venerdì 8 marzo 2013

Lo zen e l’arte della schizofrenia


di Ivan Vaghi

Questi giorni sono quelli in cui la vicinanza ideale ad alcuni aspetti delle filosofie orientali mi sta letteralmente salvando la vita. Non bastavano stelle e giaguari, doveva saltar fuori pure don Giussani. Passando per la chiusura della libreria Boragno, aggiungerei.
Il buddhismo zen propone una partecipazione attiva al mondo in cui viviamo. I nostri sforzi saranno sostanzialmente inutili ma esserne consapevoli diventa una forza. Traducendo, non c’è niente che possa deluderci. E poi ci chiediamo perché i cinesi stanno conquistando il mondo.
Torniamo in occidente e passiamo alla psicanalisi: far sedimentare nell’inconscio fatti ed emozioni che portano sofferenza alla lunga produce nevrosi, per evitarlo bisogna affrontare il problema. Far convivere Jung e zen (la libera espressione e l’inserimento della vicenda in un’ottica distaccata della nostra esperienza terrena) potrebbe quindi funzionare.
L’amministrazione di Solbiate Olona ha deciso di intitolare il centro socio culturale a don Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. È una notizia che genera molte perplessità, anche perché non viene da una esigenza liberamente espressa dalla comunità solbiatese, ma dalla volontà di una sola persona, ovvero l’assessore Mario Sansalone, seguace di CL e autore della proposta di intitolazione.
Sarebbe meglio dire postulante, come si fa nelle cause di beatificazione, perché è di questo che stiamo parlando. Don Giussani è vittima di un culto della personalità generato da una setta di integralisti e affaristi (CL, ovviamente) che vede in lui il significato primo e ultimo della sua esistenza. Ma la domanda è: perché Solbiate Olona deve pagarne le conseguenze? Che la cosa insopportabile  non è l’ambizione malata di un assessore, quanto il fatto che un intero gruppo amministrativo non abbia avuto niente da obiettare.
Avevi promesso di non andare sul personale.
No, questo lo avevi promesso tu.
Comunque il problema è proprio questo: intitolare un edificio pubblico è una cosa seria, ci deve essere continuità di scopi e ideali tra la funzione dell’edificio e l’esperienza di vita della persona cui viene intitolato, ma soprattutto ci deve essere identificazione con la comunità cui l’istituzione si rivolge.
CL è nato in un liceo milanese di figli di papà, don Giussani ha raccolto intorno a sé un gruppo di studenti credenti e ha creato una organizzazione confessionale che indubbiamente ha avuto molto successo. Anche e soprattutto perché il loro concetto di “inserirsi” nel mondo è stato subito tradotto a modo loro: occupare posizioni di rilievo nel settore pubblico grazie agli amici di papà e consentirne poi l’ingresso esclusivamente ai seguaci del movimento. Praticamente un virus.
La domanda pertanto è: che senso ha l’intitolazione a don Giussani di una istituzione ricreativa e culturale solbiatese? Perché il problema non è don Giussani, quanto la sua relazione con la nostra realtà.
Il problema è proprio don Giussani, o meglio ciò che rappresenta, perché raccontiamocela giusta, l’intitolazione è per Comunione e Fatturazione, scusate, Liberazione, non per il suo fondatore. Si tratta dell’imposizione a tutta la comunità di una appartenenza che riguarda una singola persona, ottenuta con la forza bruta di una carica amministrativa. Arroganza tipica di CL.
L’altro punto non chiaro è perché a Solbiate tutto quanto o quasi deve essere intitolato a una autorità religiosa. Le istituzioni pubbliche sono e rimarranno laiche e se a Solbiate non riusciamo a trovare dei laici significativi non è che dobbiamo ricorrere per forza a religiosi non solbiatesi solo perché i nostri li abbiamo finiti. Che poi, se proprio vuoi fare una cosa del genere, ci sarebbe moltissimo cui attingere, personalità che hanno significato qualcosa di importante per tutti e non solo per i seguaci di un singolo movimento molto chiacchierato.
Purtroppo ai solbiatesi piace un sacco identificarsi con le autorità religiose, è come una droga, basta che vedono la parolina “don” davanti e non capiscono più niente. In questo come dar torto all’amministrazione? Però potevano essere più creativi, che so, potevano intitolare il centro a Don Lurio facendolo passare per il beato protettore dei ballerini. Che in un teatro ci sta bene. 

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh, devo dire che sei un grande anche se non condivido il pensiero politico
Credo pero' ci siano molte anime laiche qui a Solbiate; forse l'aria è cosi greve che tutti stiamo pensando intensamente al quotidiano ed al futuro delle nostre famiglie, e questa ci sembra un'amenità
Fiorella Cometti

Anonimo ha detto...

CaroIvan,come al solito la tua analisi è perfetta.
A proposito di "Don" anche io non ho nulla contro don Giussani,ma mi sono poco simpatici,per la loro poco coerenza evangelica,i suoi sostenitori.Per questo tra don "Gius",come lo chiamano loro,e don Lurio,avrei preferito intitolare il centro socio culturale al secondo!
Naturalmente senza fare alcun torto a .....Don Backy.

Anonimo ha detto...

Bellissimo post. Viene quasi da pensare che l'intitolazione sia per agevolare la venuta di qualche "Messia" ex-presidente regionale agli Echi della Valle...
Ma invece di continuare a scrivere su tutti i blog solbiatesi contro l'intitolazione, perchè non si organizza una bella raccolta firme prima che sul platano storico venga piazzata la statua dell'arcangelo Raffaele?? qualcuno si faccia promotore!
D'altronde l'amministrazione mi sembra "sensibile" a recepire le richieste della cittadinanza (vedi bosco delle querce...). Vediamo se solo per interessi...

Anonimo ha detto...

qualche mese fa hanno accontentato l'assessore allo sport , oggi accontentano l'assesore cl: chi sarà il prossimo?