venerdì 23 aprile 2010

E venne il 25 Aprile 1945

(estratto dalle memorie del partigiano Davide)

Mio padre lavorava a Legnano e passò a cercarmi dove ero nascosto per avvisarmi dell’insurrezione. Mi recai subito alla Comerio dove già gli operai erano in sciopero fuori dal cancello, ed il grido di saluto che mi fecero lo ricordo ancora.

Successivamente mi portai alle scuole Manzoni, dove c’era il comando C.L.N. Lì mi diedero un giubbotto con fazzoletto ed un moschetto. Invano cercavo gli amici della “Volante Marco” brigata Bruno Raimondi. Arrivò invece un camioncino di partigiani ed uno di loro venne riconosciuto dal mio compagno di lavoro Giuanèn Mara, che gli puntò una pistola alla tempia e lo portò al comando: era infatti una brigata nera, famoso torturatore, che ingenuamente si era messo in trappola da solo pensando di passare inosservato.

Giravo nel cortile in attesa degli eventi quando si sentì un grido: “ci sono i tedeschi!”. E’ triste dirlo ma molti si tolsero il fazzoletto e scapparono a casa. I fuggiaschi erano quelli poi chiamati “partigiani del 25 aprile” usciti dopo l’insurrezione per darsi della arie. A giudicare dal numero dei fazzoletti sparsi sembrava che i tedeschi fossero a due passi. Non erano entrati in città, ma di passaggio avevano ucciso il partigiano Gallazzi Rodolfo (a Solbiate Olona). Vidi che una mitraglia posta sul balcone della palestra era stata abbandonata, la raggiunsi e da quella posizione mi misi a controllare il cancello d’ingresso della via Palestro.

Nel pomeriggio feci da scorta su un camioncino per prelevare un ufficiale tedesco a Magnago per concordare la resa della sua guarnigione. Io rimasi fuori circondato da gente festosa. Chiesi un bicchiere d’acqua: da un cortile vicino uscì una massaia con un secchio di latte.

Alla sera uscimmo di pattuglia e in viale Diaz (allora viale della Gloria), da una casa con giardino uscì un uomo chiedendoci di accompagnare sua moglie all’ospedale poiché aveva le doglie. Facemmo la cosa con allegria, felici di aiutare a far nascere un bambino proprio in quel giorno del 25 aprile, il primo della nuova Italia.

Il resto della notte lo passai al casello del dazio ai Cinque ponti. C’era una mitraglia e con quella sorvegliai il Sempione.



Così è finita la storia del “Partigiano Davide” felice di aver portato la piccola goccia d’acqua nel grande mare della libertà e poi tornare ad essere il meccanico Luigi Venegoni nato a Busto Arsizio il 1° Agosto 1922, operaio della Ercole Comerio.

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