venerdì 31 luglio 2009

La doppia morale (papi chulo)

Presumo che in questi anni a tutti sia venuto il sospetto che il nostro Presidente del Consiglio non sia propriamente un esempio di virtù coniugale, cosa peraltro da lui mai nascosta. Come si procuri le amanti sono affari suoi, diventerebbero affari nostri nel momento in cui le sue amanti finissero in Parlamento, ma anche di questo c’è solo il sospetto (per ora) e poi comunque è un altro discorso. Nessuno qui ha intenzione di puntare il dito o predicare morale sui comportamenti individuali e privati, a meno che non venga violata la legge è ovvio, ma una considerazione di carattere generale forse è opportuno farla. La domanda è molto semplice: con quale coerenza individuale e soprattutto politica un personaggio che si appoggia con molta enfasi su alcuni dei valori tipici del conservatorismo, è cioè la famiglia e il senso religioso (solo quello cattolico però), si può vantare di relazioni sessuali al di fuori della sua vita coniugale? Cosa c’entrano tra di loro il Family day e le escort? Come si fa a corteggiare la dottrina cattolica e avere alle spalle due divorzi? Rispondere che non c’è relazione e che si tratta di pura incoerenza, se non di vera e propria presa in giro di chi in questi valori ci crede davvero è forse troppo semplice. Credo che per capire meglio il fenomeno bisogna esplorare il concetto della doppia morale, quel concetto cioè che pone i potenti al di sopra delle leggi non scritte del vivere civile (e ahimè molto spesso anche al di sopra delle leggi scritte). “Io sono un potente e faccio quello che voglio” è una cosa comunemente accettata soprattutto da chi questo tipo di arroganze le subisce, cioè tutti noi. I potenti sono pieni di privilegi, hanno i posti riservati, non fanno le code, non subiscono quella cosa noiosa chiamata meritocrazia, creano connessioni con altri potenti per mantenere la maggior parte possibile del loro potere e il più a lungo possibile. E noi invece di incazzarci li idolatriamo. Loro questo lo sanno bene, sanno che la maggior parte della gente vorrebbe essere come loro e quindi la loro esistenza diventa la possibilità per tutti che si potrebbe un giorno essere così. Se c’è un re vuol dire che un giorno anche io potrei essere un re e quindi voglio che continui ad esserci. E’ un ragionamento un po’ contorto, ma per intenderci è lo stesso che sta alla base della mania per le lotterie, tutti giocano anche se tutti sanno che praticamente non ci sono possibilità. Il mondo dei privilegi è quello della doppia morale: un potente può dire e fare quello che vuole, perché lui è un potente ed è giusto così. Mao diceva che ribellarsi è giusto, ma non aveva capito niente e comunque non aveva a che fare con le veline, le televisioni spazzatura, il Billionaire e i telegiornali in cui ti fanno vedere solo le meraviglie del mondo dei ricchi. E non poteva nemmeno immaginare che nell’Italia del ventunesimo secolo la donna venisse ancora più disprezzata che nella Cina degli anni ’50 e ridotta sempre più ad un mero oggetto sessuale. Le nostre bambine da grandi vogliono fare le veline, e le loro mamme non vedono l’ora che crescano perché in fondo a molte delle nostre donne di essere così tanto disprezzate piace da morire. Dal papi di turno le loro figlie ce le porterebbero di persona, purché si possa vivere in quel meraviglioso mondo dei ricchi e dei privilegi. Mi piacerebbe citare nuovamente Mao e dire che rimango lungo la riva del fiume ad aspettare che passi il cadavere del mio nemico, ma è un’altra cosa su cui Mao si sbagliava. Se mai passerà qualche cadavere sarà solo quello dell’orgoglio di essere persone, che devono essere rispettate in quanto tali. Mi sono anche stufato di chiedere conto a tutti quei fenomeni che sbandierano la loro fede religiosa e poi sbavano per Berlusconi e votano Lega, quelli che fanno la comunione e poi dicono che gli zingari vanno messi tutti al muro, quelli che non riconoscono nello straniero il proprio fratello (anzi). Difficile aspettarsi qualcosa da queste persone perché loro non si aspettano niente da se stessi. Aspettano solo di morire cercando di vivere il meno possibile. Non si sono mai fatti delle domande sul Vangelo figuriamoci se si fanno delle domande sul concetto della doppia morale. Casomai non si fosse capito sono abbastanza pessimista sui nostri anni a venire e la conferma mi viene proprio dalla reazione degli italiani a questa storia di donnine facili e di primi ministri: in un qualsiasi paese civile Berlusconi si sarebbe dimesso, da noi pacche sulle spalle e sorrisetti compiacenti, al limite il tutto viene liquidato come gossip o intrusioni nella vita privata. Manca completamente la tendenza a voler essere orgogliosi delle nostre istituzioni nazionali, di fatto la deriva dello Stato. Peccato che su quello Stato alla deriva ci siamo tutti noi.
Ivan Vaghi

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