di Ivan Vaghi
Di
sicuro non è cambiata a Solbiate. D’altra parte il dato elettorale è
inequivocabile e quindi c’è ben poco da recriminare per chi, come noi, è sempre
stato critico nei confronti della nostra amministrazione.
Chi
è più attento a quanto succede nel mondo è in grado di fare un parallelo molto
diretto con le elezioni americane del 2000 e del 2004. Nel 2000 Bush ha vinto
con un piccolissimo scarto nei confronti del clintoniano Al Gore, mentre
quattro anni dopo la vittoria contro l’altro clintoniano Kerry è stata molto
più netta. Tutti gli analisti politici dell’epoca erano concordi nel ritenere
che gli avversari di Bush sarebbero stati dei presidenti migliori di lui (non
era difficile in verità) però la gente non ha votato per loro. Con un po’ di
dubbi nel primo caso ma senza nessun dubbio nel secondo. Il concetto
Dio-patria-famiglia è stato decisivo, così come l’ostentata ostilità nei
confronti delle tasse (molto più supposta che reale). La gente gli ha dato
credito, a torto o a ragione ma lo ha fatto, e di sicuro il retaggio
clintoniano trascinato per troppo tempo non ha aiutato.
La
storia pertanto si ripete nel piccolo villaggio di Solbiate Olona, dove abbiamo
vissuto in piccolo quanto è successo lo scorso decennio negli Stati Uniti. Gli americani
hanno dovuto aspettare Obama per cambiare faccia alla politica americana (o
perlomeno per provarci), forse a Solbiate dobbiamo sperare in qualcosa di
simile, ma soprattutto dobbiamo essere in grado di gestire al meglio una transizione
generazionale che ormai è conclamata. La sconfitta netta di Buongiorno Solbiate
non è stata solo la sconfitta di una lista e di un candidato sindaco, ma è
soprattutto la fine di un modo troppo antiquato di intendere la politica,
costruita ideologicamente sul cattolicesimo tradizionalista e operativamente
sullo stesso gruppo di persone (in modo esplicito o meno). A Luigi Melis va
riconosciuto il merito di aver guardato altrove (in modo esplicito o meno) e di
avere aperto la strada a una nuova epoca della politica solbiatese, che
dobbiamo vivere pienamente senza guardarci indietro. Non si illuda, noi del PD
siamo e saremo sempre critici nei suoi confronti tutte le volte che riterremo
opportuno esserlo, soprattutto perché adesso c’è bisogno di una pacificazione
cittadina e lui è l’unica persona (per diritto elettorale) che può provare a
ottenerla. Dovrebbe però smetterla di guardare ai suoi avversari politici o
semplicemente a chi gli sta antipatico come dei nemici da distruggere, perché
la strada non può essere questa.