Lo scorso anno a Solbiate il 25
aprile non è stato festeggiato il 25 aprile ma una settimana dopo. Era
Pasquetta, ubi maior.. E’ stato l’epilogo inevitabile di una tendenza
cominciata il mese prima con le celebrazioni per il 150° anniversario
dell’Unità d’Italia. Se ricordate il paese era affardellato di bandierine
tricolori su quasi tutti i principali luoghi e monumenti civici e non. Quasi
tutti. Mancava il monumento alla Resistenza, bellamente dimenticato, come se la
Liberazione non fosse stato un momento cruciale della storia del nostro paese.
Non voglio approfondire i motivi,
mi interessano relativamente, rimane il fatto che la società civile odierna fa
fatica a riconoscere che quanto è avvenuto nel biennio 1946-1947, quello
fondante il nostro modo di vivere (nel bene o nel male ma sicuramente molto più
nel bene) è stato possibile grazie anche all’Insurrezione popolare del 25
aprile 1945. Per chi fosse distratto vado a elencare: democrazia, Repubblica,
libere elezioni, suffragio universale, Costituzione, riconoscimento dei diritti
umani e dei diritti civili. Io una bandierina tricolore sul monumento alla
Resistenza l’avrei messa. Un monumento che tra l’altro è in grave stato di
deperimento e anche questo è un aspetto che fa pensare.
La Resistenza non è più di moda?
Evidentemente, però invito a riflettere su una cosa: dopo quella volta le
uniche esperienze di popolo che abbiamo avuto in Italia, quelle in cui ci siamo
riconosciuti come nazione e abbiamo sospirato insieme per la realizzazione di
un sogno comune sono state le finali dei mondiali di calcio. Un po’ poco.
Qualcuno dice che se tornassero i partigiani riprenderebbero le armi contro
quelli che hanno tradito il loro sogno di giustizia e libertà, che era poi il
sogno di tutto il popolo italiano. Non è possibile e non è nemmeno auspicabile.
Quello che bisogna fare è farsi carico di quel sogno e tenerlo vivo, non più da
partigiani ma da cittadini. La storia siamo noi, diceva quel tale, nessuno si
senta escluso.
Ivan
1 commento:
La mia sensazione è che quest'anno il 25 aprile è stato vissuto non solo e non tanto come ricorrenza della insurrezione popolare contro il nazifascismo ma come liberazione da un periodo triste per l'Italia dove un personaggio, che faceva la parodia di Mussolini, ci ha fatto vergognare di essere italiani. Nella manifestazione nazionale di Milano si respirava questo sollievo, questa nuova aria, questa ritrovata dignità e orgoglio di sentirci italiani. La voglia di molti di sfilare era evidente e mai come in questa occasione si sono ritrovati nello stesso corteo istituzioni, partiti, associazioni e movimenti che, pur con le loro connotazioni ideologiche, hanno festeggiato la vecchia e la nuova Liberazione.
Roberto Colombo
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