mercoledì 13 luglio 2011

Caro don Emilio, in culo alla balena

Lo so anch’io che la circostanza richiederebbe una maggiore formalità e che un innocuo “in bocca al lupo” sarebbe più adatto, ma qualcosa mi dice che un’espressione meno ossequiante ma più incisiva potrebbe esserti più gradita.

Sorvolerò sull’elenco delle cose che hai fatto e dei tanti motivi per cui la comunità solbiatese ti sarà grata (ne leggerai a chili nelle prossime settimane), ti voglio invece dire di quelle volte che non ti sopporto. Come ad esempio l’invidia che provo quando vai al pulpito per l’omelia e magari non hai ancora idea di quello che dirai (ti capita ogni tanto, non negare): ti bastano pochi secondi e riesci sempre a tirare fuori qualcosa di sensato, di logico, di coerente, a volte di impegnativo, che richiede riflessione. Inventandolo lì per lì grazie a quel carattere che non prevede di farsi condizionare dalle difficoltà, quali che siano, e a quella tua cultura rocciosa, che come mi hai insegnato tu è quella cosa che rimane quando hai dimenticato tutto il resto. Ti invidio anche, e un po’ mi fai arrabbiare, quando riesci a galleggiare sulle piccolezze del mondo perché sei così angelicamente convinto che c’è qualcosa di molto più importante nella vita. Forse è merito della vocazione, di quello stato d’animo ulteriore (nel senso che va oltre) e selettivo, ma mi piace pensare che hai lavorato su di te per essere concentrato sui tuoi obiettivi e che hai capito cosa è giusto e cosa è inutile. O per dirla con un linguaggio a te più familiare, hai capito come separare il grano dalla pula con i tuoi sforzi e la tua applicazione e non solo per dono celeste. Noi invece siamo qui che perdiamo tempo e crediamo di vivere chissà quali vite, o peggio ancora, sogniamo vite ancora più inutili. Mi fai anche arrabbiare per quella tua capacità di convincere e coinvolgere, spesso indipendentemente da quello che dici. Lo chiamano carisma ed è un po’ come il coraggio di don Abbondio, che se non ce l’hai non te lo puoi far venire. Certo qualcuno se la sarà pure presa perché le persone come te a volte cercano di accentrare, non certo per mania di protagonismo ma perché così si fa prima.

Non sono però sicuro che il risultato ottenuto sia stato un bene per tutti, perché hai concentrato ancora di più sulla parrocchia e sull’oratorio l’attenzione e la voglia di partecipazione dei solbiatesi. Per gli altri rimane un po’ poco e per me che sono e rimarrò convinto della necessità di una vita pubblica laica partecipata, che si aggiunge e non si sostituisce a quella religiosa, hai rappresentato una sconfitta “ideologica”.

Non ti ho frequentato granché in verità, e sicuramente mi sono perso gran parte dei momenti più importanti della tua permanenza a Solbiate. Quelli ad esempio più difficili e in cui sei stato più in difficoltà, che probabilmente ci sono stati e che sono poi i momenti in cui si riesce a conoscere meglio le persone. Ne ho però vissuti alcuni che mi sono sembrati significativi. Ti ho visto celebrare la messa nella grotta di Nazareth e sul tavolo di una piccola stanza nel cuore dell’Africa, con lo stesso animo e partecipazione di chi è convinto veramente che Dio è in ogni luogo e in ogni momento. Ti ho visto emozionato, come un bambino a Natale, quando la messa l’hai celebrata sulla pietra del Santo Sepolcro a Gerusalemme, perché forse era un tuo sogno di quando eri veramente bambino e in quel momento lo stavi realizzando. Ho seguito poi varie volte quel tuo passo svelto, tipico di chi sa che la vita è preziosa e non ha voglia di perdere tempo lungo la strada, e ho capito che quella era la dimostrazione della distanza che c’è tra chi ha uno scopo nella vita, ed è ferocemente focalizzato su quello, e chi invece ama le passeggiate.

Oggigiorno nel mondo anglosassone va di moda la parola “inspiring”, riferita a una persona che non è solo di ispirazione morale, ma che è vero e proprio esempio di vita e comportamento. Spero quindi, al di là delle opere che sono destinate alla polvere come tutte le esperienze umane, che sarà questa l’eredità che lascerai a qualche solbiatese che ci avrà capito qualcosa: che i fronzoli sono aria fritta e i grandi discorsi spesso una perdita di tempo, ma che bisogna stare attenti a non cadere nel qualunquismo e nella superficialità, perché invece bisogna andare al cuore delle cose, al midollo della vita, come diceva Walt Whitman, senza perdersi per strada.

Per cui buona fortuna don, che tu possa essere di ispirazione per tanti altri.

Ivan

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come hai ragione, caro Ivan, non posso far altro che condividere pienamente il tuo pensiero.
Nella "critica", hai semplicemente esaltato il talento del nostro, non più "nostro", Don Emilio, a cui noi tutti siamo affezionati.
Grande personalità e sapienza... tutti consapevoli della penuria, in questa "valle di lacrime", di personaggi carismatici.
Una grande perdita, soprattutto per i nostri ragazzi.... e perchè no, anche per noi!
Ma come hai detto tu, Ivan, sarà una linea guida per tanti altri, dispensatore di spirito e della parola del Vangelo.
Non aggiungo altro, semplicemente:- Grazie Don, per tutto-

Sonia