venerdì 17 ottobre 2008

Ma non era liberista?

di Ivan Vaghi

Già, non era liberista il nostro premier? Adesso che predica la necessità degli aiuti di Stato per le aziende in difficoltà bisognerà che qualcuno gli spieghi il significato di liberismo e il significato delle politiche economiche di destra. Se anche Berlusconi mi diventa socialista allora comincio a non capirci più niente. E’ quello stesso Berlusconi che pochi giorni fa è andato a venerare Bush dicendogli che la sua politica, anche economica evidentemente, lo avrebbe fatto passare alla storia, nello stesso identico giorno in cui il premio Nobel per l’economia veniva assegnato a Krugman, feroce avversario del neo liberismo reaganiano di cui i Bush sono stati fedeli servitori (tra parentesi, secondo me i Bush non ci hanno mai capito niente di economia, ma questo è un altro discorso). Quando cioè il mondo economico, in preda ad una crisi devastante, si rende conto che bisogna cambiare atteggiamento e strategia, Berlusconi va nel Stati Uniti e dice esattamente il contrario.
Qualcuno però deve averlo informato della situazione mentre tornava a casa, così che, senza conoscere nessun tipo di vergogna, potesse avere la possibilità di smentire categoricamente se stesso e parlare di aiuti di Stato, l’esatto contrario del significato di liberismo. E’ quello stesso Berlusconi che fino all’altro ieri, e non in senso metaforico, ma proprio fino all’altro ieri, sosteneva le teorie liberiste del meno stato più mercato, che bisognava lasciare il mercato libero a se stesso, che bisognava privatizzare, ah già! dimenticavo, anche abbassare le tasse, soprattutto ai più ricchi. Mi piacerebbe sapere dal signor Berlusconi dove andrebbe a prendere tutte queste vagonate di miliardi di euro di aiuti di Stato se abbassasse davvero le tasse.
Da ieri però Berlusconi non è più liberista, è diventato socialista, fautore dell’intervento dello Stato in economia. Mi aspetterei che mettesse la falce e il martello sotto la bandiera di Forza Italia, ma non lo farà, concedetegli ancora per un po’ questo pudore. E d’altra parte non bisogna nemmeno essere troppo duri con lui, ha passato gran parte della sua vita a fare l’imprenditore, non aveva tempo per studiarsi la storia dell’economia e per scoprire che le ondate liberiste hanno sempre portato, inevitabilmente, alle catastrofi, così come nessuno gli aveva mai parlato di Keynes (forse Tremonti gli sta dando lezioni private sull’argomento), l’economista inglese che sosteneva la necessità del controllo statale sulle regole del mercato e dell’economia proprio per impedire improvvisazioni e derive speculative slegate dall’economia reale. Evidentemente Berlusconi è rimasto ancora alle prime lezioni, perché crede di avere capito che intervento statale in economia voglia dire soltanto prendere soldi pubblici e regalarli a chi li chiede, meglio se si tratta di banchieri o industriali incompetenti (o delinquenti) che hanno combinato solo disastri. Già, perché forse non ve ne siete accorti, ma stava per passare un decreto che avrebbe salvato le chiappe ai vari Tanzi, Geronzi, Cragnotti e compagnia, decreto che è stato per fortuna stoppato dal compagno Tremonti (se non si è capito sono in piena crisi esistenziale).
Quando Berlusconi farà il corso di Economia 2 gli spiegheranno anche che intervento statale vuole dire soprattutto regole, controllo, partecipazioni statali soprattutto in campo finanziario, legislazioni severe, un processo organico che lo stesso Berlusconi ha fatto di tutto per smantellare. Ve la devo ricordare io la depenalizzazione del falso in bilancio?
Nel frattempo i suoi amici della Lega, grandi statisti e attenti ai problemi del paese, cercano di sfruttare la confusione per far passare leggi razziste come l’istituzione di classi separate per gli stranieri e opponendosi alla distribuzione nelle scuole della Costituzione Italiana. Quello che possiamo fare adesso è sperare che i riflessi di questa crisi sull’economia reale (leggi inflazione, disoccupazione e cose così) non saranno troppo gravi, così come dobbiamo sperare che il nostro nuovo compagno Berlusconi abbia capito davvero la lezione e assieme ai suoi soci europei e mondiali si renda davvero conto che il capitalismo lasciato senza regole è solamente una bomba ad orologeria.
Ora, amici solbiatesi in maggioranza destrorsi e legaioli, anche voi, giustamente, ignari di filosofia politica e logiche di mercato, avete però ora la possibilità di stare un attimo a riflettere sui danni combinati dai vostri parlamentari di riferimento. I cittadini, che lo vogliano o no, hanno una grande responsabilità, verso se stessi e gli altri, e non possono continuare a fare finta di niente, perché prima o poi, inevitabilmente, i nodi al pettine ci arrivano. Se siete d’accordo, comunque la pensiate, venite a fare un salto al gazebo del PD domenica mattina dalle 9 e mezza dove c’è la pesa pubblica, provate a cominciare ad essere cittadini.

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