In un mondo ideale il 25 aprile
verrebbe considerata la festa degli italiani, la nostra festa. Perché è la
festa del riscatto e della
riconciliazione, del coraggio e della speranza. È il primo giorno della
Costituzione, il primo giorno della Repubblica. È la festa culturale del nostro
popolo, che celebra il giorno in cui gli italiani hanno raggiunto la pienezza
della propria identità.
Nel nostro mondo è invece sparita
dalla memoria collettiva al punto che chi la vuole celebrare lo deve chiedere
per favore. Svilita dalla retorica del “tutti i morti sono uguali”, relegata a
festa “della sinistra”, come se a tutti gli altri democrazia e libertà
facessero schifo. Nel nostro mondo viene messa in un angolo, tirata fuori
all’ultimo momento per non fare brutta figura, trattata come un’intrusa. Ma è
la nostra festa e la vogliamo raccontare, per esempio attraverso la voce degli
italiani che ce l’hanno regalata.
Mia buona mamma […] se tu sapessi con quale gioia, e con quanta
fierezza io alzai dalla gabbia dopo la lettura della sentenza il grido della
mia fede “Viva il socialismo, abbasso il fascismo.” E allora mi saltarono
addosso furenti, turandomi il naso fino a soffocarmi, ma io nulla sentivo […]
cerchino di lottare sempre con più ardore di ieri, perché oggi essi uomini
liberi devono lottare anche per noi costretti all’inazione, che il mio spirito
è sempre con loro e sogno la libertà solo per riprendere fra di loro il mio
posto di combattimento. (Sandro
Pertini, lettera alla madre, 1929).
Ho vissuto a Milano una esperienza che mi ha confermato nell’idea che
il nostro popolo è capace delle più grandi cose quando lo anima il soffio della
libertà. (S. Pertini, Avanti! 6
maggio 1945).
Se dovessi morire in questo tempo di lotte e di riscossa nazionale,
prego Iddio che mi faccia morire compiendo fino all'ultimo il mio dovere di
sacerdote e di italiano, felice di chiudere il mio periodo di vita in un
sacrificio supremo (don Minzoni,
ucciso dai fascisti nel 1923)
Chi sa combattere è degno di libertà (Piero Gobetti, ucciso nel 1926)
La nostra missione è quella di tener duro quando tutti cedono; di
alzare la fiaccola dell'ideale nella notte che ci circonda; di anticipare con
l'intelligenza e l'azione l'immancabile futuro. (Carlo Rosselli, ucciso nel 1937)
[…] ti assicuro che l'idea di andare a fare il partigiano in questa
stagione mi diverte pochissimo; non ho mai apprezzato come ora i pregi della
vita civile e ho coscienza di essere un ottimo traduttore e un buon
diplomatico, ma secondo ogni probabilità un mediocre partigiano. Tuttavia è
l’unica possibilità aperta e l’accolgo. (Giaime Pintor, lettera al fratello poco prima di essere ucciso in
azione)
[…] la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando
comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della
mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di
non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di
angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché
questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno
che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita
politica. (Piero Calamandrei,
Discorso sulla Costituzione)
Sono scritti più o meno celebri,
di persone più o meno famose, ma tutti quanti parlano del coraggio e
dell’inevitabilità del coinvolgimento personale se questo è necessario, costi
quello che costi. Noi italiani di questa epoca irriconoscente non abbiamo più
bisogno, grazie a loro, di rischiare la nostra vita per garantirci libertà e
democrazia, ci basterebbe vigilare.
Allora dobbiamo vigilare,
dobbiamo dare il nostro contributo alla vita politica perché la politica non è
quella cosa brutta che tutti vogliono farci credere, ma è l’arma che hanno i
popoli per prevenire piccole e grandi sopraffazioni. Ma è necessario anche
avere coraggio, perché la politica senza coraggio è solo un esercizio
accademico, nella migliore delle ipotesi. Lo dobbiamo avere e lo dobbiamo
dimostrare tutti i giorni in tutte le cose, piccole o grandi che siano.
È per questo motivo che nel
giorno della festa degli italiani la sezione del PD di Solbiate vuole
denunciare il pasticcio che l’amministrazione comunale di Solbiate ha combinato
con le celebrazioni del 25 aprile: sovrapponendogli altre iniziative, ha finito
per umiliare chi crede che la partecipazione e la riconoscenza verso chi ci ha
dato la possibilità di partecipare sia la base irrinunciabile di ogni azione
pubblica o civica. Sarebbe bastato lasciare la mattina libera per lo
svolgimento delle celebrazioni organizzate dall’ANPI e non ci sarebbero stati
problemi né polemiche, ma hanno deciso di non farlo.
Ci affianchiamo quindi al
disappunto dell’ANPI di Solbiate, confidando che gli eventi del 25 aprile possano
svolgersi in un clima di civiltà e reciproco rispetto.
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