mercoledì 15 giugno 2011

Kant, MusOlona e la generazione tvb

Un paio di secoli fa una rivista tedesca indisse un concorso per trovare la migliore definizione di Illuminismo. Decise di partecipare anche il celeberrimo filosofo Immanuel Kant tra lo sconforto degli altri aspiranti al premio, che si videro irrimediabilmente chiusi dal pronostico. Avevano ragione perché Kant vinse con una definizione passata alla storia: Sàpere aude, una frase in latino che significa “abbi il coraggio di conoscere”. Secondo Kant l’essere illuminati implica un atto di responsabilità verso se stessi perché la conoscenza, vera condizione necessaria per lo sviluppo umano, implica l’utilizzo dell’intelletto e soprattutto la volontà e il coraggio di farvi ricorso.
A due secoli di distanza in un piccolo paesino della Valle Olona è stato indetto un concorso letterario che aveva, tra le altre cose, l’ambizione di coinvolgere i ragazzi più giovani nell’esercizio della scrittura. Iniziativa lodevole, purtroppo placidamente ignorata dai giovani oloniani, che hanno disertato l’iniziativa nonostante il premio in denaro. Forse è stato il nome, molto più adatto a una mucca che non a un concorso letterario, o forse la comunicazione non è stata efficace. Il motivo più probabile però è che ormai i ragazzi non hanno più interesse per la narrativa (figuriamoci per la poesia), non leggono e tantomeno scrivono, o meglio, non scrivono quello che viene richiesto da un concorso letterario “classico”. Un riscontro drammatico mi viene dalla correzione dei compiti di esame e delle tesi di laurea di ragazzi ben più grandi di quelli a cui era rivolto il concorso: il vocabolario è limitato, la grammatica un optional, la punteggiatura un fastidio. Si tratta di ragazzi che comunicano per sms o per mail, sistemi che non richiedono la formalità della scrittura e che vengono scambiati tra soggetti che condividono lo stesso registro di conoscenza comunicativa. In più sono rapidi, e la rapidità è oggi la componente più ambita nella comunicazione. Il risultato è una semplificazione estrema della grammatica, l’eliminazione completa della punteggiatura e l’accorciamento delle parole, fino ad arrivare alle sole sigle. Come facciamo a chiedere alla generazione degli sms di scrivere un racconto o addirittura una poesia? Anche se i ragazzi conoscessero gli schemi narrativi o le regole della metrica non avrebbero nessun interesse ad utilizzarli.
Prima di intristirci però dobbiamo chiederci se siamo nella situazione di rifiuto di Kant, cioè del coraggio della conoscenza, oppure se il problema è solo di linguaggio. Forse un po’ tutte e due le cose, perché i ragazzi (e non solo loro) non leggono più e non sembrano curiosi del mondo, però usano anche linguaggi diversi da quelli cui siamo abituati e ricercano modalità di espressione alternative. Forse un concorso su testi musicali o arti figurative o teatrali o espressive di varia natura avrebbe più successo. Forse oggi il coraggio della conoscenza vuol dire andare verso la conoscenza e le sue evoluzioni e non aspettare che sia lei ad adattarsi a linguaggi senza molto futuro.
Alla fine quindi i 2000 euro complessivi di premi in denaro (una vera enormità, considerando che i premi di concorsi ben più prestigiosi consistono in una targa e una pacca sulla spalla) sono andati ad autori di età media alquanto avanzata (e di identità abbastanza annunciata), se la confrontiamo con quella del vero obiettivo del concorso. Il risultato è stato che la premiazione aveva la stessa atmosfera del libro di Roth “La cripta dei cappuccini”, ovvero la celebrazione di un mondo che sta per finire. Non me ne vogliano gli organizzatori e tutti quelli che ci hanno lavorato, a cui deve andare gratitudine, ma forse è arrivato il momento di vedere le cose in modo diverso. Al limite ci scambiamo delle idee per sms.
Ultima cosa, i premi in denaro erano davvero molto consistenti. Ok, gli sponsor, costo zero per la comunità eccetera, ma in un periodo in cui si piange miseria e si sta per introdurre l’addizionale Irpef forse quei soldi potrebbero servire per altre cose. Lancio un’idea: nei prossimi anni verranno ridotti (o eliminati) i contributi comunali per le società sportive, con il risultato che alcune potrebbero chiudere. Perché l’amministrazione non convince i suoi sponsor a sostenere anche le attività sportive di Solbiate, che comunque svolgono un ruolo sociale? Ma di questo magari ne parleremo più avanti.

Ivan Vaghi

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