martedì 27 maggio 2014

La storia non cambia

di Ivan Vaghi

Di sicuro non è cambiata a Solbiate. D’altra parte il dato elettorale è inequivocabile e quindi c’è ben poco da recriminare per chi, come noi, è sempre stato critico nei confronti della nostra amministrazione.
Chi è più attento a quanto succede nel mondo è in grado di fare un parallelo molto diretto con le elezioni americane del 2000 e del 2004. Nel 2000 Bush ha vinto con un piccolissimo scarto nei confronti del clintoniano Al Gore, mentre quattro anni dopo la vittoria contro l’altro clintoniano Kerry è stata molto più netta. Tutti gli analisti politici dell’epoca erano concordi nel ritenere che gli avversari di Bush sarebbero stati dei presidenti migliori di lui (non era difficile in verità) però la gente non ha votato per loro. Con un po’ di dubbi nel primo caso ma senza nessun dubbio nel secondo. Il concetto Dio-patria-famiglia è stato decisivo, così come l’ostentata ostilità nei confronti delle tasse (molto più supposta che reale). La gente gli ha dato credito, a torto o a ragione ma lo ha fatto, e di sicuro il retaggio clintoniano trascinato per troppo tempo non ha aiutato.

La storia pertanto si ripete nel piccolo villaggio di Solbiate Olona, dove abbiamo vissuto in piccolo quanto è successo lo scorso decennio negli Stati Uniti. Gli americani hanno dovuto aspettare Obama per cambiare faccia alla politica americana (o perlomeno per provarci), forse a Solbiate dobbiamo sperare in qualcosa di simile, ma soprattutto dobbiamo essere in grado di gestire al meglio una transizione generazionale che ormai è conclamata. La sconfitta netta di Buongiorno Solbiate non è stata solo la sconfitta di una lista e di un candidato sindaco, ma è soprattutto la fine di un modo troppo antiquato di intendere la politica, costruita ideologicamente sul cattolicesimo tradizionalista e operativamente sullo stesso gruppo di persone (in modo esplicito o meno). A Luigi Melis va riconosciuto il merito di aver guardato altrove (in modo esplicito o meno) e di avere aperto la strada a una nuova epoca della politica solbiatese, che dobbiamo vivere pienamente senza guardarci indietro. Non si illuda, noi del PD siamo e saremo sempre critici nei suoi confronti tutte le volte che riterremo opportuno esserlo, soprattutto perché adesso c’è bisogno di una pacificazione cittadina e lui è l’unica persona (per diritto elettorale) che può provare a ottenerla. Dovrebbe però smetterla di guardare ai suoi avversari politici o semplicemente a chi gli sta antipatico come dei nemici da distruggere, perché la strada non può essere questa.

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