C’è una cosa su cui tutti sono d’accordo: la piscina di Solbiate funziona a pieno regime, gli ingressi sono sempre elevati, l’attività agonistica è avviata e c’è spazio anche per attività sociale. Perché allora c’è il rischio che venga chiusa? La storia di quello che sembra un evidente paradosso è abbastanza lunga, per raccontarla partiremo da un atto amministrativo recente, cioè la delibera 168 pubblicata il 6 dicembre, il cui contenuto riguarda la revoca della convenzione “per la concessione in diritto di superficie delle aree comprese nel piano attuativo sito in zona F1 – piazzale dello sport”. Dopo essersi districati nell’inutile burocratese si intuisce che i lavori di ampliamento della piscina vengono interrotti e con essi, di fatto, i rapporti con Swim Planet, il gestore della piscina.
I rapporti tra l’amministrazione comunale e l’allora Ispra nuoto, poi diventata Swim Planet holding, sono cominciati molti anni fa: la piscina, una struttura di proprietà del comune, venne affidata in gestione alla società Ispra nuoto in cambio di un canone di affitto. Il contratto prevedeva che i lavori di manutenzione straordinaria fossero a carico del comune mentre quelli di manutenzione ordinaria fossero a carico del gestore.
In realtà, secondo Mario Cacciapaglia, il responsabile di Swim Planet con cui abbiamo parlato, il comune di Solbiate non ha mai effettuato lavori di manutenzione straordinaria, demandandoli al gestore in cambio del prolungamento del contratto di concessione. Swim Planet è quindi intervenuta costruendo un impianto di filtrazione dell’acqua, sostituendo tutti i vetri della struttura, rifacendo le docce e mettendo mano ad altri interventi, assicurandosi così un contratto di gestione lungo ben 34 anni. Nonostante le spese affrontate la piscina di Solbiate Olona, proprio per i risultati che garantiva, anche economici, restava una delle risorse strategiche della società, che a un certo punto decise di investire ingenti capitali nella costruzione di un impianto più grande. E qui cominciano i guai. Riportiamo le due versioni dei protagonisti, quella dell’amministrazione comunale e quella di Swim Planet.
Interrogato sulla vicenda l’assessore allo sport Pierangelo Macchi ci ha detto, in poche parole, che quelli di Swim Planet volevano fare i furbi cercando tutte le scuse possibili per prendere tempo. In pratica, ogni volta che si approssimava qualche scadenza, presentavano richieste di miglioramento dei lavori o di modifica dei progetti, che richiedevano l’inizio di nuove procedure burocratiche. Come ulteriore danno c’è stato il sacrificio dei campi da tennis, che in tutti questi anni si potevano invece tenere aperti. L’assessore Macchi ha aggiunto che la gestione di Swim Planet è ormai insoddisfacente, perché negli ultimi tempi non venivano più pagati l’affitto e l’acqua e perché la piscina versa in condizioni fatiscenti, di fatto accusando il gestore di non effettuare la normale manutenzione.
La posizione di Swim Planet è invece diametralmente opposta. La convenzione per l’ampliamento venne sottoscritta nell’agosto del 2008 con la precedente amministrazione. Subito dopo si decise di migliorare il progetto con la creazione di un’area relax (sauna, idromassaggio) perché era la moda del momento e perché il mercato lo richiedeva. Il nuovo progetto però non poteva essere approvato perché eravamo nel semestre bianco del sindaco Bianchi, quindi si doveva attendere la nuova amministrazione. Venne eletto Luigi Melis che però era sempre stato dubbioso sull’opportunità del progetto di ampliamento e si rifiutò di incontrare Swim Planet fino a settembre, al ritorno dalle sue lunghissime prime vacanze da sindaco. Il progetto venne comunque accolto ma era necessario far partire tutto l’iter (comprensivo dei vari permessi) che si rivelò lunghissimo anche a causa della non collaborazione (parole di Mario Cacciapaglia) dell’ufficio tecnico del comune, che a un certo punto impose a Swim Planet anche la certificazione del CONI. Si tratta di una certificazione che Swim Planet già possedeva per la parte vecchia dell’impianto e che non aveva intenzione di richiedere per quella nuova, dove non era prevista attività agonistica. L’ufficio tecnico però la volle a tutti i costi e il CONI impose delle variazioni al progetto che portarono via tempo ulteriore perché si doveva ripartire con la trafila burocratica.
Quindi abbiamo già una divergenza di opinioni fondamentale, il comune dice che Swim Planet stava prendendo tempo inventandosi variazioni di progetto, mentre Swim Planet dice che le variazioni e i ritardi erano imposti dal comune. Di sicuro nel frattempo qualche cosa è cambiato nel mondo e la situazione globale di crisi ha investito anche Swim Planet, che adesso si trova in qualche difficoltà economica e ha ritenuto fosse lecito provare a ridiscutere i termini della convenzione. La risposta del comune è stata l’imposizione dell’inizio dei lavori che prevedeva la stretta osservanza di scadenze intermedie. Al primo ritardo di tre giorni su una delle scadenze è scattato il ritiro della convenzione e la richiesta di riscossione (termine tecnico escussione) della fidejussione di un milione di euro che Swim Planet ha dovuto sottoscrivere a garanzia del proprietario dell’impianto (cioè il comune di Solbiate).
Questa la storia e le versioni dei protagonisti. Ma andiamo a vedere le conseguenze: se non rientrerà la situazione di crisi la piscina probabilmente chiuderà finché non subentrerà un altro gestore, cui probabilmente non verrà chiesto di continuare i lavori. Avremo pertanto un cantiere aperto per un tempo indefinito e intanto i campi da tennis li abbiamo persi gratis. Nel frattempo la gestione della piscina potrebbe essere affidata a un gestore pro-tempore nell’attesa dello svolgimento della gara d’appalto, che potrebbe essere scelto, vista l’urgenza della fornitura di un servizio pubblico, senza un bando di gara. Ma soprattutto ci sarà probabilmente una serie di querele e controquerele perché Swim Planet si sente danneggiata e ha intenzione di far valere le sue ragioni in tribunale. Attenzione, la situazione è delicata, perché se il comune di Solbiate riuscirà e riscuotere la fideiussione, che comporterebbe per Swim Planet anche la perdita della gestione dell’impianto, la società è a serio rischio di fallimento, il che vuol dire la perdita di moltissimi posti di lavoro, alcuni anche a Solbiate.
Non possiamo esimerci dal commentare la vicenda, perché a noi questo metodo ha ricordato molto quello che abbiamo già visto in opera con il CAG: c’è una gestione sgradita da “far fuori” e quindi si fa ricorso alla forza, mediante delibere di giunta che fanno appello a cavilli che diano la possibilità di ritirare le convenzioni (guarda caso sempre firmate dalle precedenti amministrazioni). Le conseguenze di queste delibere non vengono però prese in considerazione: non ha nessuna importanza se il servizio viene interrotto, è molto più importante mostrare i muscoli e far vedere chi comanda. In questo caso però, oltre al rischio di perdere la piscina, perché non è detto che si trovi un gestore che abbia la possibilità di subentrare in tempi brevi, ci sono in ballo anche dei posti di lavoro. Ovviamente speriamo, per il bene di tutti, che la situazione si ricomponga, perché la cosa peggiore è sommare nuovi errori a quelli eventualmente fatti in passato.