martedì 30 dicembre 2008

Sindaco e Protezione Civile: la versione dei protagonisti

A seguito di alcune segnalazioni riguardanti l'articolo pubblicato sul nostro blog (tratto da VareseNews), inerente alla questione tra Protezione Civile e Sindaco, abbiamo deciso di contattare direttamente i due interessati, in modo da non dover passare attraverso le penne dei giornalisti de La Prealpina, La Provincia e Varesenews.


Pare opportuno far precedere la versione dei due protagonisti da una breve considerazione. Entrambi hanno confermato che gli articoli sopra citati non rispondono perfettamente alla realtà, in quanto le dimissioni del Sig. Formenti non sembrano essere state causate né dalla vicenda dei lettini né dalla presunta mancanza di fondi per la Protezione Civile, ma da una più generica (e forse più pressante)“mancanza di fiducia”.


Venendo ai fatti, la ProCiv ha rilevato la mancanza di lettini alla scuola materna durante una lezione riguardante il comportamento da tenere con gli animali domestici in novembre. La scuola materna già a settembre aveva segnalato questa mancanza e l'Amministrazione aveva provveduto a stanziare i fondi necessari che però, a causa dei tempi “burocratici”, a novembre non erano ancora stati spesi.

La Protezione Civile decideva perciò di autotassarsi, comunicando al Sindaco l'avvenuta consegna dei lettini in data 29 novembre. Il Sindaco lodava l'ammirevole iniziativa con l'idea di ringraziare pubblicamente la Protezione Civile in occasione del tradizionale incontro con i bambini della scuola materna previsto per il 18 dicembre. A far saltare i piani è intervenuto l'articolo de La Provincia in data 17 dicembre.


La presunta mancanza di carburante non viene ritenuto un problema reale dal Sindaco Bianchi e l'ex coordinatore della ProCiv Formenti non ritiene neppure questo un motivo decisivo per le sue dimissioni..

Sindaco: “da parte mia non ho mai detto che non esistono fondi per i mezzi di protezione civile ma semplicemente venivano utilizzati fondi di altri capitoli per motivi esclusivamente di bilancio interno”

Formenti: ”le mie dimissioni non hanno nessuna attinenza né con la mancanza di carburante, altrimenti sarebbero state presentate unitamente alla lettera di sospensione dalle attività della ProCiv, né a causa dei lettini.”

Tornando alla questione dei lettini, in seguito all'articolo pubblicato da La Provincia, il Sindaco Bianchi portava “dure rimostranze” al coordinatore, il quale “dava le dimissioni da me accettate, nominando temporaneamente coordinatore il vice  Tagliapietra.”

Il Sindaco Bianchi sostiene inoltre che, come a lui confermato dal sig. Formenti, la decisione di rivolgersi ai giornali “non è stata del gruppo ma soltanto di alcuni componenti di cui ho chiesto le dimissioni”.

Veniamo ora agli argomenti portati da Formenti per motivare le sue dimissioni: “Le mie dimissioni sono motivate esclusivamente dal fatto che per l'ennesima volta sono stato accusato, a priori, di comportamento non corretto nei confronti dell'Amministrazione Comunale (vedi per esempio gli articoli comparsi su La Provincia), indice di mancanza di fiducia nei miei confronti.
Ritengo invece di essermi comportato sempre correttamente e, nel limite del possibile di aver sempre contribuito alle attività connesse al Gruppo di Protezione Civile, e mantenuto uno spirito collaborativo con l'Amministrazione Comunale.”


La questione dei lettini e del carburante sembrano essere solamente la scintilla che ha provocato la reazione di una parte (non ben definita) della Protezione Civile: da quello che abbiamo letto si può legittimamente supporre che a monte esistano altri problemi (di quale natura non lo sappiamo) da diverso tempo.

Ci chiediamo ora se, a seguito delle dimissioni di Formenti e della nomina della nuova guida della ProCiv, queste fratture si ricomporranno: il contributo dei volontari della Protezione Civile è sempre stato molto prezioso per i cittadini, basti considerare lo stato delle strade solbiatesi con le ghiacciate di questi giorni.


Stefano Catone



martedì 23 dicembre 2008

Filo Logico

Il seguente intervento, prodotto da Lucio Ghioldi, non rappresenta una presa di posizione dell'intero circolo PD ma le idee di un suo partecipante attivo. Il PD a Solbiate Olona sta cercando in questo momento una sua collocazione che sia in linea con i principi e le idee cui facciamo riferimento.
Schierandoci di principio contro qualsiasi tipo di censura, ci riserviamo il diritto di pubblicarlo e quindi di pubblicare qualsiasi replica che non sia offensiva.

Ammetto di aver sempre avuto dei grandi dubbi sulla capacità amministrativadella minoranza, ma ora ne abbiamo tutti noi la prova in quanto è scritta equindi non smentibile sull' ultimo numerode "La Voce solbiatese". La minoranza ha così tanto cavalcato la protestadegli abitanti di Via Varese per la variante fino a convincerne qualcuno apresentarsi con loro, persone che personalmente stimo...ma qui viene ilbello! Il primo regalo ai nuovi arrivati è la proposta, da parte di "Uniti &Insieme per Solbiate", di prolungare Via Varese fino alla strada provincialeSP2 (quella dell' Iper per intenderci). Questa sì che è un'idea brillante,infatti così vedremo sicuramente sfrecciare i TIR lungo Via Varese persaltare i semafori....sono sinceramente allibito! Faccio un appello aicittadini che hanno scritto alla Voce solbiatese: finché siete in temporipensateci. Comunque se questo non vi basta credo che anche Voi abbiatetrovato veramente squallido l'uso strumentale di un grave problema fisicocome la sordità per fare ironia sull'amministrazione.

Lucio Ghioldi

domenica 21 dicembre 2008

Guerra aperta tra Protezione civile e Sindaco, si dimette il coordinatore




Guerra aperta tra il sindaco Giuseppe Bianchi e la Protezione civile di Solbiate Olona che ha portato alle dimissioni di Fausto Formenti, coordinatore del locale gruppo territoriale nella giornata di oggi giovedì 18 dicembre. Il caso è scoppiato oggi stesso sulle colonne del quotidiano La Provincia in seguito all'acquisto da parte della Protezione Civile di 10 brande per la scuola materna del paese. Fino al 26 novembre scorso, infatti, le brande a disposizione erano solo 10 (i bambini sono 20) costringendo metà dei bambini a dormire a turno per terra su dei materassi. La denuncia della situazione era partita da Lucia Albanese, madre di uno dei bambini della scuola, la quale aveva chiesto aiuto alla Prociv locale. La ventina di componenti del gruppo di protezione civile si è mobilitata e nel giro di due giorni i letti sono stati acquistati e consegnati. Il sindaco Giuseppe Bianchi, pur ringraziando la Protezione Civile per il gesto, ha annunciato che anche l'amministrazione aveva stanziato dei soldi per acquistare le brande mancanti e che ora queste 10 brande in più verranno messe a disposizione nel caso serviranno in futuro. Così se da settembre a fine novembre i bambini dovevano litigare per un posto letto ora hanno, improvvisamente, dieci letti di riserva. Ma gli screzi tra Protezione Civile e sindaco partono da lontano e toccano anche la questione finanziamenti per lo svolgimento delle normali attività del gruppo di volontari. In una lettera, infatti, il coordinatore annunciava, in data 15 dicembre, che il mezzo in dotazione era rimasto a secco di carburante e che le attività del gruppo erano di fatto sospese. A questa lettera il sindaco non ha risposto formalmente ma lo fa tramite Varesenews annunciando che «i soldi ci sono - ha detto Giuseppe Bianchi - c'è stato qualche ritardo nell'erogazione di fondi a causa del ritardo con cui è stato approvato l'assestamento di bilancio. Doveva avvenire a settembre ma è slittato a novembre. Le dimissioni di Formenti sono solo la conseguenza delle notizie apparse sulla stampa in data odierna in quanto qualcuno ha parlato a nome della Protezione Civile senza avvisare nessuno. Dunque nessuna ragione personale». Mentre il sindaco cerca di buttare acqua sul fuoco delle polemiche pare che la storia si ripeta. Già un anno fa i volontari si dimisero in massa e tornarono in attività solo dopo le scuse del sindaco. Anche questa volta si prospetta una scena simile, dicono alcuni di loro, e per domani c'è da aspettarsi dimissioni di massa dopo quelle di Formenti.

martedì 2 dicembre 2008

Live Report: Consiglio comunale del 1 dicembre 2008

Il Consiglio comunale è stato aperto con la lettura e l’approvazione del verbale della seduta precedente.
In seguito sono stati discussi i seguenti punti all’ordine del giorno.
In primo luogo l’Assessore Saporiti ha esposto la variazione e l’assestamento del bilancio preventivo e la modifica della programmazione triennale riguardante le opere pubbliche. Si tratta di una manovra da 1,8 milioni di euro, che tocca praticamente tutte le aree del bilancio.
Per quanto riguarda la spesa corrente sono stati indirizzati fondi al finanziamento del giornalino comunale, dell’ufficio di avviamento al lavoro di zona, ad uno sgravio dell’ICI, a spese energetiche, al rimpinguamento del fondo di riserva (che ha raggiunto la sua soglia massima), al nuovo sistema bibliotecario. Sono stati previsti contributi alla Pro loco e ai frequentatori dell’asilo nido e della scuola elementare. Inoltre è stata prevista una quota di denaro per un futuro bando per il servizio civile.
Per quanto riguarda le spese di investimento, gli interventi sono stati previsti per la manutenzione degli immobili comunali, per il posizionamento di una telecamera nella zona della biblioteca, per attrezzature e per la manutenzione delle scuole elementari e medie (nel caso di quest’ultima in particolare per la palestra) e della mensa, per la rifinitura del campo in calcare e per materiale sportivo, per l’illuminazione urbana, per i lavori interessanti l’asse centrale del paese, per la costruzione del collegamento tra la rotonda del cimitero e via Padova, per la cura degli alberi in Piazza della Chiesa e per il progetto per la connessione a banda larga.
Melis, Consigliere di minoranza, ha espresso alcuni dubbi sul buon risultato di alcuni lavori finanziati dall’attuale amministrazione. In particolare il riferimento è ai nuovi spogliatoi del campo sportivo, nati con alcuni problemi tecnici riguardanti i sanitari, la pavimentazione e l’arredo; Melis ha inoltre chiesto se l’amministrazione avesse verificato la buona riuscita di tali lavori.
Il Sindaco Bianchi ha risposto che gli spogliatoi sono stati costruiti e progettati in collaborazione con la U.C. Solbiatese, secondo le esigenze di quest’ultima; ha poi sostenuto che a lui non è giunta alcuna lamentela. Melis ha quindi riaffermato la necessità che l’amministrazione verifichi la buona riuscita delle opere pubbliche.
Come previsto dall’o.d.g., si è passati alla discussione sull’alienazione di due unità immobiliari comunali. L’inquilino di una di queste ha richiesto l’acquisto dell’immobile, possibilità già prevista ai tempi dell’accordo: la domanda è stata accettata ed il prezzo stabilito sulla base del valore di mercato. Per quanto riguarda il secondo appartamento in questione, il Consiglio comunale ha discusso efficacemente e, con la partecipazione attiva della minoranza (in particolare del Consigliere Luigi Colombo), è giunto ad alcune condizioni: la previsione della precedenza in base all’indicatore economico ISEE, una percentuale massima di sconto pari al 20% della base d’asta (fissata a 61.000 euro) e 5 anni di vincolo contrattuale.
Il quarto punto all’o.d.g. prevedeva il cambio di destinazione d’uso dell’ECOS S.r.l. (edificio dell’ex Mini-Iper). L’Assessore Fabio Bianchi ha esposto la questione: l’operatore ha avanzato una proposta in cui richiede la conversione di parte dell’area (150 mq), al momento interamente destinata all’attività produttiva, ad un’attività commerciale con licenza di vicinato. Data la destinazione che si intende attribuire all’area (autoconcessionario) verrà applicato secondo legge un coefficiente pari a 8 alla superficie dell’area, che passerà da 150 a 1200 mq. Lo spazio restante verrà adibito ad officina. A carico dell’operatore vi sarà la costruzione dell’intera rete fognaria.
Il Consigliere di minoranza Luigi Colombo è intervenuto avanzando dei dubbi sulla formulazione della proposta: in primo luogo, secondo il progetto presentato, una zona attualmente destinata al parcheggio delle auto risulta essere boschiva, e perciò questa situazione andrebbe santa. In secondo luogo si tratta di un intervento mirato, non rientrante nelle linee del Piano di Governo del Territorio. Per concludere Colombo ha evidenziato come in sostanza il Consiglio comunale, in quell’occasione stesse approvando il progetto.
Il Sindaco Giuseppe Bianchi e l’Assessore Fabio Bianchi hanno ribattuto che non si tratta dell’approvazione del progetto, ma della modifica della destinazione d’uso dell’area, cosa che già in passato aveva permesso l’insediamento del Mini Iper. L’autorizzazione alla modifica viene rilasciata sulla base di un progetto presentato dall’operatore.
Come ultimo punto di discussione sono state trattate due interpellanze presentate dal gruppo Uniti & Insieme per Solbiate.
La prima di questa aveva in oggetto la Piscina comunale. Il Sindaco ha descritto la situazione: a luglio è stata firmata con la società responsabile della Piscina una convenzione (già discussa nei luoghi appropriati) con la quale si estendeva l’area di responsabilità ai campi da tennis. In seguito la suddetta società ha presentato alcuni progetti per la zona: in data 25 novembre i tecnici comunali hanno richiesto delle integrazioni al progetto, per cui al momento ci si trova in una fase di attesa.
La seconda interpellanza riguardava la costruzione dei campi da calcetto e la manutenzione del campo in calcare: ha relazionato l’Assessore Paganini. Per quanto concerne i primi, nel 2005, su spinta di un operatore è stato indetto un bando per il diritto sulla superficie; poiché, al momento della gara, tale operatore non si è presentato (e non si sono presentati altri interessati) tuttora si è in una fase di stallo. Per quanto riguarda il campo in calcare, i preventivi raccolti dall’U.C. Solbiatese e sottoposti all’amministrazione comunale, alla resa dei fatti, si sono rivelati inadeguati: sarà necessaria un’ulteriore quantità di polvere rossa (polvere di cuasso). La seconda dose è stata prevista nell’intervento di bilancio descritto all’inizio del Consiglio.Il Consigliere Melis ha sottolineato come il controllo a posteriori abbia messo in evidenza la non buona riuscita dei lavori e il conseguente provvedimento.

mercoledì 12 novembre 2008

Area ex-Sir, ne vogliamo parlare?

di Ivan Vaghi

Sarebbe anche ora in effetti. Per chi non conoscesse la storia si tratta di quel grande complesso industriale abbandonato che si trova a ridosso dell’area feste, giusto all’ingresso di Solbiate per quelli che vengono da Olgiate Olona, gradevole biglietto da visita per gli ignari passanti. Fosse solo quello il problema sarebbe forse sopportabile, non lo è più se ci aggiungiamo i punti interrogativi che riguardano la salute pubblica. Lì dentro c’era un processatore pilota per la sintesi di chissà quali idrocarburi, per non parlare dell’amianto della copertura dei capannoni e chissà cos’altro. Non è certo mia intenzione creare allarme, ma forse qualche notizia in proposito è giusto che venga fornita, possibilmente da persone informate in qualche modo della situazione e se non altro per tranquillizzare. In effetti potrebbe anche non essere necessario perché pare, è d’obbligo l’ipotetica, che il problema sia in via di risoluzione definitiva con l’abbattimento dell’ecomostro, la bonifica dell’area e la sua riqualificazione (mi pare si dica così) edilizia. Ho usato la formula dubitativa perché sono anni che se ne parla, o meglio che si vocifera, ma poi vediamo che non è ancora successo niente. Questa volta però è forse la volta buona, perché un privato si farà carico di abbattimento e bonifica in cambio della possibilità di costruire abitazioni e attività commerciali. Il piano generale di intervento, compreso il progetto edilizio, è già stato pubblicato sul sito del comune (www.solbiateolona.org, cercate VAS, Verifica di esclusione della valutazione ambientale), e chiunque può prenderne visione, anzi, vi invitiamo caldamente a farlo anche se a volte qualche passaggio risulterà un po’ ostico. Per la definitiva approvazione manca solo il voto del consiglio comunale che si terrà a breve. Tempo fa giravano anche voci che parlavano di un’assemblea pubblica informativa che si doveva tenere a settembre o perlomeno nei dintorni, invece non se ne ha traccia. Chiariamo subito che non c’è l’obbligo da parte dell’amministrazione di rendere conto ai cittadini di ogni discussione tenuta in giunta o in consiglio (l’obiezione sarà che comunque i consigli comunali sono pubblici e che in questo caso il progetto è pubblicato), ma mi piacerebbe che per una volta sia l’amministrazione che va verso i cittadini e non viceversa. Si tratta pur sempre di una possibile questione di salute pubblica e di un intervento importante che i solbiatesi aspettano da troppo tempo, perché non comunicare loro che cosa sta succedendo e quali sono i termini e i tempi della questione? Andiamo, non costa poi così tanta fatica, si decide una data, si prepara qualche grafico e si manda un assessore a illustrare il tutto, un’oretta e siamo fuori, e ai solbiatesi che non saranno presenti verrà spiegato da quelli che c’erano di che cosa si tratta e quali sono i tempi di attesa. Se non si è capito è una richiesta ufficiale che arriva da cittadini che pensano sia arrivato il tempo di un dialogo diretto con chi li amministra, pubblico e aperto ad eventuali critiche, non confinato negli ordini del giorno dei consigli comunali, e che spera divenga nel tempo una consuetudine (rimangano o meno gli attuali amministratori). Aspettiamo fiduciosi una data.

giovedì 23 ottobre 2008

A nome mio

di Ivan Vaghi

E’ doveroso specificarlo, quando scrivo qualcosa che viene pubblicato su questo blog con la mia firma parlo a titolo personale, non a nome del circolo PD di Solbiate né tantomeno a nome del PD in generale. Non so più nemmeno quante volte l’ho detto ma evidentemente non basta. Obiezione interna: il blog è un organo di partito e quindi quello che viene scritto deve essere condiviso dai membri. Non è stato specificato se all’unanimità, a maggioranza qualificata o a maggioranza semplice. Chiederò al gestore di questo blog di pubblicare (termine tecnico “postare”) questo mio intervento un’ultima volta dicendo veramente quello che penso prima di venire sottoposto, d’ora in poi, alle forche caudine del comitato di cultura popolare. Potrebbe quindi essere l’ultima volta che viene pubblicato qualcosa che non sia stato filtrato in qualche modo. Per quello che mi riguarda prometto comunque resistenza, resistenza, resistenza. Intendiamoci, e parlo a nome mio, io continuo ad avere rispetto e stima per ognuna delle persone che fanno parte del circolo e anche, ovviamente, per tutti i membri del partito a qualsiasi livello, ma si stanno sbagliando su due cose. La prima è che non hanno capito la potenzialità e soprattutto la filosofia blog. Avere un sito di opinione come questo vuol dire pubblicare in tempo reale o quasi, e consegnare alla pubblica discussione, qualsiasi argomento di interesse comune si dovesse manifestare, senza aspettare di emettere un resoconto di poche righe dopo due mesi quando ormai quello che doveva succedere è già successo e senza che i cittadini ne possano essere venuti a conoscenza. Questa non è una pubblicazione periodica che deve essere pubblicata con costi altissimi, che siano soldi pubblici o privati, dovendo rendere conto di quanto si scrive agli inserzionisti di riferimento (commerciali o politici). Questa è una bacheca in cui ognuno può appiccicare la propria idea a costo zero, senza dover rendere conto a nessuno del proprio spontaneismo o finanche della propria ingenuità politica, che sia benedetta. Ma forse è proprio questo che fa un po’ paura, oppure c’è ancora qualcuno che ha nostalgia della pagina dell’Unità affissa in sezione, quella dove magari era raccontata la legittimità dell’invasione sovietica di Budapest, che era un’immensa minchiata ma perlomeno ti dava la possibilità di vivere nella situazione rassicurante in cui non ti era richiesta un’opinione, ma solo di accettare quella “condivisa”, e quindi l’unica possibile. Per fortuna quei tempi sono passati ma forse qualcuno non se ne è ancora accorto. Ditemi, in tutta onestà, in una situazione come quella italiana in cui i partiti di sinistra o di centro sinistra hanno scarse possibilità di accedere ai mezzi di comunicazione di portata nazionale, che cosa rappresenta una maggiore potenzialità per il PD, un periodico cartaceo che richiede soldi, impegno, magari qualche compromesso, e che arriva quando ormai è vecchio o qualcosa che può essere immediatamente accessibile a chiunque dovunque si trovi? Che parla tra l’altro di cose che succedono in quel momento sotto il nostro naso e che può dare spazio a chiunque abbia qualcosa da dire e che può farlo subito, non fra due mesi. Un sito è qualcosa di sostanzialmente diverso da un periodico, non solo nella forma, ma anche nel sistema di comunicare, ed è giusto che sia così, altrimenti non avrebbe senso. Certo, per il momento siamo piccoli e ci leggono in pochi, ma io sto parlando di potenzialità, di visione a lungo termine, mi sto rivolgendo a quelle generazioni che fra un po’ di anni leggeranno il giornale sul web e non andranno a prenderlo in edicola, mi sto rivolgendo a quell’epoca prossima ventura in cui ci verrà chiesto di confrontarci con le nuove tecnologie e con i nuovi sistemi di fare comunicazione. Abbiamo già perso il treno delle televisioni, vogliamo fare ancora lo stesso maledetto errore? Pensate che Telemilano 58 la vedessero in molti prima che diventasse Mediaset?
Il secondo errore è pensare che ci possano essere opinioni sempre condivisibili da tutti. Noi del circolo ci troviamo in una situazione delicata, con simpatizzanti e/o tesserati presenti sia nella lista di maggioranza che di opposizione. E’ ovvio che un qualsiasi articolo che sia di critica per l’uno o per l’altro (o per entrambi), subirà il veto di qualcuno del circolo. E immaginatevi quando ci sarà la campagna elettorale, pensate a qualcosa davvero tanto diverso da un bavaglio? Pensate che l’obbligo di pubblicazioni condivise, oltre a rallentare drammaticamente la frequenza di pubblicazione possibile, possa davvero dare un qualcosa di più alla discussione? Secondo me qualcosa in meno, ma potrei sbagliarmi.
Io credo fermamente nella potenzialità delle persone e nel contributo che ognuno di noi può dare a livello pratico e a livello “intellettuale”, credo che prima o poi le persone se ne renderanno conto e cominceranno a crederci anch’esse, credo nella forza delle idee, credo nell’idea della politica e del fatto che la politica abbia bisogno di idee (soprattutto oggigiorno), credo nella partecipazione, nella responsabilità, nel rispetto e nella tolleranza, credo che a volte le scorciatoie fanno solo perdere tempo e che la matematica può anche essere un’opinione, credo che puoi perdere sempre ma quando riuscirai a vincere sapendo che non sei sceso a compromessi con la tua coscienza può essere il giorno più bello della tua vita, credo che non sia giusto vincere ad ogni costo, credo nella coerenza, credo nel “discorso della montagna” di Gesù, credo che chi soffre per la verità e la giustizia e poi perde non è necessariamente un perdente, credo che bisogna essere cauti nelle alleanze, credo che posso sbagliarmi su tutto ma che almeno qualche volta ho avuto sicuramente ragione, credo che il mondo sia migliorabile e che quelli che credono il contrario sono solo rassegnati e non più furbi, credo che il realismo possa essere un pericoloso compromesso tra pessimismo e ottimismo, credo che sia molto facile cadere dalla padella nella brace, credo che non me ne frega niente di diventare protagonista, credo nella democrazia e nella sacralità delle istituzioni pubbliche, credo nella laicità a qualunque costo, credo che destra e sinistra non siano la stessa cosa e credo che la sinistra sia molto meglio, credo nella necessità di contribuire a trasformare le persone in cittadini perché solo le menti che pensano possono difendersi da sole dagli assalti di una certa politica vampira e illusionista, credo nell’autocritica, nell’autoironia e nell’autorità accettata e non imposta, credo nelle regole e negli arbitri, ma anche che le richieste che vengono dal basso a volte hanno una nobiltà maggiore delle imposizioni dall’alto, credo insomma nelle peculiarità dell’individuo ma più ancora negli interessi comuni di tutti gli individui, e credo soprattutto, ditemi quello che volete, che come Marco van Basten non ce n’è più.
Opinione personale ovviamente.

venerdì 17 ottobre 2008

Ma non era liberista?

di Ivan Vaghi

Già, non era liberista il nostro premier? Adesso che predica la necessità degli aiuti di Stato per le aziende in difficoltà bisognerà che qualcuno gli spieghi il significato di liberismo e il significato delle politiche economiche di destra. Se anche Berlusconi mi diventa socialista allora comincio a non capirci più niente. E’ quello stesso Berlusconi che pochi giorni fa è andato a venerare Bush dicendogli che la sua politica, anche economica evidentemente, lo avrebbe fatto passare alla storia, nello stesso identico giorno in cui il premio Nobel per l’economia veniva assegnato a Krugman, feroce avversario del neo liberismo reaganiano di cui i Bush sono stati fedeli servitori (tra parentesi, secondo me i Bush non ci hanno mai capito niente di economia, ma questo è un altro discorso). Quando cioè il mondo economico, in preda ad una crisi devastante, si rende conto che bisogna cambiare atteggiamento e strategia, Berlusconi va nel Stati Uniti e dice esattamente il contrario.
Qualcuno però deve averlo informato della situazione mentre tornava a casa, così che, senza conoscere nessun tipo di vergogna, potesse avere la possibilità di smentire categoricamente se stesso e parlare di aiuti di Stato, l’esatto contrario del significato di liberismo. E’ quello stesso Berlusconi che fino all’altro ieri, e non in senso metaforico, ma proprio fino all’altro ieri, sosteneva le teorie liberiste del meno stato più mercato, che bisognava lasciare il mercato libero a se stesso, che bisognava privatizzare, ah già! dimenticavo, anche abbassare le tasse, soprattutto ai più ricchi. Mi piacerebbe sapere dal signor Berlusconi dove andrebbe a prendere tutte queste vagonate di miliardi di euro di aiuti di Stato se abbassasse davvero le tasse.
Da ieri però Berlusconi non è più liberista, è diventato socialista, fautore dell’intervento dello Stato in economia. Mi aspetterei che mettesse la falce e il martello sotto la bandiera di Forza Italia, ma non lo farà, concedetegli ancora per un po’ questo pudore. E d’altra parte non bisogna nemmeno essere troppo duri con lui, ha passato gran parte della sua vita a fare l’imprenditore, non aveva tempo per studiarsi la storia dell’economia e per scoprire che le ondate liberiste hanno sempre portato, inevitabilmente, alle catastrofi, così come nessuno gli aveva mai parlato di Keynes (forse Tremonti gli sta dando lezioni private sull’argomento), l’economista inglese che sosteneva la necessità del controllo statale sulle regole del mercato e dell’economia proprio per impedire improvvisazioni e derive speculative slegate dall’economia reale. Evidentemente Berlusconi è rimasto ancora alle prime lezioni, perché crede di avere capito che intervento statale in economia voglia dire soltanto prendere soldi pubblici e regalarli a chi li chiede, meglio se si tratta di banchieri o industriali incompetenti (o delinquenti) che hanno combinato solo disastri. Già, perché forse non ve ne siete accorti, ma stava per passare un decreto che avrebbe salvato le chiappe ai vari Tanzi, Geronzi, Cragnotti e compagnia, decreto che è stato per fortuna stoppato dal compagno Tremonti (se non si è capito sono in piena crisi esistenziale).
Quando Berlusconi farà il corso di Economia 2 gli spiegheranno anche che intervento statale vuole dire soprattutto regole, controllo, partecipazioni statali soprattutto in campo finanziario, legislazioni severe, un processo organico che lo stesso Berlusconi ha fatto di tutto per smantellare. Ve la devo ricordare io la depenalizzazione del falso in bilancio?
Nel frattempo i suoi amici della Lega, grandi statisti e attenti ai problemi del paese, cercano di sfruttare la confusione per far passare leggi razziste come l’istituzione di classi separate per gli stranieri e opponendosi alla distribuzione nelle scuole della Costituzione Italiana. Quello che possiamo fare adesso è sperare che i riflessi di questa crisi sull’economia reale (leggi inflazione, disoccupazione e cose così) non saranno troppo gravi, così come dobbiamo sperare che il nostro nuovo compagno Berlusconi abbia capito davvero la lezione e assieme ai suoi soci europei e mondiali si renda davvero conto che il capitalismo lasciato senza regole è solamente una bomba ad orologeria.
Ora, amici solbiatesi in maggioranza destrorsi e legaioli, anche voi, giustamente, ignari di filosofia politica e logiche di mercato, avete però ora la possibilità di stare un attimo a riflettere sui danni combinati dai vostri parlamentari di riferimento. I cittadini, che lo vogliano o no, hanno una grande responsabilità, verso se stessi e gli altri, e non possono continuare a fare finta di niente, perché prima o poi, inevitabilmente, i nodi al pettine ci arrivano. Se siete d’accordo, comunque la pensiate, venite a fare un salto al gazebo del PD domenica mattina dalle 9 e mezza dove c’è la pesa pubblica, provate a cominciare ad essere cittadini.

giovedì 9 ottobre 2008

Doverose precisazioni

di Stefano Catone

È da qualche giorno che finalmente, dopo una primavera ed un’estate “bollente”, sono cominciati i lavori di costruzione dei parcheggi a lato delle Scuole Elementari. Ho utilizzato l’avverbio “finalmente” non perché aspettassi con ansia l’inizio dei lavori, ma perché pensavo che l’abbattimento degli alberi avvenuto nella prima settimana di agosto avesse un senso: cominciare i lavori (se non addirittura terminarli) prima dell’inizio dell’anno scolastico. Mi ero sbagliato.

Ritengo necessaria una seconda puntualizzazione: sull’ultimo numero di “SolbiateOlonaInforma” del 3 ottobre 2008 appare, nell’ultima pagina, un articolo intitolato “Fra un anno le elezioni amministrative saranno già passate”, firmato da “Insieme per Solbiate” ed “Uniti per Solbiate”.
In esso si fa riferimento “all’avvallo dei partiti come premessa per ricevere consensi e legittimazioni”. Dato che di partiti a Solbiate Olona non si sente parlare dall’origine dei tempi, credo che tale affermazioni sia riferita al Circolo del Partito Democratico. Ci tengo a sottolineare che il PD di Solbiate non vive grazie alla rendita di un simbolo: un sito costantemente aggiornato che ha permesso la nascita di un genuino dibattito, l’incontro pubblico ad aprile prima delle elezioni politiche, il volantinaggio, i manifesti e i gazebo dimostrano un certo impegno sul campo, nonostante la nostra tenera età.
Per tornare alla questione del simbolo, credo che un simbolo dica molto riguardo i principi e le idee cui fa riferimento un gruppo di persone: noi siamo fieri del nostro simbolo e non temiamo nel mostrarlo e nell’identificarci in esso. Siamo espliciti: noi stiamo con il Partito Democratico. Non credo che lo stesso si possa dire del simbolo delle liste di minoranza firmatarie dell’articolo suddetto:


Lascio a voi il compito di trovare le somiglianze.

giovedì 2 ottobre 2008

Fannulloni...

di Ivan Vaghi

Da un po’ di tempo il ministro Brunetta sta imperversando sui media dedito al suo sport preferito, che sarebbe quello di cavalcare lo slogan populista-demagogico del “dagli al fannullone”. Secondo lui il dipendente statale medio è poco più di un parassita il cui unico scopo è quello di affossare le finanze italiane. Brunetta parla di meritocrazia, di lotta agli sprechi (in questo caso i salari, che però nel settore pubblico sono fermi da anni), di premiare i meritevoli e punire gli sfaccendati. Lodevole, lo facesse però sarebbe anche meglio. Qualcuno infatti non ha detto al ministro che i veri fannulloni sono i dipendenti pubblici assunti per clientelismi, raccomandazioni, parentele o peggio, e costoro, dal momento che sono intoccabili, possono tranquillamente continuare a farsi impuniti gli affari propri. Parlo per cognizione di causa dal momento che la pubblica amministrazione la conosco abbastanza. Gli unici che pagheranno le scelte restrittive del ministro saranno quelli che lavorano veramente, ad esempio i tanti ricercatori precari dell’università e degli enti sanitari che non verranno regolarizzati perché i posti di ruolo, a suo tempo, sono andati ai raccomandati e ai protetti di vario genere. E vi assicuro che le capacità individuali sono spesso l’ultima cosa di cui si tiene conto in questi casi.
Stiamo quindi parlando di un’attività di facciata, del solito fumo negli occhi buttato da gente che non ha veri argomenti e non ha nessuna idea di quali siano le strategie da adottare per ridurre la spesa pubblica senza influire sull’efficienza dei servizi. Volete un esempio? E’ notizia di oggi che la spesa pubblica a settembre è aumentata di 7 miliardi di euro rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Aumenta quindi il debito pubblico e gli interessi da pagare a carico degli italiani. Il motivo? L’aumento delle spese della pubblica amministrazione. Guarda un po’. Non c’è d’altronde da meravigliarsi in un paese in cui gli alleati del nostro governo assumono centinaia di consulenti e portaborse, spesso parenti o amici di amici, per i propri consiglieri comunali, provinciali e regionali. E’ successo in Sicilia se qualcuno si è perso la notizia, e il risultato è che il comune di Catania è in bancarotta e la regione Sicilia alla canna del gas. Federalismo fiscale? Quasi quasi mi convinco che è una buona idea, ma non so se Berlusconi a questo punto accetterebbe di perdere tutti i consensi che gli vengono dalla Sicilia, considerando che il tracollo di quella regione avrebbe come conseguenza la fine di un serbatoio di milioni di voti. Dobbiamo quindi veramente chiederci chi sono i veri fannulloni, se i precari del settore pubblico oppure quelli che cercano soluzioni semplicistiche a problemi complessi, e che ancora una volta stanno dimostrando di non essere all’altezza di gestire una situazione economica difficile e che richiede un vero intervento culturale, a cominciare da una classe politica, e soprattutto da un governo, che intende il suo ruolo solo come gestione del potere e non come mezzo per la risoluzione dei problemi.

mercoledì 17 settembre 2008

C'era una volta 2

di Ivan Vaghi

Sono stato fin troppo ottimista e portatore di speranze inadeguate. Pensavo che si potesse resistere un po’ di più…
Questo quanto riportano i giornali: “La crisi finanziaria più grave da un secolo, la definisce l'ex banchiere centrale Alan Greenspan. Governi e banche centrali annaspano, non trovano un argine, un punto d'arresto che blocchi la spirale dei crac”. Se vi sembra poco c’è anche: “Un panorama di guerra ieri mattina ha accolto Wall Street al risveglio da uno dei weekend più disastrosi della sua storia. Il paesaggio bancario americano ne è emerso sfigurato, amputato, con dei lugubri vuoti al posto di istituzioni un tempo potenti e venerate. Centomila posti di lavoro sono spariti, nel solo settore bancario, dall'inizio di questa crisi. Merchant banking, investment banking, security houses: tutti i mestieri della finanza moderna coincidevano con quei soggetti spazzati via in 48 ore”.
Volevo rassicurare quelli che pensano che siccome noi non viviamo a Manhattan non corriamo simili rischi: “L'Europa non è al riparo. Anche se il bubbone dei mutui scoppiò in America all'inizio dell'estate 2007, i germi della malafinanza sono ovunque e hanno già seminato danni in Europa: gli hedge fund Bnp Paribas chiusi per insolvenza; la bancarotta di Northern Rock a Londra; le voragini di perdite della svizzera Ubs”. E ci aggiungiamo anche il fallimento della più importante banca d’affari francese.
I più scaltri e informati obietteranno che il ’29 era un’altra cosa, dal momento che quella era un’epoca in cui il liberismo era una religione e gli interventi statali un’offesa ideologica, mentre adesso, grazie alle teorie keynesiane comunemente accettate dai governi, gli interventi dei vari ministeri del Tesoro e delle banche sovranazionali tipo quella europea e mondiale sono in grado di correggere gli squilibri del mercato. Una dimostrazione di questo sta nel fatto che gli Stati Uniti hanno recentemente privatizzato due tra le più importanti finanziarie del paese per evitarne il fallimento, gravando ovviamente sui contribuenti americani ma salvando non si sa quanti posti di lavoro. Ma se sul correggere gli squilibri siamo d’accordo, sul fermarli è tutta un’altra questione, forse ritardarli sì, impedire la catastrofe completa, ma nessuno pensi che ne usciremo indenni. Anche perché gli interventi statali saranno comunque limitati. Sentite questa: “Nonostante la perdita record di 500 punti del Dow Jones, la Borsa americana poteva crollare di più. Ma le percentuali dei ribassi non dicono molto. I numeri delle perdite azionarie sono falsati dalla frenetica attività di intervento delle banche centrali e dei colossi privati del credito. Se il Tesoro Usa ha dovuto cessare i salvataggi pubblici a spese del contribuente, per l'esplosione del debito pubblico a due mesi dall'elezione presidenziale, la Federal Reserve invece sta usando tutte le risorse a disposizione per arrestare il contagio del panico”. Avete capito bene, il Tesoro Usa ha dovuto cessare i salvataggi pubblici, e il motivo è che non ha più liquidità, e la poca che è rimasta servirà ad intervenire in qualche modo nei confronti delle industrie automobilistiche, che stanno registrando perdite catastrofiche e che tra poco entreranno in grave crisi.
Forse avete sentito parlare di globalizzazione, è qualcosa che riguarda soprattutto il mondo economico e ancor di più quello finanziario, e a questo ci aggiungiamo che dal ’45 l’economia italiana è legata a doppio filo a quella statunitense. Quello che succede in America prima o poi succederà anche qui, siamo solo, come per tutte le cose, semplicemente un po’ in ritardo. Certo nessuno ve lo racconta sui giornali o alla televisione, nessuno vi ha detto che i dati di vendite della FIAT sono in picchiata, e nessuno vi ha detto che le nostre banche non sono e non possono essere autonome e che quindi risentiranno della crisi finanziaria, presto o tardi. Non ve lo dicono perché stanno cercando di prendere tempo, e hanno bisogno di tempo per cercare di liberarsi, per quanto possibile, delle loro palle al piede. Lo hanno già fatto con Parmalat, con i bond argentini, con la Cirio, con tutte le azioni, le obbligazioni e i fondi che presto sarebbero stata carta straccia e che hanno scaricato sui poveri cristi che avevano due soldi da investire. Siccome nessuno ha mai loro contestato niente ci riproveranno di sicuro. Solo che qui siamo a tutt’altro livello e non so se il giochino gli riuscirà ancora, sicuramente alcune delle nostre banche entreranno in crisi e rischieranno di fallire, a meno che ci sia il solito intervento governativo, così come è avvenuto in America. Ma come in America il nostro Tesoro avrà già il suo daffare a scaricare sui contribuenti le perdite di Alitalia per non parlare di quelle future della FIAT, e non potrà comunque avere molta liquidità a disposizione, anche perché il debito pubblico è di solito sostenuto dalla banche, ma se sono proprio le banche ad entrare in crisi allora è veramente un casino.
Ve lo concedo, vi ho prospettato l’ipotesi più infausta, che vuol dire una situazione di collasso finanziario che non può non avere ripercussioni sull’economia reale (la recessione porta all’aumento di disoccupazione che porta alla diminuzione dei consumi che porta al fallimento delle industrie che porta ad altra disoccupazione e così via), ma se avessi ragione? Le premesse ci sono tutte e il processo sembra essersi avviato. Può essere che una sera accendiate la televisione e il telegiornale vi dirà cose che non avreste mai voluto sentire, e i nostri giornalisti faranno finta di sorprendersi, così come i nostri politici, che nel frattempo hanno preferito andare a Porta a Porta a dialogare amabilmente con Miss Italia e la campionessa olimpionica di scherma (si tratta di Berlusconi caso mai vi sia sfuggito). Non pensate che sarebbe il caso di avere altro cui pensare, date le circostanze? Vi lascio con la confessione di un broker di Wall Street rimasto senza lavoro, provate a fare un giochino e pensate che stia parlando della situazione politica italiana: "Forse era giusto che finisse così, per ricordare a Wall Street che la furbizia non vince sempre, che non si può pretendere di vendere qualunque cosa solo perché si è capaci di impacchettarla bene. Forse è un atto catartico, forse può servire a ripartire più sani".

lunedì 15 settembre 2008

Prima che sia troppo tardi

di Ivan Vaghi

Nel nostro scombinato paese ci può anche capitare di sentire il ministro della difesa pronunciare parole di accorato ricordo rivolte ai militari della Repubblica di Salò, e il sindaco della nostra capitale difendere l’esperienza storica del fascismo. Considerando da dove vengono questi personaggi non c’è da stupirsi, è già più stupefacente che, a parte qualche esponente del PD e il Presidente della Repubblica, non ci sia stato nessuno che sia insorto con indignazione. Giusto per dare un paio di informazioni: la Repubblica Sociale (o Repubblica di Salò), estremo tentativo di Mussolini di rimanere a capo di un qualche governo dopo l’armistizio firmato dall’Italia, NON rappresentava legalmente la cittadinanza italiana, perché il re Vittorio Emanuele, personaggio peraltro imbarazzante, aveva revocato a Mussolini l’incarico di governo e lo aveva conferito a Badoglio, che aveva deciso di firmare l’armistizio. La revoca dell’incarico era nei pieni diritti del re in ottemperanza alle leggi in vigore, volute e approvate dallo stesso governo fascista. Questo vuol dire che il solo governo legittimo era quello di Badoglio (era stato riconosciuto da tutto il mondo compreso il governo fascista spagnolo di Franco), che la Repubblica Sociale si era resa responsabile di un colpo di stato, con l’aiuto dei carri armati tedeschi, e che non aveva legittimità internazionale (era stato riconosciuto solo da Germania e Giappone, le due nazioni alleate di Mussolini). La Repubblica Sociale operava in una situazione in cui a comandare davvero non era Mussolini, ma Kesserling, capo delle forze armate tedesche in Italia, Wolff, capo della polizia, e Rahn, plenipotenziario politico, che vagliava le direttive della Repubblica facendo passare solo quelle gradite ai tedeschi. Il proclama di fondazione dello Repubblica Sociale prevedeva l’indivisibilità della Patria, peccato che dopo l’8 settembre la Germania si fosse annessa dei territori (Alto Adige e parte del Friuli) senza che Mussolini avesse niente da dire in proposito, così come non ebbe niente da dire sulle deportazioni di civili italiani verso le fabbriche della Germania (mezzo milione di persone, mica bruscolini), per non parlare della trafugazione di materie prime, manufatti, materiale di ogni genere (perfino le traversine dei binari) e tutto quello che poteva servire allo sforzo bellico tedesco, oltre alle già scarse risorse finanziarie del nostro paese. La Repubblica Sociale ha combattuto al fianco di un paese invasore, la Germania appunto, che si stava rendendo responsabile di crimini assurdi e orrendi, come le stragi di civili delle Fosse Ardeatine, di Sant’Anna di Stazzema, di Marzabotto e di tante altre in cui donne, uomini, vecchi e bambini sono stati massacrati nei modi più orrendi (per chi vuole stare male si faccia una semplice ricerca in rete), senza che Mussolini o chi per lui avesse niente da dire in proposito. Uno degli “uffici” della Repubblica Sociale si chiamava Ufficio Razza, e aveva il compito di mettere in pratica le direttive tedesche relative alla deportazione e allo sterminio degli ebrei. Tanto per restare in tema, uno degli impiegati di questo ufficio si chiamava Giorgio Almirante, che poi diventerà segretario dell’MSI e nume tutelare di un certo Pino Rauti (a suo tempo arrestato per la strage di Piazza della Loggia a Brescia e per altre “cosucce” del genere) che avrà a sua volta l’orgoglio di diventare suocero di Alemanno, guarda un po’, il sindaco di Roma. Ripeto, è difficile stupirsi di certi atteggiamenti e certe prese di posizione, ma più difficile ancora è mandare giù il concetto che questa offensiva revisionista avvenga nella quasi totale indifferenza della gente, a partire dai personaggi istituzionali. Perché, a parte il nostro Presidente, nessuno dei personaggi più importanti della Repubblica, il Presidente del Consiglio, i Presidenti della Camera e del Senato, tutti i leader dei partiti di maggioranza e i governatori delle regioni di centro destra, ha detto una sola parola di condanna verso questi veri e propri insulti rivolti a quelli che hanno veramente combattuto, e sono morti spesso uccisi dalle milizie repubblichine, per la libertà e la democrazia nel nostro paese. La Resistenza è stato il motivo per cui ex-neofascisti hanno la possibilità di avere responsabilità di governo, ma a loro evidentemente questo non basta, vogliono stravincere e lavorano per cancellare il ricordo di quella loro sconfitta che evidentemente ritengono una usurpazione del destino e non un atto di giustizia storica. Purtroppo non c’è, come ripeto, reazione, e ce ne sarà sempre meno, perché chi conserva la vera memoria di quel periodo è sempre più vecchio e stanco. Devo per forza riportare l’esperienza vissuta poco tempo fa, in occasione delle cerimonie del 25 aprile a Solbiate (colgo comunque l’occasione per ringraziare l’amministrazione che si sforza di mantenere il ricordo della Liberazione, anche se non ho visto moltissimi consiglieri o esponenti della Giunta). E’ stato invitato un ex partigiano ed ex deportato, che doveva raccontare la sua esperienza e la sua storia a una platea di cittadini convenuti nel centro socio culturale. Purtroppo si è avuta la malaugurata idea di far coincidere questo incontro con una specie di concerto dei ragazzi delle scuole medie, che non erano stati preparati all’incontro e a cui non fregava niente di quello che diceva quel vecchio noioso con il fazzoletto rosso delle Brigate Garibaldi al collo. Hanno fatto talmente tanto casino che si è dovuto interrompere il racconto. Non temete, non si è indignato nessuno, anzi, erano tutti sollevati che il vecchio partigiano avesse finito anzitempo, perché era molto più importante sentire dei ragazzini che massacravano onorati brani musicali in un contesto completamente sbagliato. Siamo a questo ormai, alla noia del ricordo che prepara la strada alla manipolazione della verità. Spero solo che non sia troppo tardi.

lunedì 8 settembre 2008

Veltroni dal palco: facciamo come a Varese


Il leader del Pd elogia l’iniziativa dei politici locali a disposizione dei cittadini nel mese di agosto

Firenze - Un son­daggio dà il Pd in calo, Parisi lo piccona e nel partito le critiche sembrano superare gli applausi. Ma Walter Vel­troni non alza bandiera bianca e, rincuorato dal pienone alla Festa dei Democratici a Firenze, sferza chi lo attacca e tende la mano a chi, co­me Massimo D'Alema e Franco Marini, gli offre aiuto: «Ho il dovere di coinvolgere tutti, ma vorrei ci fosse uno spirito di squadra», è l'appello del leader democratico che, in caso di fallimento. ve­de il rischio di «una diaspora inconciliabile» nel centrosinistra. Non so­no giorni facili per il se­gretario del Pd e forse la commozione che lo pren­de sul palco quando par­la degli «immigrati in fu­ga dalla fame». tradisce anche la tensione. E, durante l'intervista con Mentana, cita anche il modello Varese: un esempio da seguire l'ini­ziativa di vicinanza ai cit­tadini nel mese di ago­sto. Firenze lo accoglie con calore, come speri­menta Veltroni già in mattinata, arrivando al­la Festa prima di andare al ricevimento per il ma­trimonio di Jovanotti. «La base del partito è più avanti dei suoi diri­genti», si rincuora il lea­der che non riesce a ca­pacitarsi del fatto che, come sempre è accadu­to nella storia del centro sinistra, dopo la sconfit­ta parte «uno psicodramma senza fine» e che invece di «ripartire da uno straordinario 34%» si avvia «una di­scussione senza fine» con durissimi attacchi al vertice. «Ci sono dirigen­ti - sostiene Veltroni chiamando in causa Ar­turo Parisi - che tirano bordate per finire sui giornali e non capiscono che danneggiano il parti­to. Dire che Berlusconi è meglio di me è un'offesa al popolo del 34%, chi di­rige ha responsabilità più alte, non solo privile­gi». Quasi un benservito all'ex ministro della Dife­sa, ma è un'apertura quella offerta alla dispo­nibilità di big come D'Alema e Marini: «Va benissimo, è mio interesse di segretario e dobbia­mo coinvolgere tutti». Anche se una condizio­ne c'è: «Vorrei che ci fos­se uno spirito di squadra, sia che si vinca, sia che si perda», afferma Veltroni, ricordando l'in­gratitudine di quanti un minuto dopo la sconfitta passarono dal grazie al silenzio. E poi «per co­struire il Pd del futuro e non del passato, per me il principale problema è far avanzare una nuova generazione di dirigenti politici». Anche per questo, incontrando un gruppo di giovani romani che hanno steso sotto al palco uno striscione con su scritto:' «Noi giovani troppo avanti. .. E il partito?», assicura loro che avranno più spazio. I militanti, che. ormai non si chiamano più compagni, applaudono e il segretario dei Democratici guarda avanti: «La confusione è norma­le, ma ora si apre una fa­se nuova», bisogna tor­nare tra la gente e co­struire un'opposizione che faccia «tornare l'in­dignazione politica e mo­rale» verso il governo e riporti alla vittoria. Per­chè, se «Di Pietro caval­ca la tigre» del giustizia­lismo e «ha stracciato il nostro patto elettorale», il Pd resta un'opposizio­ne che «non dà colpi bas­si» a Berlusconi, che de­nuncia ma «tiene un filo di equilibrio» e che, «ol­tre al fronte del no, por­terà il 25 ottobre in piaz­za anche la proposta». E la prima Veltroni la an­nuncia illustrando un pacchetto per le fami­glie, per arginare la «la crisi dei consumi».
La Prealpina – 7 settembre 2008


Marantelli: orgogliosi di questo riconoscimento

(e.spa.) Quando gli esponenti varesini del Pd hanno invitato i cittadini rimasti in città nel mese di agosto a chiamarli e a segnalare bisogni e disagi, forse qualcuno ha sorriso e ha pensato: tanto van­no tutti in vacanza. Invece no. Non solo i telefoni dei politici hanno squillato, ma la loro iniziativa è diventata ufficialmen­te - con le parole di ieri di Veltroni - un modello per il partito a livello nazionale. Decisamente soddisfatto Daniele Marantelli, uno degli ideatori dell'iniziativa. «le parole di Veltroni - dice - sono moti­vo di grande soddisfazione perchè so­no il riconoscimento del valore di una buona idea e di un metodo che vuole privilegiare "attenzione ai cittadini e ai loro bisogni. Abbiamo voluto dare una ri­sposta concreta alla solitudine, resa parti­colarmente evidente nel mese di ago­sto. Il mio telefono è squillato parecchio e, pur senza promesse vane, credo sia stato importante soprattutto ascoltare le esigenze e i bisogni delle persone. Ci sono stati posti quesiti e problemi con­creti a cui siamo chiamati a trovare risposte adeguate. Credo debba essere questa la forza di un partito popolare co­me il nostro. lo credo che le individualità siano sacrosante ma debbano essere utilizzate per fare gioco di squadra, che ultimamente non sempre c'è stato. Se saremo in grado di seguire questo metodo i risultati arriveranno».

mercoledì 27 agosto 2008

Il nostro posto

di Concita De Gregorio

Sono cresciuta in un Paese fantastico di cui mi hanno insegnato ad
essere fiera. Sono stata bambina in un tempo in cui alzarsi a cedere
il posto in autobus a una persona anziana, ascoltare prima di parlare,
chiedere scusa, permesso, dire ho sbagliato erano principi normali e
condivisi di una educazione comune. Sono stata ragazza su banchi di
scuola di città di provincia dove gli insegnanti ci invitavano a casa
loro, il pomeriggio, a rileggere ad alta voce i testi dei nostri padri
per capirne meglio e più piano la lezione. Sono andata all'estero a
studiare ancora, ho visto gli occhi sbigottiti di coloro a cui dicevo
che se hai bisogno di ingessare una frattura, nei nostri ospedali, che
tu sia il Rettore dell'Università o il bidello della Facoltà fa lo
stesso, la cura è dovuta e l'assistenza identica per tutti. Sono stata
una giovane donna che ha avuto accesso al lavoro in virtù di quel che
aveva imparato a fare e di quel che poteva dare: mai, nemmeno per un
istante, ho pensato che a parità di condizioni la sorte sarebbe stata
diversa se fossi stata uomo, fervente cattolica, ebrea o musulmana,
nata a Bisceglie o a Brescia, se mi fossi sposata in chiesa o no, se
avessi deciso di vivere con un uomo con una donna o con nessuno.

Ho saputo senza ombra di dubbio che essere di destra o di sinistra
sono cose profondamente diverse, radicalmente diverse: per troppe
ragioni da elencare qui ma per una fondamentale, quella che la nostra
Costituzione – una Costituzione antifascista - spiega all'articolo 2,
proprio all'inizio: l'esistenza (e il rispetto, e il valore, e
l'amore) del prossimo. Il "dovere inderogabile di solidarietà" che non
è concessione né compassione: è il fondamento della convivenza. Non
erano mille anni fa, erano pochi. I miei genitori sapevano che il mio
futuro sarebbe stato migliore del loro. Hanno investito su questo –
investito in educazione e in conoscenza – ed è stato così. È stato
facile, relativamente facile. È stato giusto. Per i nostri figli il
futuro sarà peggiore del nostro. Lo è. Precario, più povero, opaco.

Chi può li manda altrove, li finanzia per l'espatrio, insegna loro a
"farsi furbi". Chi non può soccombe. È un disastro collettivo, la più
grande tragedia: stiamo perdendo la fiducia, la voglia di combattere,
la speranza. Qualcosa di terribile è accaduto negli ultimi vent'anni.
Un modello culturale, etico, morale si è corrotto. La politica non è
che lo specchio di un mutamento antropologico, i modelli oggi vincenti
ne sono stati il volano: ci hanno mostrato che se violi la legge basta
avere i soldi per pagare, se hai belle le gambe puoi sposare un
miliardario e fare shopping con la sua carta di credito. Spingi, salta
la fila, corrompi, cambia opinione secondo la convenienza, mettiti al
soldo di chi ti darà una paghetta magari nella forma di una bella
presidenza di ente pubblico, di un ministero. Mettiti in salvo tu da
solo e per te: gli altri si arrangino, se ne vadano, tornino a casa
loro, crepino.

Ciò che si è insinuato nelle coscienze, nel profondo del Paese, nel
comune sentire è un problema più profondo della rappresentanza
politica che ha trovato. Quello che ora chiamiamo "berlusconismo" ne è
stato il concime e ne è il frutto. Un uomo con un potere immenso che
ha promosso e salvato se stesso dalle conseguenze che qualunque altro
comune cittadino avrebbe patito nelle medesime condizioni - lo ha
fatto col denaro, con le tv che piegano il consenso - e che ha intanto
negli anni forgiato e avvilito il comune sentire all'accettazione di
questa vergogna come fosse "normale", anzi auspicabile: un modello
vincente. È un tempo cupo quello in cui otto bambine su dieci, in
quinta elementare, sperano di fare le veline così poi da grandi
trovano un ricco che le sposi. È un tempo triste quello in cui chi è
andato solo pochi mesi fa a votare alle primarie del Partito
Democratico ha già rinunciato alla speranza, sepolta da
incomprensibili diaspore e rancori privati di uomini pubblici.

Non è irrimediabile, però. È venuto il momento di restituire ciò che
ci è stato dato. Prima di tutto la mia generazione, che è stata
l'ultima di un tempo che aveva un futuro e la prima di quello che non
ne ha più. Torniamo a casa, torniamo a scuola, torniamo in battaglia:
coltivare i pomodori dietro casa non è una buona idea, metterci la
musica in cuffia è un esilio in patria. Lamentarsi che "tanto, ormai"
è un inganno e un rifugio, una resa che pagheranno i bambini di dieci
anni, regalargli per Natale la playstation non è l'alternativa a una
speranza. "Istruitevi perché abbiamo bisogno di tutta la vostra
intelligenza", diceva l'uomo che ha fondato questo giornale. Leggete,
pensate, imparate, capite e la vita sarà vostra. Nelle vostre mani il
destino. Sarete voi la giustizia. Ricominciamo da qui. Prendiamo in
mano il testimone dei padri e portiamolo, navigando nella complessità
di questo tempo, nelle mani dei figli. Nulla avrà senso se non potremo
dirci di averci provato.

Questo solo posso fare, io stessa, mentre ricevo da chi è venuto prima
di me il compito e la responsabilità di portare avanti un grande
lavoro collettivo. L'Unità è un pezzo della storia di questo Paese in
cui tutti e ciascuno, in tempi anche durissimi, hanno speso la loro
forza e la loro intelligenza a tenere ferma la barra del timone.
Ricevo in eredità - da ultimo da Furio Colombo ed Antonio Padellaro –
il senso di un impegno e di un'impresa. Quando immagino quale potrebbe
essere il prossimo pezzo di strada, in coerenza con la memoria e in
sintonia con l'avvenire, penso a un giornale capace di parlare a tutti
noi, a tutti voi di quel che anima le nostre vite, i nostri giorni: la
scuola, l'università, la ricerca che genera sapere, l'impresa che
genera lavoro. Il lavoro, il diritto ad averlo e a non morirne. La
cura dell'ambiente e del mondo in cui viviamo, il modo in cui
decidiamo di procurarci l'acqua e la luce nelle nostre case, le
politiche capaci di farlo, il governo del territorio, le città e i
paesi, lo sguardo oltreconfine sull'Europa e sul mondo, la solidarietà
che vuol dire pensare a chi è venuto prima e a chi verrà dopo, a chi è
arrivato da noi adesso e viene da un mondo più misero e peggiore,
solidarietà fra generazioni, fra genti, fra uguali ma diversi. La
garanzia della salute, del reddito, della prospettiva di una vita
migliore. Credo che per raccontare la politica serva la cronaca e che
la cronaca della nostra vita sia politica. Credo che abbiamo avuto a
sufficienza retroscena per aver voglia di tornare a raccontare, meglio
e più onestamente possibile, la scena. Credo che la sinistra, tutta la
sinistra dal centro al lato estremo, abbia bisogno di ritrovarsi sulle
cose, di trovare e di dare un senso al suo progetto. Il senso, ecco.
Ritrovare il senso di una direzione comune fondata su principi
condivisi: la laicità, i diritti, le libertà, la sicurezza, la
condivisione nel dialogo. Fondata sulle cose, sulla vita, sulla
realtà. C'è già tutto quello che serve. Basterebbe rinominarlo,
metterlo insieme, capirsi. Aprire e non chiudere, ascoltarsi e non
voltarsi di spalle. È un lavoro enorme, naturalmente. Ma possiamo
farlo, dobbiamo. Questo giornale è il posto. Indicare sentieri e non
solo autostrade, altri modi, altri mondi possibili. Ci vorrà tempo.
Cominciamo oggi un lavoro che fra qualche settimana porterà nelle
vostre case un quotidiano nuovo anche nella forma. Sarà un giornale
diverso ma sarà sempre se stesso come capita, con gli anni, a ciascuno
di noi. L'identità, è questo il tema. L'identità del giornale sarà
nelle sue inchieste, nelle sue scelte, nel lavoro di ricerca e di
approfondimento che - senza sconti per nessuno - sappia spiegare cosa
sta diventando questo paese; nelle voci autorevoli che ci suggeriscano
dove altro sia possibile andare, invece, e come farlo. Sarà certo, lo
vorrei, un giornale normale niente affatto nel senso dispregiativo, e
per me incomprensibile, che molti danno a questo attributo: sarà un
normale giornale di militanza, di battaglia, di opposizione a tutto
quel che non ci piace e non ci serve. Aperto a chi ha da dire, a tutti
quelli che non hanno sinora avuto posto per dire accanto a quelli che
vorranno continuare ad esercitare qui la loro passione, il loro
impegno. Non è qualcosa, come chiunque capisce, che si possa fare in
solitudine. C'è bisogno di voi. Di tutti, uno per uno. Non ci si può
tirare indietro adesso, non si deve. È questa la nostra storia, questo
è il nostro posto.

venerdì 15 agosto 2008

Intervento di Daniele Marantelli

*Umberto Bossi* lo ha chiamato di prima mattina, ma non è dato sapere
l'oggetto della telefonata. Era una chiamata attesa e non solo nella
sede del Partito democratico di Varese. Il ministro padano è in partenza
per Ponte di Legno. *Daniele Marantelli*, deputato del Pd, partirà dopo
Ferragosto. «Io amo il confronto. Ci sentiamo spesso, soprattutto dopo
la sua malattia. Un calvario che io ho vissuto con mia madre» dice il
deputato del Pd.
Le larghe intese tra i due ci sono sicuramente sul piano umano. Su
quello politico, invece, sono affidate alla mobilità del dito medio del
padre della Lega Nord.

Marantelli, anziché pensare alla spiaggia, consegna ai giornalisti un
decalogo sulla finanziaria del Governo Berlusconi, mettendo in fila una
serie di punti negativi. Si parte dall'inflazione che, attestatasi a
luglio tra il 6 e il 7 %, erode giorno dopo giorno i redditi dei
lavoratori e dei pensionati italiani. «Aumenta tutto -- dice Marantelli
--. Non c'è stata alcuna riduzione della pressione fiscale e i tagli
previsti vanno a colpire la qualità e la quantità dei servizi sociali,
della scuola, della ricerca e della sicurezza. Un esempio? Hanno parlato
dei grembiulini e hanno nascosto il taglio di 80 mila insegnanti».

Le infrastrutture, vero cavallo di battaglia di Marantelli, non stanno
meglio. La strigliata questa volta riguarda anche la Regione Lombardia.
«Non sono previsti finanziamenti per il collegamento ferroviario
*Rho-Gallarate* che in vista *dell'Expo 2015* è una infrastruttura
indispensabile per collegare Malpensa. Lo stesso discorso vale per il
completamento delle tangenziali di Varese e Como, anche se l'assessore
*Raffaele Cattaneo* (Pdl), arrampicandosi sugli specchi, ha detto che
questo aspetto non influirà sull'apertura dei cantieri. La verità è che
l'unico federalismo infrastrutturale l'abbiamo realizzato noi.
Berlusconi ha tolto *290 milioni di euro* alle piccole e medie imprese
del nord per finanziare Alitalia».

La lista marantelliana è lunga e comprende: la concessione per le
autostrade che privilegia i poteri forti a danno dei pendolari, il
rinvio della *class action* , la
scomparsa dall'agenda del governo dell'abolizione del «*massimo
scoperto*», il rincaro dei mutui, i tagli dei servizi che i comuni
saranno costretti a fare dopo l'abolizione dell'Ici (solo parzialmente
rimborsata dallo Stato). Prossimamente il deputato del Pd presenterà un
disegno di legge, insieme al collega di partito *Maino* *Marchi*, sul
passaggio della gestione della rete stradale dall'Anas alle province.

lunedì 4 agosto 2008

La rivoluzione sussurrata

di Ivan Vaghi


Il termine è sicuramente passato di moda, relegato nella soffitta del politicamente scorretto. Chi mai può parlare di rivoluzione ormai? In fondo le rivoluzioni servono solo a sostituire una tirannia con un’altra, non è così che si dice? La parola rivoluzione però non indica solamente il sovvertimento di un ordine politico, ma in generale sta ad indicare un mutamento profondo che comporta il superamento di un modello precedente per far posto ad un nuovo modello, e non c’è niente di politicamente scorretto in questo, purché il modello precedente sia sbagliato. Tenete a mente questo concetto e pensate a quanti modelli sbagliati stanno intorno a voi. A questo punto pensate a cosa sarebbe necessario fare per sovvertire questo modello con uno nuovo, e vi sorprenderete a realizzare quanto sia facile fare le rivoluzioni.
Ma pensatelo a bassa voce, oppure sussurratelo appena, che magari poi va a finire che qualcuno ci crede.
Mettere la propria spazzatura negli spazi appositi e non buttarla dal finestrino dell’auto o abbandonarla in modo da rendere il nostro verde un immondezzaio aggiunto è una semplicissima rivoluzione, alla portata di tutti. Non servirebbero più puliture straordinarie, giornate ecologiche o cose del genere.
Leggere il giornale o comunque informarsi di quello che succede intorno a noi è una semplicissima rivoluzione, perché, come diceva quel tale, che di rivoluzioni se ne intendeva: “la verità vi renderà liberi” (Giovanni 8,32), ma la verità, da che mondo è mondo, non è mai stata fornita tanto facilmente, perché i popoli liberi sono sempre stati guardati con sospetto. Se volete essere liberi dovete guadagnarvi la verità e non accontentarvi delle prime notizie che vi vengono fornite. L’alternativa a questa semplice rivoluzione è una libertà a sovranità limitata, che è come dire avere una Ferrari con il motore di una cinquecento (di quelle vecchie).
Anche il non rassegnarsi è rivoluzionario, non rassegnarsi a tutto quello che ci hanno fatto passare come inevitabile, o peggio come frutto di ingegno, come le raccomandazioni, la corruzione, i silenziosi soprusi delle banche, una burocrazia che serve solo a mantenere se stessa, e ci aggiungo i politici che pensano solo ai loro interessi, così restiamo in tema. Non occorre rassegnarci, non ci serve, anzi, ci fa del male. Non credete a quelli che vi dicono che tanto è sempre andata così e non c’è niente da fare, perché già il non crederci è una semplicissima rivoluzione. Sussurratela a chi vi sta vicino, “non abbiate paura!” (Giovanni Paolo II), e stiamo già sul 2 a 0 tra cattolicesimo e marxismo, giusto per far capire che la rivoluzione non è necessariamente qualcosa di brutto (e comunque neanche il marxismo lo è, accetto repliche…).
Anche pagare le tasse è rivoluzionario, e lo so anche io che vi hanno fatto passare l’idea che evadere le tasse è giusto e magari benedetto, ma non è così. Chi evade le tasse e poi va in ospedale a farsi curare gratuitamente è un ladro, chi evade le tasse e poi manda i figli alla scuola pubblica è un ladro, chi evade le tasse e poi si lamenta che non c’è abbastanza polizia in giro è in stato confusionale, chi evade le tasse e si vanta di farlo è un delinquente. E’ capitato a tutti di sentirsi dire dall’idraulico o dall’elettricista di turno che il lavoro costa duecento euro in nero e trecento con la fattura, ce lo fanno passare come un favore e noi magari siamo pure grati. Si dimenticano di dire che a volte centocinquanta erano pure troppi per il lavoro che hanno fatto, per la serie cornuti e mazziati, così tocca a quelli che non evadono pagare la scuola e la sanità anche per queste persone. Sussurratelo a chi vi sta vicino che c’è una semplicissima rivoluzione a portata di mano, e cioè che l’unico modo per avere tasse meno alte è costringere tutti a pagarle. Non credete a quelli che dicono che prima bisogna abbassarle perché poi, quando saranno più basse, saranno tutti incentivati a non evadere. E’ una fesseria, ci aveva già provato Reagan negli Stati Uniti negli anni ’80, aveva abbassato le tasse e il paese era finito in una crisi finanziaria terribile, perché chi non paga le tasse continuerà a non pagarle, quale che sia l’aliquota imposta. Anzi, agli occhi della legge la colpa sarà meno grave perché il dovuto sarà inferiore.
Ci sono mille altre semplici rivoluzioni a portata di mano, basta decidere di “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” (3 a 0…), basta capire che tutti hanno un ruolo in qualsivoglia processo storico, che lo si voglia o no, per cui tanto vale cercare di superare modelli sbagliati, soprattutto se sono così a portata di mano. Ditelo sottovoce, ma ditelo, anche a chi vi sta vicino, senza dimenticare però che non sarà mai finita, perché “le rivoluzioni o sono permanenti o non sono rivoluzioni” (Trotzkji, 3 a 1…).


Don't you know?
They're talkin' about a revolution
It sounds like whisper

Non senti?
Stanno parlando di una rivoluzione
Sembra un sussurro

Tracy Chapman

giovedì 24 luglio 2008

Qualcuno si è fatto da solo...

Il caldo è arrivato e il sole splende: forse è meglio cominciare con un po' di sana e divertente satira:



Ho raccolto qualche articolo sull'operato del Governo Berlusconi. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli italiani.

Iniziamo con una panoramica del piano economico triennale.

E passiamo a qualche commento:
- Presunti tagli ai fondi per gli statali
- Dopo tanto parlare di sicurezza: tagli alle forze dell'ordine
- Come già accennato in un posto precedente: Sanità
- Università
- Scuola (dell'obbligo?)

Cosa ne pensa il Partito Democratico

domenica 20 luglio 2008

Dedicato ai giovani

"I giovani pensano che la politica sia una cosa sporca, traditrice, ma
non è così.
Sono gli uomini che tradiscono, che rubano, che la sporcano.
La politica è la miglior cosa che possa fare un uomo,
però una politica fatta con etica, con serietà, con amore.

Credo che i giovani abbiano il dovere di far politica,
perché saranno loro i prossimi governanti,
e devono sentire la gioia che c'è nel far politica,
devono sentire la gioia che c'è nell'offrire il proprio impegno all'altro.

Devono sentire che "l'altro sono io", perché far politica è questo.

Noi abbiamo promesso ai nostri figli di non abbandonarli,
e strada facendo stanno nascendo altri figli.(…)
Noi non diamo per morti i nostri figli, crediamo che vivano in ogni persona che
lotta"

Parole di Hebe de Bonafini, Madres de Plaza de Mayo
nel libro "Le Pazze" di Daniela Padoan


martedì 15 luglio 2008

C’era una volta

di Ivan Vaghi



C’era una volta un grande paese, che si chiamava Stati Uniti d’America, potente e industrializzato, che aveva talmente tanta fiducia in se stesso che non si preoccupò di controllare la programmazione economica del suo sistema finanziario, tanto che a un certo punto le banche entrarono in crisi. Le industrie infatti producevano sempre di più, e per sviluppare i consumi le banche avevano cominciato a concedere crediti a privati senza garanzie. Quando però le banche si resero conto che i crediti faticavano a rientrare perché i privati erano arrivati oltre la soglia massima delle proprie possibilità di acquisto, i crediti stessi non vennero più concessi, cosa che causò un accumulo dei prodotti. La presenza sul mercato di una grande quantità di merce causò il crollo dei prezzi perché le aziende erano costrette a liberarsi delle scorte per poter sopravvivere.
Era già da un paio di anni che i segnali andavano in quel senso, ma nonostante ciò le banche continuavano a concedere crediti sia ai privati che alle industrie che, non avendone bisogno, li reinvestivano sia in borsa, determinando un aumento del valore dei titoli al di là dei riscontri industriali dei titoli stessi, sia nel settore immobiliare. Solo che per vendere le case, e quindi rientrare dagli investimenti, le banche concessero mutui senza garanzie. Un giorno le aziende non ce la fecero più e ci fu una vendita in massa dei titoli, la borsa crollò in un tiepido mattino di ottobre e le banche cominciarono a fallire, avendo esse stesse grandi quantità di azioni e una grande quantità di capitali immobilizzati nei mutui, che però non venivano onorati. Fallirono ovviamente anche numerose aziende, nonostante in un primo tempo fossero state costrette a far crollare i prezzi per liberarsi delle scorte. La chiusura delle aziende fece aumentare la disoccupazione e diminuire ulteriormente i consumi, facendo così accelerare il processo.
Molti paesi europei, dipendenti in modo stretto dall’economia americana, ne risentirono, soprattutto perché ci fu una scelta protezionistica da parte degli Stati Uniti che limitò le esportazioni europee.
In tutto il mondo occidentale ci furono anche conseguenze politiche alla crisi economica, perché i gravi disordini sociali determinati dall’aumento della disoccupazione e dalla diminuzione del potere d’acquisto dei salari portarono i vari governi a deviare su posizioni più autoritarie, cosa che determinò rivoluzioni, scontri e in alcuni casi vere e proprie dittature.
Non è fantapolitica, e non è nemmeno una brutta favola, è semplicemente quello che successe veramente all’indomani del 24 ottobre 1929, quando la borsa di Wall Street crollò e si portò dietro tutta l’economia del mondo occidentale. Se qualcuno crede di avere intravisto in questo racconto una situazione simile a quella attuale ha perfettamente ragione, perché stiamo percorrendo gli stessi identici passi di allora, solo con tempi più allungati. Il crollo della borsa si è già verificato, solo che non è avvenuto di botto ma lungo diversi anni a partire dal 2000, mentre la crisi dei mutui sta cominciando a mettere in ginocchio diversi colossi bancari, finora sostenuti dall’acquisto di titoli per il valore di miliardi di dollari da parte di Cina e paesi arabi, ma non sappiamo fino a quando durerà. E’ GIA’ SUCCESSO!!! Non so se si è capito, anzi si è capito benissimo dal momento che la perdita di potere di acquisto e l’aumento dell’inflazione si sono già fatti avanti. Mi piacerebbe sentire cenni di programmazione economica prima che a tutto questo si aggiunga anche una disoccupazione devastante, ma finora non ne ho sentiti. Già, perché qualcuno sta perdendo tempo con i lodi Schifalfano, leggi bloccaprocessi e amenità di questo tipo…

sabato 12 luglio 2008

Sanità, ecco i tagli del governo

Più ticket e meno posti letto

tratto da www.repubblica.it


ROMA - Ticket sanitari anche a carico delle categorie ora esenti: anziani con patologie invalidanti, malati oncologici, a prescindere dal reddito. Riduzione dei posti letto ospedalieri, oggi il rapporto ottimale è di 4,5 per mille residenti. Taglio del personale sanitario, medici, infermieri e tecnici, per raggiungere il pareggio del bilancio. La voce sanità, nel maxiemendamento al decreto della manovra economica presentato dal governo, ha mandato su tutte le furie i governatori delle Regioni. Anche il lombardo Roberto Formigoni ha lanciato un messaggio di fuoco a Berlusconi e Tremonti: "I tagli, in particolare sulla sanità, sono insostenibili, abbiamo chiesto un incontro urgente al governo, perché ci hanno assicurato che non procederanno a decisioni unilaterali. Vedremo cosa succederà".

Perché le Regioni si sono schierate compatte contro il piano Tremonti? Il Patto per la Salute firmato con il governo Prodi, proposto dall'allora ministro Livia Turco e dal responsabile dell'Economia Padoa-Schioppa, prevedeva un incremento del Fondo sanitario nazionale del 3% dal 2008 al 2011, passando da 99 miliardi euro a 108 miliardi e 500 milioni. L'accordo prevedeva somme aggiuntive per il rinnovo del contratto dei medici e paramedici e per la copertura dei ticket sulle ricette per la specialistica e gli esami diagnostici. Più di tre miliardi di euro per evitare i ticket e 1.800 per i contratti.

Il piano prevede ora una manovra soft per il 2008. Ma dal 2009 cominceranno i guai. L'incremento del Fondo sanitario nazionale viene in pratica dimezzato, niente soldi per il rinnovo dei contratti della sanità, e i ticket per le visite specialistiche saranno problemi esclusivi delle Regioni. Il tutto senza tenere conto dell'incremento demografico: più di 400 mila ogni anno dovuto all'arrivo degli immigrati. Alla fine della storia il taglio sarà di quasi sette miliardi di euro. La sanità italiana, oltretutto, marcia a diverse velocità.

Alcune Regioni hanno lavorato per tempo razionalizzando il sistema ospedaliero, trasferendo l'assistenza nel territorio, ma ci sono voluti anni per spiegare ai cittadini, non senza frizioni e contestazioni che sarebbe stato meglio così. "La Toscana ha iniziato questo lavoro una decina d'anni fa - afferma l'assessore alla Sanità Enrico Rossi, coordinatore nazionale della Conferenza delle Regioni - è stato faticoso ma siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi. Con questa manovra demenziale, se passerà, dovremo rivedere la convenzione con i medici di famiglia, o ridurre la prevenzione oncologica, oppure l'assistenza psichiatrica. L'offerta di Tremonti, per coprire il ticket sulla specialistica, è ridicola: ci dice noi vi diamo quest'anno 50 milioni di euro su 834, voi coprite il resto tagliando del 30% gli stipendi dei direttori generali delle Asl, direttori sanitari e dirigenti regionali. Così le Regioni metterebbero insieme una decina di milioni di euro".

Come se non bastasse c'è il problema delle Regioni che hanno accumulato un deficit mostruoso nel corso degli anni. Con il governo Prodi era stato concordato un doloroso piano di rientro. In testa Lazio e Sicilia, seguite da Campania, Calabria e Molise. Per loro il problema è doppio: tagliare per rientrare dal debito pregresso e tagliare di nuovo per il ridimensionamento del Fondo sanitario. Massimo Russo, assessore alla Sanità della Sicilia, non ha perso le speranze: "È chiaro che il sistema rischia il collasso, ma spero che i conti possano tornare in equilibrio, tagliando 2 mila posti letto negli ospedali pubblici e 435 nelle cliniche private - afferma - riducendo i laboratori privati convenzionati".

Se volete sapere quante promesse ha mantenuto il governo Berlusconi cliccate qui.

mercoledì 9 luglio 2008

Live report: 3 luglio 2008, Consiglio comunale



Leggendo l’ordine del giorno, il punto che più suscitava interesse era l’approvazione del progetto riguardante la oramai celeberrima “variante Porro”. Non a caso l’affluenza di cittadini è stata di gran lunga superiore alla media.
Per cui tralasciamo le discussione di ordinanza e passiamo all’esame di ciò che più ci interessa.
Il dibattito consigliare riguardante la variante Porro nasce da un intervento dei consiglieri di minoranza, (sigg. Colombo, Melis e Sansalone) i quali hanno denunciato in modo chiaro e preciso il deficit democratico di cui soffre la vita amministrativa solbiatese: alla mancanza di discussione all’interno del Consiglio comunale si sarebbe aggiunta questa volta la completa sordità\cecità della Giunta rispetto alla raccolta di firme contrarie alla variante e alle successive manifestazioni di dissenso.
La Giunta comunale (ed in particolare il Sindaco sig. G. Bianchi e l’Assessore alla viabilità sig. F. Bianchi), chiamata a rispondere ad accuse con un importante peso, se non altro morale, ha sostenuto che in passato ci sono state occasioni di dibattito al riguardo. Una prima occasione si è avuta circa 9 mesi fa, quando rappresentanti della maggioranza e dell’opposizione si sono riuniti in Commissione viabilità per discutere del progetto: dalla lettura del verbale di tale seduta, apparso piuttosto scarno, non è emersa nessuna voce contraria. Al Consiglio comunale successivo la minoranza non ha votato contro ma si è astenuta.
Il Consigliere Colombo ha giustificato l’astensione argomentando che il progetto presentato in Consiglio presentava delle imprecisioni e per tale motivo si è ritenuto fosse meglio astenersi che votare contro.
A questo punto il Consigliere della maggioranza sig. Amoroso dichiarava il suo voto contrario al progetto: a suo parere non è possibile ignorare le numerose firme raccolte ed inoltre tale progetto non era neppure previsto dal programma elettorale della propria lista.
Infine il progetto è stato approvato, con i voti contrari della minoranza e di Amoroso e i voti favorevoli del resto del Consiglio.

Il punto successivo riguardava i fondi da destinare agli istituti scolastici del nostro paese: naturalmente l’argomento aveva tutte le credenziali per scivolare sul discorso parcheggi…e così è stato, grazie all’intervento del Consigliere di minoranza Melis. Egli ha domandato all’Assessore alla cultura e alla pubblica istruzione sig. Scattolin se fosse stata informata la Dirigente scolastica della scuola G. Pascoli del progetto riguardante i parcheggi.
Il Sindaco ha risposto che la Dirigente scolastica non è stata informata perché non dovuto, mentre sono state informate le insegnanti (le quali erano a conoscenza di un progetto differente) in quanto utenti principali dei parcheggi ora all’interno. Queste ultime, per quanto riportato dal Sindaco, alla luce dell’effettivo progetto si sarebbero dette favorevoli.

Andando oltre le questioni pratiche, vorrei mettere in evidenza l’alta partecipazione al Consiglio: qualcosa si muove! Vi invito a commentare, a fare osservazioni, a contribuire con le vostre idee: è un’occasione per far sentire la propria voce e per dare il proprio contributo alla vita pubblica (anche in maniera anonima o tramite pseudonimi).

lunedì 7 luglio 2008

Forse è il caso di cominciare a riflettere

tratto (e rivisitato nella forma) dal sito beppegrillo.com



Per quelli che vogliono prendersi una pausa, di seguito c’è il resoconto di come funzioni la nostra economia, il tutto mentre i nostri governanti si preoccupano di raccomandare veline, perseguitare magistrati e revocare il regime di carcere duro per il mafioso Nino Madonia e altri suoi compari. Non è il caso di cominciare a rifletterci sopra?


- Oltre il 40% della ricchezza nazionale è illegale (rapporto Alto Commissariato anti-Corruzione)

- Lavoro nero e sommerso: 27% del Pil (fonte Ocse)

- Evasione fiscale: 200 miliardi di euro (fonte Secit e Revue de droit fiscal)

- Grandi aziende con un fatturato superiore a 50 milioni di euro, che evadono il fisco: 98,40% (fonte Agenzia delle entrate fiscali)

- Esportazione illecita di capitali: 85-90 miliardi di euro (fonte Confcommercio, Eurispes, Procura Nazionale Antimafia, settimanale Economy)

- Beni consolidati delle mafie: 1.000 miliardi di euro (fonti Confcommercio, Economy, Procura Nazionale Antimafia)

- Affiliazioni alle mafie, esclusi i colletti bianchi che utilizzano il denaro riciclato: 1.800.000 persone (fonte Dia e relazione Commissione Parlamentare Antimafia 2003)

- Percentuali delle estorsioni per regione sul totale per Campania 14,9%, Sicilia 12,9% e Lombardia 10,4% (fonte Ministero dell'Interno)

- Nella sua ultima relazione il Commissariato contro la corruzione ha affermato: siamo peggio che in Tangentopoli, la corruzione piega ogni settore e la sanità è terra di conquista.


L’inchiesta è stata svolta dai redattori del sito www.lacasadellalegalità.org

mercoledì 2 luglio 2008

Per la Torre di Babele sempre dritto

di Stefano Catone



Nel mio intervento “Siamo di nuovo al verde”, mi ero detto soddisfatto del movimento di protesta, in quanto una voce contro è sempre un buon segno.
E’ giunta ora una seconda soddisfazione: una mail inviata alla “redazione”!
Credo di non essere stato chiaro nel mio intervento precedente, poiché il contributo ricevuto e che tende a controbattere il mio articolo non ha colto quale fosse la mia tesi. E di conseguenza essa rimane in piedi.

La mia tesi non era: “non era necessario un intervento per migliorare l’oratorio maschile”
La mia tesi non era: “i parcheggi di via dei Patrioti sono vantaggiosi” (richiamando il concetto di analisi costi/benefici)
La mia tesi non era: “la decisione sul modo di rifacimento dell’oratorio non era condivisa”.
La mia tesi non era: “l’Amministrazione ha portato a conoscenza della comunità il progetto e da essa è stato dibattuto”.

La mia tesi, molto più banalmente, era: “Si sta facendo un uso strumentale della protesta”. L’avevo anche messo in grassetto…
Della protesta riguardante sia gli alberi sia la variante Porro.
Tra parentesi, non è un’idea solo mia, ma sostenuta dagli stessi manifestanti (di fianco alla terza immagine).

Riguardo la mia definizione di “abbattimento modesto”, è vero che esso si riferisce al solo numero degli alberi, non tenendo conto degli altri spazi che diminuiranno. Ma credevo di essere stato chiaro
perlomeno su questo: il mio post era basato sul conteggio degli alberi!
Il conteggio degli alberi è una variabile oggettiva per poter paragonare i due interventi: molte altre variabili non lo sono! Questo semplicemente perché gli esseri umani traggono piacere da situazioni diverse: chi da un parcheggio in più, chi da un campo da calcetto in più.

Qui nessuno ha messo in dubbio la funzionalità del nuovo oratorio.
Qui qualcuno ha messo in dubbio il reale sentimento ambientalista, data la prossimità delle elezioni.

Infine, la mia analisi costi/benefici risulta essere completamente distorta dall’articolo “Domanda: SIAMO DI NUOVO AL VERDE ?”: la mia analisi si basava sulle seguenti assunzioni (e mi sembrava anche ovvio, dato il calcolo che è stato fatto)
Abbattimento albero = costo
Albero rimasto in piedi = beneficio
Mi viene invece attribuita indebitamente un’analisi costi/benefici effettuata sulla base di altri indicatori, quali la condivisione delle scelte, l’obsolescenza e la pericolosità, e altri ancora.
Si trattava di un’analisi sulla situazione prima e dopo l’abbattimento all’oratorio, non di un paragone tra oratorio e parcheggi.

La conclusione di tutto ciò è: l’articolo “Domanda: SIAMO DI NUOVO AL VERDE ?” è un contributo a sé stante, che non attacca la mia tesi “Si sta facendo un uso strumentale della protesta”.
Che il nuovo oratorio sia funzionale non è mai stato messo in dubbio.
Probabilmente si è letto nelle mie parole qualcosa che non c’era, immagino (e in questo caso mi sembra opportuno citare: “Posso parlare con conoscenza di causa, essendo stato partecipe di ogni passo del progetto di rifacimento dell’oratorio”) perché ci si è sentiti tirati in ballo.

Intendo infine precisare che io non “sono ben addentro alle cose dell’Amministrazione”. Anche questo è frutto di un’interpretazione sbagliata?

Tale sito vuol definirsi democratico perché accetta gli interventi di tutti, perché ricerca il dibattito, nella convinzione che solo dalla sintesi possa ricavarsi qualcosa di buono. Si tratta di uno dei valori a cui si è fatto riferimento?
Forse non sono stato bravo ad esprimermi, ma forse sarebbe stato più giusto ribattere le cose scritte, non quelle immaginate.

Sarò troppo “scientifico”, ma purtroppo questo è il mio metodo.