mercoledì 22 aprile 2009

Quel mattino del 1945



di Ivan Vaghi

“Quando il mattino del 25 aprile i lavoratori armati scesero nelle strade per l'assalto finale, la vittoria era già sicura, malgrado l'enorme sproporzione dell'armamento che tuttora sussisteva. Non era una piccola avanguardia di combattenti isolati che attaccava, ma tutto un popolo che si rivoltava contro un governo logorato da venti mesi di guerriglia popolare, battuto e demoralizzato, condannato politicamente e moralmente dalla coscienza della nazione. L'insurrezione dopo la lunga e eroica marcia arrivava vittoriosamente alla sua meta. I C.L.N. (comitati di liberazione nazionali, ndr) assumevano tutti i poteri, che dovevano poi, in base agli accordi internazionali, cedere ai comandi alleati.
Si è aperto con questa vittoria del popolo un nuovo periodo della storia italiana nel quale quegli ideali di libertà e di giustizia per i quali hanno combattuto e sono caduti i migliori figli del nostro popolo dovranno finalmente trionfare.
Nessuno potrà impedire che quelle sacrosante aspirazioni divengano finalmente la realtà della nuova Italia.”
Così si esprimeva Giorgio Amendola a qualche anno di distanza da quel mattino del 1945, il giorno in cui i principali esponenti della Resistenza si riunirono nella sede dei Salesiani di via Copernico a Milano per proclamare e diffondere per radio l’ordine di insurrezione popolare.
Ideali di libertà e giustizia diceva Amendola, possiamo aggiungerci di democrazia, la parola magica, quella che i venti e più anni di governo fascista in Italia avevano tentato in tutti i modi di sopprimere e di offendere, possibilmente con la forza. Mi chiedo cosa potrebbero pensare oggi gli eroi della nostra guerra di Liberazione, a vedere che nel governo di quella Italia democratica che hanno contribuito a costruire albergano gli eredi di quei repubblichini che non hanno avuto nessuno scrupolo, proprio in quel 25 aprile, a sparare sugli operai in sciopero e sui passanti di Milano per potersi garantire la fuga. Mi chiedo cosa potrebbero pensare di tale La Russa, ministro della Repubblica ed ex (?) fascista, che nega che i nostri partigiani siano stati anche i nostri liberatori. Mi chiedo anche che cosa potrebbero pensare del nostro presidente del consiglio, che decide di partecipare alle cerimonie del 25 aprile con un senso di fastidio e solo perché non “vuole lasciare queste commemorazioni alla sinistra”. Non quindi perché vuole partecipare, non perché è riconoscente verso quei ragazzi che sono morti per noi, non per commemorare uno dei momenti moralmente più alti della nostra storia, non perché quello è stato il periodo in cui gli italiani hanno voluto dimostrare con tutte le loro forze di essere un popolo, non perché l’Italia ha scelto di essere un paese finalmente libero e democratico, ma solo per non perdere punti nel suo share personale.
Vorrei anche chiedermi cosa ne pensiamo noi di queste persone, noi che non abbiamo vissuto quell’epoca ma che possiamo beneficiare di quello sforzo di sollevazione popolare e di dichiarazione di indipendenza prima di tutto morale e poi politica. Io personalmente penso che il 25 aprile sia diventato uno spot elettorale come tanti altri, un manifesto da appendere per le vie di Solbiate per fare l’occhiolino, in vista delle elezioni, a quelli tra i nostri concittadini che ai valori della Resistenza credono ancora, salvo poi fare accordi con quelle stesse persone che il 25 aprile lo hanno sempre disprezzato e che continueranno a farlo. Io penso che quelle “sacrosante aspirazioni” di cui parlava Amendola e che sono state il motore della guerra di Liberazione debbano essere rispettate ogni giorno ed a loro ogni giorno sia necessario fare costante riferimento. Non bastano i manifesti per le strade del paese.

1 commento:

Unknown ha detto...

Non si smentisce. Raccapricciante, come al solito, il Presidente del Consiglio. La Liberazione, la Resistenza, i Partigiani che con il loro sangue hanno combattutto per la Libertà NON possono, Non devono diventare strumento di propaganda. Al contrario dovrebbero essere per tutti gli Italiani tutti, dei tatuaggi indelebili di cui andare orgogliosi... Libertà democrazia antifascismo le parole che le montagne e le valli d'Italia non si stancheranno mai di ripetere, con una eco instancabile,l'urlo di una madre che ha abbracciato i cadaveri dei suoi figli. un patrimonio genetico da tramandare, una delle poche cose per cui vale la pena esser italiani. evviva la Resistenza partigiana, evviva la Liberazione evviva il 25 aprile evvia L'ITALIA.