Proviamo a raccogliere la sfida, vediamo se ci riusciamo. Prima
regola della comunicazione efficace: empatia, immedesimazione. Parleremo in
prima persona plurale utilizzando la formula: “noi siamo quelli che”. Il
discorso è diretto, ci assumiamo la responsabilità di quello che diciamo, ce ne
facciamo carico, il che vuol dire che possiamo solo essere sinceri.
Utilizzeremo anche la tecnica dell’anacoluto, cioè il cambio di soggetto nella
stessa frase. Suona disarmonico ma dà l’idea del linguaggio colloquiale e poi
tutto quello che spiazza crea attenzione quindi è funzionale allo scopo.
Noi siamo quelli che non posso essere felice io se non sono
felici tutti.
Noi siamo quelli che ogni cittadino deve avere le stesse
possibilità nella vita di chiunque altro.
Noi siamo quelli che per avere le stesse possibilità bisogna
investire nella scuola pubblica, ma di brutto.
Noi siamo quelli che lo stato sociale non è un peso ma una
garanzia.
Noi siamo quelli che i diritti civili sono un pensiero
irrinunciabile.
Noi siamo quelli che la parola “doveri” deve essere sempre
pronunciata insieme a “diritti”.
Noi siamo quelli che lo stato deve essere laico, ma sul
serio.
Noi siamo quelli che è necessario diminuire la distanza tra
i ricchissimi e chi è in difficoltà. Ma per distribuire meglio la ricchezza è
necessario produrla in qualche modo, quindi bisogna sostenere l’imprenditoria.
Noi siamo quelli che tutti questi ragazzi disoccupati sono
una ferita intollerabile.
Noi siamo quelli che chi viene da un paese straniero è un
amico fino a prova contraria.
Noi siamo quelli che anche chi la pensa diversamente da noi
è un amico fino a prova contraria.
Noi siamo quelli che il mondo in cui vivranno i nostri figli
è più importante di quello in cui viviamo noi.
Noi siamo quelli che il problema del nostro paese non sono i
magistrati, ma la criminalità organizzata, la corruzione e l’evasione fiscale.
Noi siamo quelli che hanno fatto scegliere ai cittadini i
nostri parlamentari, ma l’hanno fatto sul serio: non qualche migliaio di voti
on-line, ma un milione e passa di voti in tutte le località, per le strade e le
piazze (a volte sotto la neve, aggiungo), perché la democrazia si fa in mezzo
alla gente.
Noi siamo quelli che i personaggi discussi non sono stati
messi in lista, ma non ci abbiamo nemmeno pensato un attimo.
Noi siamo quelli che quando qualcuno è sospettato di aver
rubato viene dimesso dal partito e messo nelle mani dei magistrati. Altri
difendono i loro sospettati con le unghie fino alla Cassazione.
Noi siamo quelli che quando qualcuno dei nostri è in
disaccordo mica viene cacciato, ma rimane e lavora con gli altri. Quando
proprio non ce la fa e decide di andarsene gli si stringe la mano e si augura
buona fortuna. Altri mettono in piedi campagne mediatiche per distruggerlo sul
piano personale.
Noi siamo quelli che non scadiamo nella volgarità, non è il nostro
stile.
Noi siamo quelli che la politica è una cosa seria, pertanto
i politici devono essere persone serie.
Noi siamo quelli che se non sei preparato non puoi
rappresentare nessuno.
Noi siamo quelli che ogni tanto sbagliamo, è inevitabile.
Dovremo dare più spazio alle nuove leve e slegarci dalle logiche di apparato.
Ma il seme è gettato e il messaggio è recepito, non a caso siamo il partito con
il ricambio più elevato tra i nuovi futuri parlamentari.
Noi siamo quelli che non fanno promesse a vanvera o
promettono di distruggere tutto, non inseguiamo il consenso facile ma vogliamo
costruirlo insieme a cittadini responsabili e consapevoli. Non potremo mai
avere il consenso degli elettori se non dimostriamo, prima di tutto, di averne
rispetto, perché chi non ha rispetto dei cittadini e non è partecipe delle loro
aspettative e dei loro problemi, non è legittimato a rappresentarli. Questo è
un punto fondamentale che ci auguriamo fortemente venga considerato al momento
del voto.
Noi siamo quelli che non parliamo per frasi fatte,
semplicemente vogliamo un’Italia più giusta.
D’altronde, oh ragazzi, siam mica qui a far la ceretta ai
procioni.
6 commenti:
MESSAGGIO AGLI INDECISI. Meglio votare tappandosi il naso che doversi tappare il culo dopo aver votato. Pensateci.
Tu Ivan sei quelli che, gli altri non ne sono sicuro. Buona fortuna
gli altri chi?
IV
Noi siamo quelli che "dirigeremo il traffico"
Noi siamo quelli che "non siamo mica qui a pettinare le bambole nè"
Noi siamo quelli che "non siamo mica qui ad asciugare gli scogli nè"
Noi siamo quelli che "siam qui a a farci fregare il miele dall'ape maya eh"
Noi siamo quelli che "meglio un passerotto in mano del tacchino sul tetto"
Noi siamo quelli che rispolveriamo Prodi a Milano perchè Noi siamo la solita minestra riscaldata
Noi,invece,siamo quelli dei quattro milioni di posti di lavoro.
Noi,invece,siamo quelli dei condoni fiscali.
Noi,invece,siamo quelli dei condoni edilizi.
Noi,invece,siamo quelli dell'abolizione dell'IMU(dopo averla votata).
Noi,invece,siamo quelli che.................
dopo vent'anni siamo ancora qui a prendervi per i fondelli:altro che solita minestra,questa è una ribollita!
Ma il ventennio, l'ultimo, è da considerarsi solo del centro-destra oppure, come è stato in realtà, è da condiderarsi in compartecipazione anche con il centro-sinistra?
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