mercoledì 23 giugno 2010

L'ultima roccaforte

di Ivan Vaghi

Con i giornali e i telegiornali è stato facile, è bastato comprarli. La magistratura sta per essere messa sotto il controllo del governo attraverso quella che viene chiamata “riforma della giustizia”, e che invece è solo il modo per metterci le mani sopra. Per farla digerire agli italiani stanno utilizzano i giornali e i telegiornali (comprati in precedenza) per dire che i magistrati sono dei delinquenti, quando invece è più probabile il contrario. Le rete infine sta per essere imbavagliata da norme che trasformeranno in crimine le opinioni. Mancava solo una cosa: il mondo della cultura e del pensiero, l’ultima e unica fonte rimasta di elaborazione critica del mondo. Potevano dimenticarsela? Certo che no: tagli alla cultura, ai teatri, al cinema e a tutte le forme d’arte, attacco frontale alla scuola, smantellamento dell’università, annullamento della ricerca.
Come non vederci una strategia in tutto questo? Basta guardare alle nomine dei ministri: lo “yesman” Alfano per la giustizia e il fenomeno Gelmini per l’Università, che per ottenere l’abilitazione ad avvocato è andata a fare l’esame a Catanzaro perché dalle nostre parti non ci riusciva. Niente contro i calabresi, ma che da quelle parti sia più facile è universalmente noto. Serviva una faccia simpatica come paravento per demolire l’ultima roccaforte, e l’hanno trovata in una delle tante amiche del cavaliere.
La scusa è bell’è pronta, quella crisi economica che impone tagli che devono riguardare tutti i settori. Peccato che i tagli a università e ricerca siano cominciati da tempo, e che siano continuati anche quando la crisi veniva negata. La Germania, che ha varato una manovra più pesante della nostra, ha però aumentato notevolmente i fondi per la ricerca, e così hanno fatto Francia e Gran Bretagna, perché l’equazione è semplice ed è conosciuta da tutti: quando le cose vanno male bisogna investire per capire come farle funzionare meglio. Pare che in Italia si siano distratti. Dicono che cultura e scienza devono mettersi sul mercato e reperire da lì i propri fondi. Peccato che i milioni necessari a produrre il film “Barbarossa”, visto nelle sale da circa quindici persone, siano venuti da fondi pubblici. Ma si sa che i leghisti predicano bene ma razzolano peggio di tutti. Diciamo solo che quasi tutta l’arte che abbiamo in Italia è stata prodotta da finanziamenti pubblici. Se ad esempio lo Stato della Chiesa non avesse ingaggiato Michelangelo adesso non avremmo la Cappella Sistina. Se poi parliamo della ricerca medica si può facilmente intuire come le ditte farmaceutiche, gli unici privati interessati a finanziarla, non sono particolarmente felici di debellare le malattie. A loro interessa che i malati, possibilmente cronici, continuino ad esistere.
I nostri governanti lo sanno benissimo, ma è molto più importante per loro togliere forza a potenziali oppositori. Intellettuali, artisti, scienziati, e ci mettiamo pure i blogger, forti dei loro strumenti di analisi e di intervento libero e critico sulla società, sono un pericolo troppo grande, da stroncare a tutti i costi. E lo stanno facendo.
Molto meglio una società massificata su livelli da Grande Fratello, liberata da chi possa insinuare il sospetto che non sia quello il futuro che dovremmo chiedere per noi stessi. Una società controllabile, contenta di essere manipolata, che quando ha finito di produrre possa essere piacevolmente sbattuta in mezzo a una strada, visto che elimineranno anche pensione e liquidazione. Per riuscirci stanno annullando tutta una generazione, esclusa dal lavoro perché costretta a precariati avvilenti o talmente disillusa da non cercare nemmeno più un lavoro; esclusa dalla cultura e dalla scienza perché fatta rimanere senza possibilità di esprimersi e costretta quindi ad emigrare; esclusa dalla possibilità di manifestare le proprie opinioni perché vengono eliminati gli ambiti in cui poterlo fare. Resistere forse non sarà più nemmeno concepibile, ma è l’unica possibilità. Per quello che mi riguarda, e fino a che ci riuscirò, contribuirò a presidiare l’ultima roccaforte.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Doppia errata corrige: la Gelmini è ministro dell'Istruzione, non solo dell'Università, e la sua abilitazione è stata ottenuta a Reggio Calabria e non a Catanzaro.
In effetti così cambia molto...
IV