi e servizi.
Viene definito integrato perché mette in relazione strutture, servizi domiciliari, servizi territoriali, misure economiche, prestazioni singole, sia che siano rivolte alla singola persona sia alla famiglia. Inoltre deve coordinare politiche sociali, sanitarie, educative, formative, del lavoro, culturali, urbanistiche e abitative, e cioè: come, dove, e chi il sistema nel suo complesso assiste, si prende cura, riabilita, educa, forma, orienta e inserisce al lavoro, offre occasioni di cultura e di socialità, offre una città e un’abitazione vivibile e adeguata. Infine deve far collaborare e lavorare, in modo coordinato ed efficace per i cittadini, soggetti istituzionali e non, pubblici e privati.
Tradotto in poche parole: i Piani di zona sono la risorsa più intelligente ed efficace per intervenire in ambito sociale, supportando ed intervenendo anche e soprattutto là dove i piccoli comuni con le loro forze non riescono ad arrivare. E adesso Solbiate Olona sembra volersi chiamare fuori..
Prima di fare qualsiasi commento, metto di seguito l’elenco degli interventi sociali a cui il nostro comune non potrà più avere accesso (il documento di riferimento è il Piano sociale di zona del nostro distretto relativo al triennio 2009-2011).
Area minori: 1) servizio tutela minori; 2) servizio mediazione familiare; 3) progetto affidi; 4) progetto Impronte (consulenza sulle relazioni familiari); 5) servizio assistenza domiciliare minori (appartamenti protetti); 6) progetto Prassitea (supporto ai genitori in difficoltà); 7) progetto Protocollo (assistenza scolastica per i disabili); 8) progetto Perseo (assistenza diretta a disabili cognitivi).
Area Pari opportunità: sorveglianza sull’applicazione delle leggi contro ogni tipo di discriminazione.
Area anziani: 1) servizio domiciliare anziani e disabili; 2) sportello itinerante per assistenti familiari e loro formazione; 3) sportello anziani (in progetto).
Area disabili e salute mentale: 1) progetti Perseo e Protocollo in collaborazione con l’Area minori; 2) servizio di assistenza domiciliare in collaborazione con l’area anziani; 3) servizio di inserimento al lavoro.
Area nuove povertà: inserimento lavorativo, assistenza domiciliare.
Area immigrazione: sportello immigrati, mediazione culturale.
Area dipendenze.
Tra i vari servizi che si prevedeva di potenziare c’era anche il C.A.G. di Solbiate, per poter estendere l’accesso ai giovani della Valle, ma come sappiamo questo progetto era già stato a suo tempo stroncato.
Prima considerazione: è possibile che un comune che sottoscrive un programma come quello dei Piani di zona nel 2009 non lo finanzi nel bilancio preventivo 2010? Questa volta la solfa che si trattava della precedente amministrazione non regge, perché stiamo parlando di interventi sovracomunali che richiedono l’intervento coordinato di tutti i partecipanti, e la perdita di uno mette in difficoltà tutti quanti. Tanto che non siamo sicuri che questa ipotesi sia prevista dagli accordi. Ma soprattutto: è possibile che sia a discrezione di una amministrazione comunale intervenire così duramente sugli interventi sociali, oltretutto in un colpo solo? Tra l’altro prendendo di mira l’unico obiettivo che invece andava salvaguardato, è cioè il servizio di intervento territoriale che, per fondi, servizi, strutture e competenza professionale, non potrà mai essere sostituito dalle sole forze di Solbiate Olona. La conseguenza politica di una decisione del genere è l’isolamento del nostro paese a livello di servizi sociali e le conseguenze pratiche sono facili da immaginare, basta guardare l’elenco sopra. La scelta della nostra amministrazione è stata quella di spendere i soldi per assumere un nuovo vigile e per costruire loro una nuova sede, a spese tra l’altro di una parte, seppur piccola, del parco comunale. E' stato detto che i tagli al sociale verranno finanziati con l'avanzo di amministrazione. Ma sempre con l'avanzo di amministrazione si pensa di coprire il mutuo contratto per ristrutturare i locali da concedere ai vigili (190mila euro). Ci chiediamo davvero, in tutta onestà, cosa fosse più utile per il nostro paese, ma ci chiediamo anche, in tutta onestà, che paese è (nel senso dell’Italia) quello in cui viene inculcato nei cittadini e nelle sue amministrazioni che una presunta sicurezza sia meglio di una sicura assistenza. E che mette alle corde le amministrazioni locali a livello finanziario, al di là delle loro scelte che, come abbiamo visto, non mancano di essere più che discutibili (eufemismo).
Il bilancio è stato approvato, e Solbiate si appresta ad uscire dai Piani di zona per entrare in una zona d’ombra di cui è veramente difficile riconoscere i confini. Speriamo almeno che i nostri consiglieri si siano resi conto della responsabilità che si sono presi nei confronti dei nostri concittadini.

venerdì 23 aprile 2010

Liver Report: Consiglio Comunale del 22 aprile 2010

Punto fondamentale del Consiglio comunale è stato il Bilancio di previsione 2010; la relazione è stata a cura dell'assessore al bilancio Walter Gadda.
Il passaggio fondamentale riguarda i cospicui tagli di risorse destinate al sociale, tra i quali il mancato finanziamento dei piani di zona (servizi sociali alle persone, coordinati tra i vari comuni dell'Ambito sociale Valle Olona. Ne fa parte il C.A.G., per dire, ma comprende anche altri progetti di assistenza alle persone anziane e disabili, gli appartamenti protetti, lo sportello immigrati). L'assessore Gadda ha garantito che i soldi per finanziare il capitolo del sociale sarà utilizzato l'avanzo di amministrazione. L'impegno preciso è stato anche quello di riattivare il C.A.G., dopo aver ricevuto "garanzie sui programmi e gli operatori".
Gli investimenti previsti per il 2010 sono quantificabili in una spesa di circa un milione di euro. Tra le voci più significative rientrano i costi per l'assunzione di un terzo vigile e la ristrutturazione dello stabile adiacente al Parco del Comune (dove ora si ritira il materiale per la raccolta differenziata) da destinare a nuova sede della Polizia locale. Il costo preventivato della ristrutturazione e della costruzione di un box auto (sul terreno del parco, con abbattimento di un abete) è di 190mila euro, una cifra tanto elevata da lasciare perplesso lo stesso assessore Gadda, che ha dovuto rilevare quanto i costi lievitino quando si effettuano interventi da parte del "pubblico". I 190mila euro verranno ricavati attraverso l'accensione di un mutuo, che si spera non sarà un vero e proprio mutuo, ma che (si spera) verrà coperto con l'avanzo di amministrazione.
Aumenteranno anche i costi per il servizio rifiuti, e con questi la tassa a carico dei cittadini.
Per il resto le spese e le entrate sono in linea con gli anni precedenti (mi ha un po' stupito - e credo di non essere solo - la spesa di 30mila euro per comprare gli armadietti per l'asilo, obbligatori per legge).
I punti di criticità fatti rilevare dalle minoranze, e che condivido, riguardano:
• il mancato finanziamento - di fatto, scritto nero su bianco - dei piani di zona, se non attraverso l'avanzo di amministrazione. Ma, come è stato fatto rilevare dalle minoranze, non è possibile spendere tutto l'avanzo di amministrazione, se non con la fortissima probabilità di non rispettare il Patto di stabilità.
• l'Amministrazione ha rimarcato più volte che "esistono delle trattative" in corso per rimpinguare le entrate. Per definizione ci troviamo nel campo del possibile, come rilevato dallo stesso Gadda: "non abbiamo certezze su come finanzieremo il sociale; abbiamo due o tre fonti possibili e, come ultima spiaggia, potremmo ricorrere a quel 'tesoretto' costituito da aree di proprietà comunale".
• la politica sui vigili urbani (incremento di personale e nuova sede): in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo (il bilancio del Comune di Solbiate ne è la dimostrazione) sembra una scelta in controtendenza.
• riguardo le energie rinnovabili: Progetto Solbiate aveva chiesto che fosse inserito un capitolo di spesa (anche minimo, ma simbolico) specifico. L'Amministrazione ha sostenuto che stanno trattando per avere pannelli fotovoltaici da installare sugli edifici pubblici a costo zero, perché le aziende del settore starebbero svendendo.
Capitolo gossip, che, alla fine, tanto gossip non è. La gita a Gardaland quest'anno sarà patrocinata dal Comune: un'ottimizzazione dei costi che - a dire la verità - sembrava scontata. Per Solbiate non ha potuto - giustamente - fare a meno di rilevare il costo della ristrutturazione dei locali da destinare ai vigili rispetto alla costruzione del nuovo spogliatoio del Campo sportivo, a lungo contestata dalla Voce Solbiatese. A detta di Progetto Solbiate, nel bilancio il C.A.G. viene citato solamente come immobile (e i costi derivano da ciò) e non come servizio. La ProCiv vede tagliati i trasferimenti per una quota che si aggira attorno al 25%. Il difensore civico non ci sarà: faceva parte del programma elettorale della Voce Solbiatese, si trattava in realtà di una spesa inutile. Del programma della Voce faceva anche parte l'eliminazione dell'ICI su tutti i terreni edificati: questa, invece, è un'entrata utile.

E venne il 25 Aprile 1945

(estratto dalle memorie del partigiano Davide)

Mio padre lavorava a Legnano e passò a cercarmi dove ero nascosto per avvisarmi dell’insurrezione. Mi recai subito alla Comerio dove già gli operai erano in sciopero fuori dal cancello, ed il grido di saluto che mi fecero lo ricordo ancora.

Successivamente mi portai alle scuole Manzoni, dove c’era il comando C.L.N. Lì mi diedero un giubbotto con fazzoletto ed un moschetto. Invano cercavo gli amici della “Volante Marco” brigata Bruno Raimondi. Arrivò invece un camioncino di partigiani ed uno di loro venne riconosciuto dal mio compagno di lavoro Giuanèn Mara, che gli puntò una pistola alla tempia e lo portò al comando: era infatti una brigata nera, famoso torturatore, che ingenuamente si era messo in trappola da solo pensando di passare inosservato.

Giravo nel cortile in attesa degli eventi quando si sentì un grido: “ci sono i tedeschi!”. E’ triste dirlo ma molti si tolsero il fazzoletto e scapparono a casa. I fuggiaschi erano quelli poi chiamati “partigiani del 25 aprile” usciti dopo l’insurrezione per darsi della arie. A giudicare dal numero dei fazzoletti sparsi sembrava che i tedeschi fossero a due passi. Non erano entrati in città, ma di passaggio avevano ucciso il partigiano Gallazzi Rodolfo (a Solbiate Olona). Vidi che una mitraglia posta sul balcone della palestra era stata abbandonata, la raggiunsi e da quella posizione mi misi a controllare il cancello d’ingresso della via Palestro.

Nel pomeriggio feci da scorta su un camioncino per prelevare un ufficiale tedesco a Magnago per concordare la resa della sua guarnigione. Io rimasi fuori circondato da gente festosa. Chiesi un bicchiere d’acqua: da un cortile vicino uscì una massaia con un secchio di latte.

Alla sera uscimmo di pattuglia e in viale Diaz (allora viale della Gloria), da una casa con giardino uscì un uomo chiedendoci di accompagnare sua moglie all’ospedale poiché aveva le doglie. Facemmo la cosa con allegria, felici di aiutare a far nascere un bambino proprio in quel giorno del 25 aprile, il primo della nuova Italia.

Il resto della notte lo passai al casello del dazio ai Cinque ponti. C’era una mitraglia e con quella sorvegliai il Sempione.



Così è finita la storia del “Partigiano Davide” felice di aver portato la piccola goccia d’acqua nel grande mare della libertà e poi tornare ad essere il meccanico Luigi Venegoni nato a Busto Arsizio il 1° Agosto 1922, operaio della Ercole Comerio.

martedì 20 aprile 2010

European affairs



Questa mattina è intervenuto al Parlamento Europeo Barroso, Presidente della Comissione europea; tracciando le linee programmatiche dell’esecutivo dell’Unione (quella Europea, veh) ha parlato di:

1. Riforma del patto di stabilità e crescita, secondo parametri che non tengano conto esclusivamente del deficit; maggior coordinamento economico tra i Paesi dell’Unione; sostenibilità economica. Il riferimento, esplicito, è alla situazione greca. (E un po’, anche, alla situazione degli enti locali…)

2. Programma di forte innovazione, che investa sulla ricerca e sulla formazione; attraverso la formazione, lotta all’esclusione sociale.

3. Lotta al cambiamento climatico.

4. Una politica migratoria per l’Unione Europea.

A sentire l’ultimo punto, quasi mi veniva da piangere. (Per la felicità, si intende). Incrociamo le dita, perché il rischio compromesso-formula che va bene a tutti (del tipo: rafforzare i controlli alle frontiere; miglioramento di FRONTEX) è elevatissimo. L’Unione Europea, dobbiamo essere sinceri, ha enormi difficoltà nell’adottare politiche audaci e realmente europee quanto si tratta di tematiche difficili, che comportano guadagni e perdite, e non esclusivamente guadagni.

S.C.

lunedì 12 aprile 2010

Cure negate senza tessera sanitaria, muore a 13 mesi bimba nigeriana

Pubblichiamo oggi un articolo tratto da Repubblica.it, perché il timore è che i mezzi di informazione nazionali e tradizionali non attribuiscano il dovuto peso alla notizia:

Rifiutata dall’ospedale perché le era scaduta la tessera sanitaria, una bambina nigeriana di 13 mesi muore poche ore dopo. Il padre, in regola con il permesso di soggiorno, aveva appena perso il lavoro e non poteva rinnovare il documento che forse avrebbe strappato la piccola alla morte. «Uccisa dalla burocrazia», dicono gli amici della coppia, che in 200 hanno sfilato per le vie di Carugate, hinterland di Milano, dove la famiglia vive.

«I medici avrebbero potuto salvarla se non si fosse perso tutto quel tempo e se le cure fossero state adeguate. Se fosse stata italiana questo non sarebbe successo», grida ora Tommy Odiase, 40 anni, in Italia dal 1997. Chiede giustizia mentre stringe la mano della moglie Linda, di nove anni più giovane.

La notte del 3 marzo la piccola Rachel sta male, è preda di violenti attacchi di vomito. I genitori, spaventati, chiamano il 118. Arriva un’ambulanza che li trasporta al pronto soccorso dell’Uboldo di Cernusco sul Naviglio. Il medico di turno, in sei minuti, visita la paziente e la dimette prescrivendole tre farmaci. «Non l’ha nemmeno svestita», racconta la mamma. Sul referto medico si leggono poche parole: «Buone condizioni generali». Sono riportati anche gli orari di ingresso (00.39) e di uscita (00.45).

Il quartetto, con loro c’è anche la figlia più grande, di due anni e mezzo, gira in cerca della farmacia di turno. Ma le medicine sono inutili e alle 2 di notte l’uomo torna al pronto soccorso. Vuole che qualcuno si occupi della figlia, che sta sempre più male. «Il personale ci risponde che “la bambina ha la tessera sanitaria scaduta, non possiamo visitarla ancora o ricoverarla”», denuncia il 40enne. «Un fatto di una gravità assoluta — sottolinea l’avvocato della famiglia, Marco Martinelli — Dobbiamo capire se esistono direttive precise per casi come questo».

In mano Tommy Odiase ha un permesso di soggiorno da residente da rinnovare ogni sei mesi ma che scade in caso di disoccupazione. Il nigeriano, per ottenere il rinnovo della tessera sanitaria propria e delle figlie, doveva presentare una serie di documenti che ne attestassero la posizione, fra i quali la busta paga dell’ultimo mese. Licenziato solo sei settimane prima, la pratica si è trasformata in un incubo.

Davanti al rifiuto dei medici, l’ex operaio diventa una furia. Urla, vuole attenzione. Qualcuno dall’ospedale chiama i carabinieri per farlo allontanare. Forse dall’altra parte della cornetta ricordano che pochi giorni prima all’ospedale di Melzo, stessa Asl, era morto un bimbo albanese di un anno e mezzo rimandato a casa dal pronto soccorso. L’intervento dell’Arma risolve momentaneamente la situazione: Rachel viene ricoverata in pediatria.

Sono le 3 di notte, «ma fino alle otto del mattino nessuno la visita e non le viene somministrata alcuna flebo, nonostante nostra figlia avesse fortissimi attacchi di dissenteria e non riuscisse più a bere nulla», raccontano i genitori. Nel tono della voce rabbia e dolore si mischiano. La sera del giorno dopo la situazione è critica, tanto che oltre alla flebo accanto al letto spunta un monitor per tenere sotto costante controllo il battito cardiaco. Alle cinque e mezza il cuore della bambina si ferma, dopo 30 minuti di manovre di rianimazione viene constatato il decesso.

I carabinieri acquisiscono le cartelle cliniche, gli Odiase presentano una denuncia per omicidio colposo a carico dei medici e dell’ospedale, la Procura di Milano apre un’inchiesta con la stessa accusa contro ignoti. Ora si attendono i risultati dell’autopsia, pronti per il 12 maggio.

giovedì 1 aprile 2010

In questo mondo

In questo mondo in cui regnano i folli
in cui governare fa rima con comandare

In questo mondo che salva le banche e condanna la gente
in cui anche l’acqua è per le mani di pochi

In questo mondo che usa le religioni per i propri interessi
in cui le religioni sono contente di essere usate
per i propri interessi

In questo mondo son morti i poeti ma abbiamo un sacco di idioti
che si fanno del male e ne vanno anche fieri

In un mondo dove il diverso è straniero e lo straniero è il nemico
in cui il diverso è nemico

In questo mondo che non ha più paura della sua cattiva coscienza
in cui basta mettere a tacere la sofferenza

In questo mondo che confonde paura e coraggio
che ha perso per strada il proprio futuro
in cui il futuro è un miraggio

In questo mondo che ha nostalgia di chi spadroneggiava
in questo modo verrà consolato

In questo mondo che ha perso onore e speranza
che si dimentica di avere dei figli
che serve costanza

In questo mondo dove la libertà è una croce su un foglio
ed è più facile così che conquistarla
ed ogni giorno difenderla

In questo mondo dove siamo costretti a parlare per niente
in cui nessuno più ascolta nemmeno se stesso
per non essere costretto a farsi domande

In questo mondo in cui chi ci crede è perverso
in cui ideale è una parola malvagia
in cui discutere è fuori discussione
in cui criticare è da malintenzionati
in cui dubitare è solo perversione

In questo luogo che ci vuole stranieri

In questo tempo che spegne i pensieri
non accettiamo di assecondare il rancore
di chi ha messo un telecomando al posto del cuore

In questo mondo dove i sorrisi nascondono la morte delle coscienze
siamo qui ancora che alziamo con forza
la nostra bandiera
di anime salve

(dedicata a Fabrizio de Andrè)