di Ivan Vaghi
Questi giorni sono quelli in cui la vicinanza ideale ad
alcuni aspetti delle filosofie orientali mi sta letteralmente salvando la vita.
Non bastavano stelle e giaguari, doveva saltar fuori pure don Giussani.
Passando per la chiusura della libreria Boragno, aggiungerei.
Il buddhismo zen propone una partecipazione attiva al mondo
in cui viviamo. I nostri sforzi saranno sostanzialmente inutili ma esserne
consapevoli diventa una forza. Traducendo, non c’è niente che possa deluderci.
E poi ci chiediamo perché i cinesi stanno conquistando il mondo.
Torniamo in occidente e passiamo alla psicanalisi: far
sedimentare nell’inconscio fatti ed emozioni che portano sofferenza alla lunga
produce nevrosi, per evitarlo bisogna affrontare il problema. Far convivere
Jung e zen (la libera espressione e l’inserimento della vicenda in un’ottica
distaccata della nostra esperienza terrena) potrebbe quindi funzionare.
L’amministrazione di Solbiate Olona ha deciso di intitolare
il centro socio culturale a don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione.
È una notizia che genera molte perplessità, anche perché non viene da una
esigenza liberamente espressa dalla comunità solbiatese, ma dalla volontà di
una sola persona, ovvero l’assessore Mario Sansalone, seguace di CL e autore
della proposta di intitolazione.
Sarebbe meglio dire
postulante, come si fa nelle cause di beatificazione, perché è di questo che
stiamo parlando. Don Giussani è vittima di un culto della personalità generato
da una setta di integralisti e affaristi (CL, ovviamente) che vede in lui il
significato primo e ultimo della sua esistenza. Ma la domanda è: perché
Solbiate Olona deve pagarne le conseguenze? Che la cosa insopportabile non è l’ambizione malata di un
assessore, quanto il fatto che un intero gruppo amministrativo non abbia avuto
niente da obiettare.
Avevi promesso di non andare sul personale.
No, questo lo avevi
promesso tu.
Comunque il problema è proprio questo: intitolare un
edificio pubblico è una cosa seria, ci deve essere continuità di scopi e ideali
tra la funzione dell’edificio e l’esperienza di vita della persona cui viene
intitolato, ma soprattutto ci deve essere identificazione con la comunità cui
l’istituzione si rivolge.
CL è nato in un liceo
milanese di figli di papà, don Giussani ha raccolto intorno a sé un gruppo di
studenti credenti e ha creato una organizzazione confessionale che
indubbiamente ha avuto molto successo. Anche e soprattutto perché il loro
concetto di “inserirsi” nel mondo è stato subito tradotto a modo loro: occupare
posizioni di rilievo nel settore pubblico grazie agli amici di papà e
consentirne poi l’ingresso esclusivamente ai seguaci del movimento.
Praticamente un virus.
La domanda pertanto è: che senso ha l’intitolazione a don
Giussani di una istituzione ricreativa e culturale solbiatese? Perché il
problema non è don Giussani, quanto la sua relazione con la nostra realtà.
Il problema è proprio
don Giussani, o meglio ciò che rappresenta, perché raccontiamocela giusta,
l’intitolazione è per Comunione e Fatturazione, scusate, Liberazione, non per
il suo fondatore. Si tratta dell’imposizione a tutta la comunità di una
appartenenza che riguarda una singola persona, ottenuta con la forza bruta di
una carica amministrativa. Arroganza tipica di CL.
L’altro punto non chiaro è perché a Solbiate tutto quanto o
quasi deve essere intitolato a una autorità religiosa. Le istituzioni pubbliche
sono e rimarranno laiche e se a Solbiate non riusciamo a trovare dei laici
significativi non è che dobbiamo ricorrere per forza a religiosi non solbiatesi
solo perché i nostri li abbiamo finiti. Che poi, se proprio vuoi fare una cosa
del genere, ci sarebbe moltissimo cui attingere, personalità che hanno
significato qualcosa di importante per tutti e non solo per i seguaci di un
singolo movimento molto chiacchierato.
Purtroppo ai
solbiatesi piace un sacco identificarsi con le autorità religiose, è come una
droga, basta che vedono la parolina “don” davanti e non capiscono più niente.
In questo come dar torto all’amministrazione? Però potevano essere più
creativi, che so, potevano intitolare il centro a Don Lurio facendolo passare
per il beato protettore dei ballerini. Che in un teatro ci sta bene.
4 commenti:
Beh, devo dire che sei un grande anche se non condivido il pensiero politico
Credo pero' ci siano molte anime laiche qui a Solbiate; forse l'aria è cosi greve che tutti stiamo pensando intensamente al quotidiano ed al futuro delle nostre famiglie, e questa ci sembra un'amenità
Fiorella Cometti
CaroIvan,come al solito la tua analisi è perfetta.
A proposito di "Don" anche io non ho nulla contro don Giussani,ma mi sono poco simpatici,per la loro poco coerenza evangelica,i suoi sostenitori.Per questo tra don "Gius",come lo chiamano loro,e don Lurio,avrei preferito intitolare il centro socio culturale al secondo!
Naturalmente senza fare alcun torto a .....Don Backy.
Bellissimo post. Viene quasi da pensare che l'intitolazione sia per agevolare la venuta di qualche "Messia" ex-presidente regionale agli Echi della Valle...
Ma invece di continuare a scrivere su tutti i blog solbiatesi contro l'intitolazione, perchè non si organizza una bella raccolta firme prima che sul platano storico venga piazzata la statua dell'arcangelo Raffaele?? qualcuno si faccia promotore!
D'altronde l'amministrazione mi sembra "sensibile" a recepire le richieste della cittadinanza (vedi bosco delle querce...). Vediamo se solo per interessi...
qualche mese fa hanno accontentato l'assessore allo sport , oggi accontentano l'assesore cl: chi sarà il prossimo?
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