mercoledì 4 febbraio 2009

Ci hanno scippATO?

di Ivan Vaghi

Intendo l’acqua potabile. Mi rendo conto che ai più l’acronimo A.ATO suonerà oscuro. Vuol dire Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale, un Ente istituito dalla Legge n. 36 del 5 gennaio 1994, che si occupa delle disposizioni in materia di risorse idriche. Cito dal sito della Provincia di Varese: “Più precisamente essa prevede la riorganizzazione dei servizi idrici mediante la costituzione di Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) mirati al superamento della frammentazione gestionale esistente attraverso l’integrazione territoriale (definizione di bacini d’utenza di dimensione ottimale) e l’integrazione funzionale delle diverse attività del ciclo idrico (acquedotto – fognatura – depurazione).” Che tradotto (si sono completamente dimenticati la punteggiatura) vuol dire che si deve occupare della razionalizzazione delle risorse idriche e di tutte le attività legate all’utilizzo dell’acqua. In particolare i compiti dell’A.ATO sono: la pianificazione degli interventi attraverso il Piano d’Ambito (che prevede l’analisi dello stato dei servizi, strategia di eventuali interventi, definizione di un piano finanziario e di un modello gestionale); l’affidamento del servizio idrico a un gestore; il controllo del servizio e dell’attività del gestore, di fatto qualificandosi come garante dei servizi idrici.

Fin qui…. ma qual è l’inghippo? Forse ce n’è più di uno. Il primo è che l’art. 9, comma 1 della “Convenzione per la costituzione del consorzio tra enti locali ricompresi nell’ambito territoriale ottimale” recita: “L’A.ATO organizza … il SII (Sistema Idrico Integrato), separando obbligatoriamente l’attività di gestione di reti ed impianti dall’attività di erogazione dei servizi”.

Caspita. Gli impianti rimangono degli enti locali, l’attività di gestione è a carico dell’A.ATO (ente pubblico), ma l’attività di erogazione, cioè il gestore? Il sito della Provincia definisce gestore: uno o più soggetti di tipo industriale, con rapporto contrattuale ben definito. Quindi possono essere, e probabilmente saranno, dei privati, che si occuperanno dell’approvvigionamento idrico dei cittadini facendosi pagare per questo. Possiamo dire che ci hanno scippATO l’acqua potabile, di fatto privatizzandola (seppur in parte)? Il dubbio è forte. E’ vero che l’A.ATO dovrebbe controllare che non succedano abusi, e speriamo che lo faccia sul serio, ma c’è un’altra questione abbastanza inquietante. Siccome infatti gli impianti rimangono agli enti locali, sono loro che si devono occupare della manutenzione straordinaria e di tutte le spese relative alla progettazione e alla realizzazione di nuovi impianti o di opere di miglioramento, mentre i privati-gestori si preoccuperanno solo della manutenzione ordinaria e della parte amministrativa legata alla bollettizzazione. Tutti i soldi delle bollette rimangono al gestore (privato), che ha sì un contratto con l’ente pubblico, ma sicuramente ci vorrà guadagnare. Siamo sicuri che tutto questo non porterà ad un aumento della bolletta dell’acqua? E’ ovvio che andrà a finire così.

A suo tempo (scorsa amministrazione) Solbiate Olona si era impegnata, insieme a pochi altri, a non far avviare in Lombardia il processo di privatizzazione dell’acqua potabile, e qualche risultato era stato ottenuto, ad esempio che si aprisse un dibattito sulla questione, che si rivedessero certi criteri e che ci si ragionasse su. In teoria anche l’attuale amministrazione sembrava voler percorrere questa strada. Mi auto-cito da un articolo pubblicato sul blog (La politica solbiatese spiegata al mio gatto) parlando dell’intervento al nostro circolo di un consigliere di maggioranza (l’anno scorso): Ha orgogliosamente sottolineato che Solbiate non ha accettato né mai lo farà (se non con la forza) di sottoscrivere la richiesta di intervento provinciale sulle strutture idriche, intervento che Solbiate ha fatto autonomamente e con lungimiranza, e che ora potrebbe essere neutralizzato a causa del versamento di nuovi fondi per intervenire in quei comuni che invece se ne sono disinteressati.”

La questione era stata dibattuta anche durante l’incontro che abbiamo avuto con il nostro candidato al consiglio provinciale Millefanti (anche questo sul blog): “Altro problema è quello della gestione dell’acqua. La Lombardia ha stabilito che ci debba essere un solo gestore per ogni provincia. Reguzzoni (ex presidente della Provincia) aveva pensato di unire in consorzio i gestori di Varese, Busto Arsizio e Gallarate (controllate dalla Lega, ovviamente), affidandogli la gestione dell’acqua di tutta la provincia. Non solo, i costi di adeguamento della rete idrica di alcuni comuni dovevano spalmarsi su tutti i comuni, a danno di quei comuni virtuosi che in questi anni hanno affrontato e risolto il problema autonomamente.” Entrambi questi articoli non sono stati smentiti, quindi dobbiamo presumere che il contenuto corrisponde a verità.

A un certo punto però mi sono imbattuto in un articolo apparso su Varese News del 23 novembre 2006, cioè circa due anni prima dell’incontro con il nostro consigliere. Riporto la parte iniziale dell’articolo: Sventata l’ipotesi del commissariamento dei “comuni ribelli” che si sono rifiutati nelle scorse settimane di sottoscrivere l’adesione all’ATO (Ambito territoriale ottimale) che in futuro dovrà coordinare e gestire il ciclo delle acque di tutta la provincia. Giovedì mattina, 23 novembre, il responsabile della segreteria tecnica dell’ATO, Franco Taddei, ha incontrato in comune a Tradate i sindaci di Lonate Ceppino, Castelseprio, Castiglione Olona, Caronno Varesino e, appunto, Tradate. La tensione all’inizio dell’incontro era alta, soprattutto perché questi comuni erano gli unici della provincia ad aver sollevato problemi sulle competenze future dell’ATO, dalla proprietà degli impianti al modello gestionale degli acquedotti e, quindi, alla regolazione delle future tariffe per i cittadini.”

Sbaglio o Solbiate Olona non è presente nell’elenco dei comuni che non avrebbero accettato l’adesione al piano provinciale di gestione delle acque? Nonostante fosse uno dei comuni virtuosi e nonostante la nuova normativa lo avrebbe danneggiato? Il nostro consigliere forse si era distratto, o forse non lo avevano avvertito che il nostro sindaco era in procinto, come è avvenuto il 21 gennaio del 2009, di entrare nel consiglio di amministrazione proprio dell’A.ATO.

La discussione e i rilievi fatti da alcuni sindaci hanno comunque portato a qualche risultato, ad esempio la proprietà degli impianti è rimasta ai comuni, una specie di compromesso sulla via della privatizzazione. Dal mio punto di vista credo che l’acqua potabile sia un bene inalienabile e penso che debba rimanere completamente pubblico, ma per alcuni è un business come un altro. Quello che non ho ben capito è da che parte sta Solbiate Olona, dalla parte del business di qualcuno o dalla parte dei diritti di tutti? Attendo ansiosamente delucidazioni in merito, magari con qualche informazione relativa al ruolo che Solbiate ha avuto in tutta questa storia. 

4 commenti:

Lucio Ghioldi ha detto...

Ti sbagli.
Solbiate è sempre stato in prima fila, tanto che il documento approvato dal Nostro Consiglio Comunale è stato adottato da Busto e dagli altri comuni della valle, fino a subire la minaccia, da parte della regione Lombardia di essere commissariato insieme agli altri 31 comuni.

http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=97937

Varese - La Regione li obbliga entro il 20 maggio ad aderire al consorzio dell'Ato.
Acqua, 32 comuni "ribelli" a rischio commissariamento
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In pratica, è un ultimatum. O lo fate voi, o mandiamo un commissario, e lo facciamo noi. La Regione ha diffidato 32 comuni del varesotto che non hanno aderito al consorzio dell'Ato, l'autorità dell'acqua che a Varese è ancora lettera morta, unica provincia in Lombardia. Se i comuni "ribelli" non firmeranno entro il 20 maggio, il Pirellone invierà un commissario "ad acta", un funzionario cioè che faccia aderire il comune bypassando l'amministrazione. L'adesione al consorzio serve per dare all'Ato forma giuridica e un bilancio proprio (lo dice la legge regionale) ed è uno dei passaggi per arrivare alla configurazione definitiva dell'autorità.
Alcuni comuni "ribelli" contestano la legge regionale, che obbliga a ditinguere il soggetto gestore da quello proprietario delle reti, in pratica obbligando all'affidamento esterno. Diversi enti locali hanno già firmato una proposta di referendum regionale contro quella che definiscono la “privatizzazione dell’acqua”, in una sorta di alleanza trasversale che coinvolge anche sindaci di sinistra e della Lega. Tra i comuni che rischiamo la messa in mora dalla Regione (hanno però 60 giorni di tempo per ricorrere al tar), ci sono infatti le amministrazioni a guida leghista di Varese, Morazzone, Tradate, Buguggiate, ma anche Daverio e Crosio della valle, Venegono superiore a guida centrosinistra.
Alcune amministrazioni sono perfino finite nella lista anche perchè hanno apportato modifiche alla delibera "originaria" della conferenza d'ambito, e tra questi Busto Arsizio .
Tra gli altri comuni coinvolti Albizzate, Bedero Valcuvia, Biandronno, Caronno Pertusella, casale Litta, Casciago, Castelseprio, Castiglione Olona, Ferno, Fagnano Olona, Gazzada Schianno, Gerenzano, Gorla maggiore, Gorla Minore, Induno Olona, Lonate Ceppino, Lonate Pozzolo, Marnate, Mornago, Olgiate olona, Solbiate Olona, Somma Lombardo, Ternate, Venegono Inferiore. .....

Da: http://www.acquabenecomune.org/

I Comuni della Lombardia vincono la battaglia dell’acqua pubblica

E’ una vittoria della democrazia dal basso, in cui cittadini e Comuni hanno saputo con forza contrastare il tentativo di l’imposizione da parte della Regione di un solo modello di gestione dei servizi idrici, quello della messa a gara della erogazione e la possibilità dei privati di partecipare alle società patrimoniali.
La vittoria conseguita con le correzioni apportate al modello “lombardo” di gestione consente di rimettere al centro delle decisioni sull’acqua l’autonomia di scelta dei Comuni, attraverso l’Ambito Territoriale Ottimale, e di tracciare un nuovo percorso anche rispetto ai modelli che nel frattempo sono stati definiti da una legge nazionale che è fortemente orientato a condizionare a sottrarre la gestione ed il controllo dei beni comuni e dei servizi più direttamente rivolti ai cittadini dalle competenze dei Comuni...

Anonimo ha detto...

Ok, prendo atto (anche se non ho capito bene a quando risalgono questi articoli). Posso dire a questo punto tre cose: la prima è che evidentemente il sito varese news, da cui vengono sia il mio che il tuo riferimento, è in grado di contraddire se stesso; la seconda è che il processo di privatizzazione dell'acqua, fortemente voluto dalla componente affaristica della politica (con ovviamente Forza Italia in prima fila) è ormai inarrestabile, con o senza paletti; la terza è che se voi (continuo a infierire), caro Lucio, fate così fatica a raccontarci le cose che ci succedono intorno, continueremo ad essere vittime della confusione o dell'ignoranza (pessimo destino per i cittadini).
Ivan Vaghi

Lucio Ghioldi ha detto...

Varesenews - maggio 2008

acquabenecomune - Gennaio 2009
(che riporta anche l' articolo di Repubblica appena uscito)

Lucio Ghioldi ha detto...

Comunque, ci sono stati diversi passaggi in Consiglio Comunale,
e poi riportati sul giornalino comunale.