giovedì 24 aprile 2014

È la nostra festa

In un mondo ideale il 25 aprile verrebbe considerata la festa degli italiani, la nostra festa. Perché è la festa  del riscatto e della riconciliazione, del coraggio e della speranza. È il primo giorno della Costituzione, il primo giorno della Repubblica. È la festa culturale del nostro popolo, che celebra il giorno in cui gli italiani hanno raggiunto la pienezza della propria identità.
Nel nostro mondo è invece sparita dalla memoria collettiva al punto che chi la vuole celebrare lo deve chiedere per favore. Svilita dalla retorica del “tutti i morti sono uguali”, relegata a festa “della sinistra”, come se a tutti gli altri democrazia e libertà facessero schifo. Nel nostro mondo viene messa in un angolo, tirata fuori all’ultimo momento per non fare brutta figura, trattata come un’intrusa. Ma è la nostra festa e la vogliamo raccontare, per esempio attraverso la voce degli italiani che ce l’hanno regalata.

Mia buona mamma […] se tu sapessi con quale gioia, e con quanta fierezza io alzai dalla gabbia dopo la lettura della sentenza il grido della mia fede “Viva il socialismo, abbasso il fascismo.” E allora mi saltarono addosso furenti, turandomi il naso fino a soffocarmi, ma io nulla sentivo […] cerchino di lottare sempre con più ardore di ieri, perché oggi essi uomini liberi devono lottare anche per noi costretti all’inazione, che il mio spirito è sempre con loro e sogno la libertà solo per riprendere fra di loro il mio posto di combattimento. (Sandro Pertini, lettera alla madre, 1929).

Ho vissuto a Milano una esperienza che mi ha confermato nell’idea che il nostro popolo è capace delle più grandi cose quando lo anima il soffio della libertà. (S. Pertini, Avanti! 6 maggio 1945).

Se dovessi morire in questo tempo di lotte e di riscossa nazionale, prego Iddio che mi faccia morire compiendo fino all'ultimo il mio dovere di sacerdote e di italiano, felice di chiudere il mio periodo di vita in un sacrificio supremo (don Minzoni, ucciso dai fascisti nel 1923)

Chi sa combattere è degno di libertà (Piero Gobetti, ucciso nel 1926)

La nostra missione è quella di tener duro quando tutti cedono; di alzare la fiaccola dell'ideale nella notte che ci circonda; di anticipare con l'intelligenza e l'azione l'immancabile futuro. (Carlo Rosselli, ucciso nel 1937)

[…] ti assicuro che l'idea di andare a fare il partigiano in questa stagione mi diverte pochissimo; non ho mai apprezzato come ora i pregi della vita civile e ho coscienza di essere un ottimo traduttore e un buon diplomatico, ma secondo ogni probabilità un mediocre partigiano. Tuttavia è l’unica possibilità aperta e l’accolgo. (Giaime Pintor, lettera al fratello poco prima di essere ucciso in azione)

[…] la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. (Piero Calamandrei, Discorso sulla Costituzione)

Sono scritti più o meno celebri, di persone più o meno famose, ma tutti quanti parlano del coraggio e dell’inevitabilità del coinvolgimento personale se questo è necessario, costi quello che costi. Noi italiani di questa epoca irriconoscente non abbiamo più bisogno, grazie a loro, di rischiare la nostra vita per garantirci libertà e democrazia, ci basterebbe vigilare.
Allora dobbiamo vigilare, dobbiamo dare il nostro contributo alla vita politica perché la politica non è quella cosa brutta che tutti vogliono farci credere, ma è l’arma che hanno i popoli per prevenire piccole e grandi sopraffazioni. Ma è necessario anche avere coraggio, perché la politica senza coraggio è solo un esercizio accademico, nella migliore delle ipotesi. Lo dobbiamo avere e lo dobbiamo dimostrare tutti i giorni in tutte le cose, piccole o grandi che siano.
È per questo motivo che nel giorno della festa degli italiani la sezione del PD di Solbiate vuole denunciare il pasticcio che l’amministrazione comunale di Solbiate ha combinato con le celebrazioni del 25 aprile: sovrapponendogli altre iniziative, ha finito per umiliare chi crede che la partecipazione e la riconoscenza verso chi ci ha dato la possibilità di partecipare sia la base irrinunciabile di ogni azione pubblica o civica. Sarebbe bastato lasciare la mattina libera per lo svolgimento delle celebrazioni organizzate dall’ANPI e non ci sarebbero stati problemi né polemiche, ma hanno deciso di non farlo.

Ci affianchiamo quindi al disappunto dell’ANPI di Solbiate, confidando che gli eventi del 25 aprile possano svolgersi in un clima di civiltà e reciproco rispetto.