lunedì 11 ottobre 2010

La Strategia (e a Solbiate?)

La maiuscola non è un errore, ma la sottolineatura di un progetto, di una precisa e scellerata volontà, che sarebbe quella di trasferire il controllo della scuola e dell’istruzione dallo Stato ai privati, con tutto quello che ne potrà conseguire.

In principio era la DC, che pretendeva il ministro alla Pubblica Istruzione perché non poteva tollerare che la scuola non fosse sotto il controllo diretto del Vaticano, poi la situazione si è complicata ma le contromosse sono state presto trovate. È bastato fare i liberali e sbandierare il “diritto di scelta” per cominciare a far piovere vagonate di soldi sulle scuole private, quasi esclusivamente religiose. Nel frattempo qualcuno ha capito che la Scuola, così come la Sanità, poteva diventare un business colossale, e hanno cominciato a lavorarci su. Come? Con la Strategia.

La scuola funziona male? Non la si mette a posto, anzi, la si fa andare peggio in modo da giustificare soluzioni “alternative”, come le scuole private o gli enti privati che forniscono servizi che alla scuola non vengono più fatti fornire. Gli insegnanti precari vengono chiamati “una piaga sociale” (ma piaga sociale sarai tu, ministro dell’istruzione che non sei altro) e l’Università e la Ricerca vengono smantellate per creare un vuoto di gestione su cui poter mettere le mani. Mi fermo un attimo su questo punto perché lo conosco bene. Vi hanno venduto la riforma cosiddetta Gelmini come lo strumento di svecchiamento e di miglioramento dell’efficienza dell’Università, e invece è tutt’altro: tutti i poteri, oggi suddivisi tra vari organi gestionali, andranno nelle mani del consiglio di amministrazione, i cui membri non saranno più eletti, come avviene adesso, ma nominati direttamente dal rettore, che dovrà, per legge, portare membri provenienti dal mondo produttivo. Un sistema esplicito per sottrarre il mondo dell’istruzione superiore dal controllo dello Stato e trasferirlo agli interessi dei potentati e baronati locali, distruggendo quel poco di prestigio, e con esso la qualità della formazione, rimasto ai nostri atenei. Succederà anche con la scuola primaria e secondaria, è inevitabile, perché la Strategia lo vuole. La dimostrazione è l’abbandono della scuola nelle mani di qualche Napoleone di provincia, che si fa scudo di paroloni come “sussidiarietà” per giustificare la riconsegna della scuola in mani clericali, magari con l’aiutino di qualche associazione di volontariato a caso. E chi se ne frega se il livello dei servizi offerti crollerà. Per non parlare di situazioni come quella di Adro, che non è affatto casuale.

Fin troppo facile trovare analogie con la situazione di Solbiate, e per non passare per quelli che si lamentano e basta proponiamo due cose: che il piano per il diritto allo studio venga in qualche modo rivisto grazie alla VERA partecipazione di tutti gli addetti ai lavori coinvolti (e non mi tirino fuori la storia dei vincoli temporali per la presentazione del bilancio, sappiamo che si può fare tutto se si vuole), perché crediamo che sia possibile razionalizzare le spese e risparmiare qualcosa senza stravolgere niente; che la Commissione alla Pubblica Istruzione, incapace di fare da tramite tra le esigenze della popolazione e quelle dell’amministrazione, venga rimossa e sostituita con persone più motivate e più attente alla situazione scolastica solbiatese.

Ivan Vaghi

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