martedì 22 giugno 2010

Vi racconto dell'ENSE

L’Ente Nazionale delle Sementi Elette, al di là della pomposità del nome, è un ente strategico per l’agricoltura italiana, perché si occupa dello studio e della salvaguardia dei semi utilizzati nel nostro paese, e quindi è il nostro garante della qualità per i prodotti ortofrutticoli. Si trova a Milano (con sedi distaccate in tutta Italia), dà lavoro a un centinaio di persone tra ricercatori e personale tecnico e amministrativo, ed è pure in attivo di qualche milione di Euro. In teoria è un ente pubblico ma di fatto i suoi finanziamenti vengono dai privati, perché lo Stato compra i servizi forniti, ma non tira fuori un soldo per quanto riguarda stipendi e gestione delle strutture.
A Roma invece c’è la sede di un altro ente, l’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione). Anche questo è un ente strategico, perché dovrebbe dare le direttive su come confezionare e utilizzare gli alimenti che arrivano sulle nostre tavole. Questo ente però è totalmente a carico dello Stato, ed ha accumulato passivi per svariati milioni di Euro.
Cosa lega queste due realtà? Il fatto che la nuova Finanziaria, nell’ottica dell’eliminazione degli enti inutili, ha deciso di intervenire su di loro. Non stupitevi, ma la decisione sarà quella di abolire l’ENSE e passare le sue attività all’INRAN, che non si è mai occupata di sementi e del loro utilizzo. Questo vuol dire che verrà smantellata un’azienda che produceva utili, con il conseguente licenziamento di tutti i precari (soprattutto giovani ricercatori, ovvio), e il trasferimento a Roma degli altri. Se poi non vogliono trasferirsi allora se ne possono andare. In un paese civile chiudere un’azienda in attivo per ripianare i debiti di una in passivo comporterebbe l’arresto immediato dei furbastri che l’hanno pensato. In Italia invece è una cosa normale, direi quasi doverosa.
In teoria questo sarebbe un bell’assist per avvalorare slogan propagandistici tipo “Roma ladrona”: un’attività produttiva del Nord che viene sacrificata per gli sprechi romani. Invece mi risulta che la Lega stia mantenendo un silenzio colpevole. La verità è che i leghisti sono troppo affezionati alle loro poltrone romane e ai fiorenti stipendi relativi per muovere appunti di tal genere al tavolo dei ministri. Poi vanno a Pontida e pontificano… Ma andate a zappare, che c’è bisogno.

Nessun commento: