Una
volta il sindaco si chiamava podestà, era la più alta carica politica dei
comuni medievali ed esercitava tutte le cariche, anche quella di polizia. Il
termine fu ripreso in epoca fascista perché al primo cittadino fu di nuovo
affidata la totalità dei poteri. Podestà dal latino potestas, che vuol dire potere. Potere assoluto, insindacabile,
inappellabile.
C’è
chi ne ha nostalgia. Li chiamano appunto “nostalgici”, del ventennio.
Non
sono mica tanto lontani sapete?
C’è
chi viene eletto sindaco e poi si comporta da podestà: ordina, dispone, non
accetta suggerimenti e non ascolta nessuno. Poi si circonda di persone che gli
dicono sempre di sì, scelte accuratamente in modo da non potergli fare ombra. In
questo modo il podestà attiva un circuito autoreferenziale che aumenta la sua
autostima, già sufficientemente esagerata in partenza, che lo rende incapace di
ammettere di poter mai fare o dire o pensare qualcosa di sbagliato. Se qualcosa
non funziona la colpa ovviamente non è sua, ma dei disfattisti, dei provocatori
e di chi non obbedisce ciecamente. Oppure di chi si presta a chissà quali scopi
oscuri, a chissà quali complotti contro la sua persona.
Cosa
manca? Ovvio, la propaganda. Un paio di ministri della propaganda vanno bene,
pensati e organizzati per far passare solo una parte delle notizie, quelle che
fanno più presa sui cittadini, che ovviamente non dovranno mai essere valorizzati,
a cui non deve mai essere chiesto di pensare con la propria testa e a cui non
si deve mai insegnare come capire veramente i percorsi delle decisioni.
Le
commissioni? Non servono a niente, anzi, danno fastidio.
La
Pro Loco? Lavora per farla diventare il suo MinCulPop*.
La
Protezione civile? Gli piacerebbe molto poterla usare come sua guardia
pretoriana personale.
Se a
qualcuno non sta bene i ministri della propaganda sapranno come sbarazzarsene.
I
nostalgici non sono mica tanto lontani.
Poi
c’è la politica. Ah beh! La politica per il podestà è il peggiore dei nemici.
Si affretta, appena eletto, a chiamarsene fuori, accusandola di essere il
ricettacolo di ogni male: chi espone una opinione diversa da quella del podestà
è un vile che agisce per motivi “politici”, che vuole insinuare la bestia della
politica nella allegra armonia delle sue scelte esclusive. Ma in realtà quello
che fa paura al podestà è che la politica insegna a pensare, ad avere un’opinione,
a fare deduzioni, a capire le dinamiche, a decidere da che parte stare, a non
farsi abbindolare dai gatti e le volpi di turno (i due ministri della
propaganda, per esempio). È per questo che va bandita: chi pensa è un nemico
perché il podestà non vuole cittadini, vuole sudditi.
Il
sistema purtroppo funziona, ha sempre funzionato, probabilmente funzionerà
ancora.
Al
podestà non interessa che questo atteggiamento non eleva il potenziale dei
cittadini, che non fa capire loro che la conoscenza è il primo passo per la
consapevolezza che a sua volta è il primo passo della partecipazione che a sua
volta è il passaggio fondamentale per migliorare la vita dei cittadini.
Causarum cognitio: conoscenza delle
cause, delle motivazioni, dei problemi. Bisognerebbe sapere da dove bisogna
partire e progettare la strada per uscirne. Tutti insieme. Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne da
soli è egoismo, sortirne insieme è politica (don Milani).
Al
podestà questa cosa fa paura perché ha il culto di se stesso, che poi vuol dire
egoismo. Meglio regalare qualche pranzo, fare il paternalista, togliere qualche
tassa antipatica (facendola pagare in qualche altro modo, senza pubblicità) e
poi stendere la sua pietosa mano in attesa che venga baciata.
Ha
sempre funzionato, funzionerà ancora?
* Si
tratta dell’abbreviazione di Ministero della cultura popolare, l’organo
utilizzato dal fascismo per controllare la cultura (leggi censura) e per
organizzare e propagandare l’ideologia fascista.
Raffaello – Stanza della segnatura. Trionfo della Filosofia.
|
2 commenti:
A proposito di Don Milani,ricordo un suo libro dal titolo:"L'obbedienza non è più una virtù".
I tempi e il contesto sono cambiati ma il senso di questo messaggio è sempre lo stesso.E' rivolto a coloro che non hanno il coraggio di far volere il proprio pensiero e lasciare che gli altri decidono per loro!!
Non vedo l'ora di leggere "Gli anni del podestà" parte seconda.
Posta un commento