sabato 29 marzo 2008

Iniziative sul territorio



Vi propongo uno schematico elenco delle iniziative organizzate dal nostro circolo e di quelle più interessanti nella zona:





Domenica 30 marzo: Democratic-Day, gazebo all'incrocio tra via Sant'Antonino e via dei Patrioti, dalle 9.00 alle 13.00





Lunedì 31 marzo: incontro pubblico con il prof. Pietro Ichino, candidato al Senato per il PD, presso il Museo del Tessile di Busto Arsizio, in via Volta alle ore 21.00. Tema della serata: "Diamo valore al lavoro: combattere la precarietà, Promuovere l'innovazione e la Crescita"



Venerdì 4 aprile: incontro pubblico con Alessandro Millefanti presso il Centro Socio - culturale di Solbiate Olona, alle ore 21.00

Sabato 5 aprile: Comizio in Piazza A. di Dio, a Fagnano Olona alle 18.00. Interverranno l'on. Daniele Marantelli (candidato alla Camera), Mario Aspesi (candidato alla presidenza della Provincia) e Alessandro Millefanti (candidato al consiglio provinciale)



Domenica 6 aprile: gazebo all'incrocio tra via Sant'Antonino e via dei Patrioti, dalle 9.00 alle 13.00

domenica 23 marzo 2008

Assemblea di circolo


Si avvisano tutti gli iscritti e tutti gli interessati che venerdì 28 marzo, alle ore 21.00 presso la sede di Fagnano, in via Roma 65 (vicino a ex-Passerotto), si terrà un'assemblea di circolo.
Tema all'ordine del giorno sarà la campagna elettorale da svolgersi a Solbiate.
Vi invito a non mancare, considerata l'importanza dell'argomento.

S.C.

sabato 22 marzo 2008

L'importanza di definire le posizioni

Il Circolo del PD di Solbiate Olona ci tiene a sottolineare che esso non ha nulla a che fare con le prese di posizione espresse dalla lista civica "Insieme & Uniti per Solbiate" tramite il periodico "La voce solbiatese".

Si tratta di una doverosa precisazione, per evitare di confondere gli elettori sulla nostra politica con alcune opinioni espresse nel giornale non riconducibili ai nostri valori.

Stefano Catone

sabato 15 marzo 2008

«Questo è il vento del Nord che soffia!»



Walter Veltroni a Varese!


Quando il pullman di Walter Veltroni arriva in città, Piazza della Repubblica è già piena di tutta quella gente che non è riuscita ad entrare all’interno del teatro Apollonio, sede designata per l’incontro con gli elettori varesini. La prima cosa che viene in mente è che forse era possibile trovare una sistemazione più comoda (nel senso di più capiente), a meno che chi di dovere non sia riuscito, o non abbia voluto, stimare nel modo adeguato la portata dell’evento per la città e la provincia di Varese. Per fortuna lo stesso Veltroni, come vedremo, riuscirà a risolvere brillantemente la situazione.
Il clima della piazza, nonostante il contrattempo, è comunque euforico, chi è rimasto fuori si è reso conto che è molto meglio essere in troppi che in troppo pochi, e i pullman organizzati dai simpatizzanti di tutta la provincia che continuavano ad affluire non facevano altro che accrescere un senso di comunanza di intenti che molti credevano ormai assopito. So che è un termine inflazionato, ma il concetto di “novità”, su cui tornerò poi, era qualcosa che circolava ormai liberamente nelle menti di chi era intervenuto, senza che nessuno lo nominasse e prima che Veltroni cominciasse a parlare. Era qualcosa nell’aria, che accomunava un sacco di gente di varia natura e provenienza, vecchi militanti e persone che, come me, avevano finora guardato la politica dalla finestra, cercando di farsi un’opinione scrutando le facce da poker che hanno caratterizzato la vita politica italiana degli ultimi anni, e non riuscendo finora a trovarci altro che contraddizioni e senso di opportunismo. Temo di non essere stato l’unico in quella piazza che la pensava in quel modo, e qui sta il limite e la grande scommessa del Partito Democratico, perché per molti di quelli che lo voteranno sarà visto come l’ultima spiaggia, l’ultima grande occasione per tornare ad avere fiducia nella politica, per riuscire, come dirà lo stesso Veltroni nel suo intervento, ad avvicinare la gente alla politica partecipata, per far sì che sia la gente ad occuparsi della politica e non la politica ad occuparsi della gente, per ridare a chiunque la possibilità di riprendere il controllo democratico del nostro paese, perché la democrazia deve tornare ad essere partecipazione. Perdere questa scommessa, così come finora l’ha persa la classe politica italiana, potrebbe segnare un punto di non ritorno, una deriva di insofferenza nelle istituzioni che, e questa è una mia opinione personale mediata dai mille esempi che la storia continua a fornirci e dalla situazione economica mondiale che nei prossimi anni sarà drammatica, potrebbe anche portare a svolte autoritarie a cui non vorrei nemmeno pensare.
La mia presenza venerdì sera aveva quindi sostanzialmente questo significato, non certo quello di andare a vedere il leader perché sono per mia natura insofferente al culto della personalità (per inciso, alle primarie ho votato Rosi Bindi, perché è stata il miglior ministro della salute che abbiamo mai avuto e perché non mi piacciono i plebisciti bulgari intorno a un leader annunciato), ma soprattutto perché volevo vedere se la sensazione di cambiamento epocale possibile poteva essere soddisfatta o meno. Già l’inizio è stato più che promettente, l’incontro è cominciato dieci minuti prima del previsto, nessun ritardo, nessuna esitazione, nessun salamelecco, nessuno che se la tirava perché c’era il grande leader politico, niente di tutto questo, si prende il microfono e si parla, si passa subito alle cose serie.
Varese è la cinquantesima provincia toccata dal “tour” veltroniano, e ce ne saranno ancora sessanta da visitare a tappe forzate, ma la possibile stanchezza pare sia cancellata dall’accoglienza che ovunque viene tributata. Buon segno dice Veltroni, ma non per gli interessi del Partito Democratico quanto per l’Italia tutta. L’Italia è un paese che ha dovuto subire un rallentamento esiziale della sua capacità di competere a livello internazionale a causa della litigiosità politica e della ricerca affannosa del consenso, che ha costretto a coalizioni improbabili che hanno, a destra come a sinistra, imbavagliato la capacità del paese di reagire in tempi opportuni alla sfide del mondo moderno. La classe politica italiana si è dovuta troppo affannare a restare a galla dimenticandosi che era necessario proporre innovazione ed essere dinamici. I governi di centro destra, aumentando il debito pubblico senza far crescere il paese, hanno fallito nel loro intento, mentre quelli di centro sinistra hanno avuto le mani legate da una situazione economica talmente grave da mettere il problema del risanamento al primo posto, perdendo però terreno nel campo della ricerca della competitività internazionale. A questo problema, tutto nostro, si sta per aggiungere il problema di una congiuntura internazionale che sarà più grave di quello che ci hanno detto finora, la globalizzazione ha portato all’avvento di nuove potenze economiche, che per potersi affermare richiedono energia e materie prime facendo lievitare i prezzi, e se l’Italia continuerà sulla strada delle sue lentezze burocratiche e di un sistema politico ormai inadeguato pagheremo conseguenze ancora peggiori dei nostri partner europei, globalmente già in difficoltà. Bisogna quindi, dice Veltroni, eliminare le lentezze della politica, superare la dittatura delle minoranze che imbavagliano le azioni governative, far sì che la politica sia decisione ed assunzione di responsabilità, attraverso magari la riduzione del numero dei parlamentari e l’eliminazione di una delle due camere, e attraverso nuove norme per l’emanazione delle leggi, soprattutto finanziarie.
Un orecchio anche poco attento non può fare a meno di notare, in questa fase dell’intervento di Veltroni, una nota piuttosto “destrorsa”: dittatura delle minoranze, decisionismo, più poteri all’esecutivo, frasi che abbiamo più volte sentito da Berlusconi. Qui si potrebbe aprire un dibattito, e d’altronde da destra Veltroni è stato più volte accusato di “copiare” il loro programma. Forse è vero che c’è una certa convergenza di opinioni su questa questione, e il blog è aperto per interventi a favore o contro questa tesi, io credo però che ci sia una grande differenza a favore del PD, e cioè una precisa volontà di riformismo sociale e politico, a partire dalla legge elettorale per poi affrontare il grande tema della precarietà del mondo del lavoro, che la destra si ostina a non voler considerare un problema nazionale.
Questo è stato il momento in cui Veltroni ha lasciato la sala del teatro ed è uscito sulla piazza antistante dove erano assiepate le migliaia di persone che non avevano trovato posto all’interno, è salito su una sedia (o quello che era) e ha continuato a parlare, dando l’esempio di quello che dirà da lì in poi, e cioè che l’Italia ha bisogno di muoversi, che ci sono problemi troppo urgenti per stare lì a raccontarsela, e che la politica ha preso il vizio di occupare troppi spazi dimenticandosi che il suo ruolo è quello di regolare e non di occupare, in una parola che deve tornare a stare in mezzo alla gente e assecondare i problemi della gente. E’ stato il viatico per affrontare quello che Veltroni ritiene essere uno dei problemi più importanti a breve termine, vale a dire quello della precarietà e dei problemi connessi. Non è in discussione la flessibilità, il concetto del contratto a tempo determinato, quanto la curiosa interpretazione che molte aziende danno di questa possibilità, vale a dire il precariato ad oltranza, il “sequestro” di una intera generazione di lavoratori costretti a non poter fare progetti sul proprio futuro. Una proposta immediata è quella del compenso minimo legale, uno stipendio decoroso assicurato per combattere lo sfruttamento di chi vuole fare il furbo. E qui Veltroni ha detto una cosa di “sinistra”, prospettando l’intervento statale per risolvere un problema sociale. Curioso che la Sinistra Arcobaleno stia attaccando Veltroni proprio su questo punto, ma anche questa è una mia opinione personale.
Gli altri interventi proposti riguardano la riduzione della pressione fiscale attraverso la lotta all’evasione il cui gettito deve servire proprio a ridurre le tasse, possibile solo attraverso la riduzione della spesa pubblica. A dire la verità non è che ha spiegato come, ma non si può pretendere la spiegazione completa di un programma elettorale in un incontro pubblico di questo tipo, si è limitato a proporre l’eliminazione delle province nelle aree metropolitane e una ristrutturazione delle prefetture e delle questure in modo anche da poter rimettere in strada tutti quegli agenti ora costretti a lavori amministrativi, e più agenti in strada vuol dire anche maggior sicurezza. La sicurezza tra l’altro, continua Veltroni, consiste anche nella certezza della pena, nell’assicurare ai cittadini che chi viola le regole non lo potrà fare impunemente in disprezzo di tutti i cittadini onesti, perché democrazia è anche rispetto delle regole e rispetto dei doveri da parte dei cittadini, di tutti i cittadini, compresi quelli che hanno finora vissuto di raccomandazioni e di corruzione, magari dall’interno del mondo politico.
L’ultima parte dell’intervento di Veltroni ha riguardato la scelta di correre da soli, rinunciando alla ricerca ossessiva di alleanze che potessero portare qualche punto percentuale di consenso. E’ stata una scelta dettata dalla volontà di essere liberi: un partito, un programma e un leader, senza la necessità di rincorrere compromessi utili solo a rallentare, o impedire, il processo politico. L’Italia invece ha bisogno di tutt’altro, ha bisogno di una rinascita che può derivare solo dalla rinuncia alla litigiosità e ai particolarismi politici, e di cui le prossime elezioni devono essere solo un mezzo e non un fine. Il centro destra invece (sempre meno centro e sempre più destra, anche estrema) secondo Veltroni non è libero, perché ha deciso di rimanere legato a un sistema che lo costringerà a dover accontentare troppa gente il cui intento è usare le elezioni come il viatico per il raggiungimento di una quota di potere. L’Italia, ed è la conclusione, non ha bisogno di “vertici di maggioranza”, che non risolvono niente o lo fanno con troppo ritardo, ma di semplicità. La politica deve essere semplice e comprensibile, deve essere partecipata, deve al limite accettare di correre dei rischi, perché sarà ancora più grave la decisione di non prendere decisioni.
Mentre il pullman lasciava Varese, tra la sincera simpatia per non dire l’entusiasmo della maggior parte dei partecipanti, cercavo di riflettere su quello che avevo sentito e su quello che avrei voluto sentire. Il concetto di novità è tornato spesso, purtroppo però la parola “novità” è quella più inflazionata in politica (pensateci bene, anche in pubblicità e forse non è un caso), e purtroppo il rischio è che ci abbiamo fatto l’abitudine e magari non ci crediamo più di tanto. Non credo però che il problema sia di fede, e in questo Veltroni è stato chiaro, perché quella che viene richiesta è partecipazione, vedere con i propri occhi e avanzare proposte, perché no? attraverso tutte le vie di partecipazione democratica possibile, da quelle classiche a quelle nuove come questo sito. Mi sarebbe piaciuto sentire ancora più proposte, ma come ho già detto un’ora di incontro non è sufficiente a raccontare tutto un programma, e mi sarebbe piaciuto che venissero affrontate questioni di cui tutto il centro sinistra è stato corresponsabile in questi anni, dalla mancanza di volontà di affrontare veramente il problema del conflitto di interessi all’aver procrastinato la riforma delle legge elettorale in questi due anni di governo Prodi fino a che non era più possibile farlo. Lo dico subito, le scuse di Fassino, e cioè che queste due questioni non erano una priorità, a me non hanno mai convinto, perché una vera legge sul conflitto di interessi non è una legge per fare fuori Berlusconi, ma è una legge per far sì che vengano rispettate le regole, un punto su cui Veltroni si è spesso soffermato.
Staremo a vedere, la sensazione è che Veltroni crede veramente, e a questo punto non possiamo fare altro che crederci anche noi, che una “rimonta” elettorale sia possibile, che lo slogan “si può fare” non è solo una battuta ma una grande e coinvolgente speranza. Peccato che sia anche lo slogan di Barak Obama, forse un po’ più di originalità non avrebbe guastato (anche il nome del partito è abbastanza noto, ma d’altronde Veltroni non ha mai nascosto le sue simpatie per il Partito Democratico americano), ma è giusto una riflessione critica per non essere per forza elegiaci. Se il partito deve essere democratico e se la democrazia deve essere partecipata allora facciamolo, critichiamo se ci sentiamo di farlo, ma non stiamo in un angolo a vedere che cosa succede, perché potrebbe essere ancora peggio. Forse è davvero l’ultima chiamata per il paese, forse se resteremo delusi anche dal Partito Democratico non ci sarà più niente in cui varrà la pena di credere, però, e in questo sono abbastanza sicuro, sono contento di andare a correre questo rischio. Io ci credo.

Ivan Vaghi

Membro del Coordinamento di Circolo






Corriere della Sera





VareseNews

mercoledì 12 marzo 2008

Articolo su varesenews.it

Segnaliamo ai nostri lettori l'articolo apparso su varesenews.it:
http://www3.varesenews.it/politica/articolo.php?id=93381

Inoltre, per chi fosse interessato, segnaliamo rispettivamente una sintesi dei principali contenuti della Legge Finanziaria 2008 e una presentazione del Piano d'Ambito dell'ATO di Varese.

sabato 8 marzo 2008

Assemblea provinciale dei portavoce

In data venerdì 7 marzo si è tenuta la prima Assemblea provinciale dei portavoce di circolo del PD, presso la sede di viale Monte Rosa 26 a Varese.
L’Assemblea è stata aperta dall’intervento del Consigliere regionale Stefano Tosi, il quale ha illustrato i temi su cui si dovrà basare la campagna elettorale. Al centro di quest’ultima figurano l’innovazione, sia politica che sistemica, un’impostazione positiva, di prospettiva, che non si basi sulla contrapposizione con il PdL, ed il dialogo non esclusivo con i grandi poteri costituiti, ma con i cittadini. A questo proposito i temi affrontati saranno propri della vita quotidiana: il potere di acquisto (salari e pensioni), la sicurezza, la qualità ambientale, la mobilità ed infine la sanità.
L’Assemblea è proseguita con l’intervento di Mario Aspesi, candidato alla presidenza della Provincia di Varese a causa della “fuga a Roma” del leghista Marco Reguzzoni. Aspesi ha puntualizzato il suo impegno in quei problemi che non hanno immagine, quali l’ATO, i rifiuti e il Piano-Cave.
Il dibattito si è acceso con l’intervento di una ventina dei portavoce presenti, tra i quali alcune donne. La conclusione e l’augurio per un’ottima campagna elettorale è spettato a Tosi.

Il Circolo di Solbiate Olona parteciperà all’incontro con Walter Veltroni in programma venerdì 14 marzo alle 21.00 presso il Teatro Apollonio in Piazza Repubblica a Varese. Chiunque volesse partecipare è invitato a contattarci tramite e-mail.

È in programma inoltre una riunione del circolo nella settimana successiva alla domenica di Pasqua, per definire nel dettaglio i momenti della campagna elettorale a Solbiate. Detto incontro è aperto a tutti, non esitate a contattarci!

lunedì 3 marzo 2008

Assemblea di collegio

In data 29 febbraio si è tenuta l'Assemblea di circolo per proporre i candidati alle prossime elezioni provinciali. I designati sono stati Alessandro Millefanti di Gorla Maggiore e Rosalia Chendi di Fagnano Olona. I punti principali dei rispettivi programmi possono così riassumersi: 1)miglioramento della viabilità 2) miglioramento del servizio di mezzi pubblici 3) risoluzione del problema delle acque 4) risoluzione del problema dei rifiuti 5) risoluzione del problema delle cave.

Il circolo di Solbiate Olona appoggia tali candidature.

Si coglie l'occasione per invitare i cittadini all'incontro pubblico con Walter Veltroni che si terrà venerdì 14 marzo a Varese, presso il Teatro Apollonio in Piazza della Repubblica.