lunedì 4 agosto 2008

La rivoluzione sussurrata

di Ivan Vaghi


Il termine è sicuramente passato di moda, relegato nella soffitta del politicamente scorretto. Chi mai può parlare di rivoluzione ormai? In fondo le rivoluzioni servono solo a sostituire una tirannia con un’altra, non è così che si dice? La parola rivoluzione però non indica solamente il sovvertimento di un ordine politico, ma in generale sta ad indicare un mutamento profondo che comporta il superamento di un modello precedente per far posto ad un nuovo modello, e non c’è niente di politicamente scorretto in questo, purché il modello precedente sia sbagliato. Tenete a mente questo concetto e pensate a quanti modelli sbagliati stanno intorno a voi. A questo punto pensate a cosa sarebbe necessario fare per sovvertire questo modello con uno nuovo, e vi sorprenderete a realizzare quanto sia facile fare le rivoluzioni.
Ma pensatelo a bassa voce, oppure sussurratelo appena, che magari poi va a finire che qualcuno ci crede.
Mettere la propria spazzatura negli spazi appositi e non buttarla dal finestrino dell’auto o abbandonarla in modo da rendere il nostro verde un immondezzaio aggiunto è una semplicissima rivoluzione, alla portata di tutti. Non servirebbero più puliture straordinarie, giornate ecologiche o cose del genere.
Leggere il giornale o comunque informarsi di quello che succede intorno a noi è una semplicissima rivoluzione, perché, come diceva quel tale, che di rivoluzioni se ne intendeva: “la verità vi renderà liberi” (Giovanni 8,32), ma la verità, da che mondo è mondo, non è mai stata fornita tanto facilmente, perché i popoli liberi sono sempre stati guardati con sospetto. Se volete essere liberi dovete guadagnarvi la verità e non accontentarvi delle prime notizie che vi vengono fornite. L’alternativa a questa semplice rivoluzione è una libertà a sovranità limitata, che è come dire avere una Ferrari con il motore di una cinquecento (di quelle vecchie).
Anche il non rassegnarsi è rivoluzionario, non rassegnarsi a tutto quello che ci hanno fatto passare come inevitabile, o peggio come frutto di ingegno, come le raccomandazioni, la corruzione, i silenziosi soprusi delle banche, una burocrazia che serve solo a mantenere se stessa, e ci aggiungo i politici che pensano solo ai loro interessi, così restiamo in tema. Non occorre rassegnarci, non ci serve, anzi, ci fa del male. Non credete a quelli che vi dicono che tanto è sempre andata così e non c’è niente da fare, perché già il non crederci è una semplicissima rivoluzione. Sussurratela a chi vi sta vicino, “non abbiate paura!” (Giovanni Paolo II), e stiamo già sul 2 a 0 tra cattolicesimo e marxismo, giusto per far capire che la rivoluzione non è necessariamente qualcosa di brutto (e comunque neanche il marxismo lo è, accetto repliche…).
Anche pagare le tasse è rivoluzionario, e lo so anche io che vi hanno fatto passare l’idea che evadere le tasse è giusto e magari benedetto, ma non è così. Chi evade le tasse e poi va in ospedale a farsi curare gratuitamente è un ladro, chi evade le tasse e poi manda i figli alla scuola pubblica è un ladro, chi evade le tasse e poi si lamenta che non c’è abbastanza polizia in giro è in stato confusionale, chi evade le tasse e si vanta di farlo è un delinquente. E’ capitato a tutti di sentirsi dire dall’idraulico o dall’elettricista di turno che il lavoro costa duecento euro in nero e trecento con la fattura, ce lo fanno passare come un favore e noi magari siamo pure grati. Si dimenticano di dire che a volte centocinquanta erano pure troppi per il lavoro che hanno fatto, per la serie cornuti e mazziati, così tocca a quelli che non evadono pagare la scuola e la sanità anche per queste persone. Sussurratelo a chi vi sta vicino che c’è una semplicissima rivoluzione a portata di mano, e cioè che l’unico modo per avere tasse meno alte è costringere tutti a pagarle. Non credete a quelli che dicono che prima bisogna abbassarle perché poi, quando saranno più basse, saranno tutti incentivati a non evadere. E’ una fesseria, ci aveva già provato Reagan negli Stati Uniti negli anni ’80, aveva abbassato le tasse e il paese era finito in una crisi finanziaria terribile, perché chi non paga le tasse continuerà a non pagarle, quale che sia l’aliquota imposta. Anzi, agli occhi della legge la colpa sarà meno grave perché il dovuto sarà inferiore.
Ci sono mille altre semplici rivoluzioni a portata di mano, basta decidere di “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” (3 a 0…), basta capire che tutti hanno un ruolo in qualsivoglia processo storico, che lo si voglia o no, per cui tanto vale cercare di superare modelli sbagliati, soprattutto se sono così a portata di mano. Ditelo sottovoce, ma ditelo, anche a chi vi sta vicino, senza dimenticare però che non sarà mai finita, perché “le rivoluzioni o sono permanenti o non sono rivoluzioni” (Trotzkji, 3 a 1…).


Don't you know?
They're talkin' about a revolution
It sounds like whisper

Non senti?
Stanno parlando di una rivoluzione
Sembra un sussurro

Tracy Chapman

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