sabato 25 luglio 2009

Politica e politici

Approfitto del fatto che Stefano sia in vacanza e mi abbia dato “le chiavi” del blog per approfondire un concetto che di solito lascia tutti molto indifferenti, se non addirittura scostanti. Cosa in effetti molto poco pubblicabile di solito. Cercherò per lo meno di essere breve. Andando a vedere il continuo aumento dell’astensionismo e la deriva dei votanti verso i partiti meno “tradizionali” si può intuire come la gente veda sempre di più la politica come una sovrastruttura complessa, forzata, sostanzialmente inutile e lontana dalla realtà. Primo errore, quella non è la politica, sono i politici. E i partiti, che poi sono un insieme di politici mentre dovrebbero essere il riferimento della politica. Non voglio ingarbugliarmi con le definizioni, dico solo, per semplificare, che la politica è quella cosa che serve a risolvere i problemi della società in cui viviamo, e quindi per definizione non può essere una cosa brutta e cattiva. Però lo diventa quando viene gestita male, e se si allontana dalla gente vuol dire che chi la gestisce, i politici appunto, non ci sta capendo niente. Quelli che ci capiscono invece ne approfittano ma i risultati sono perlomeno discutibili. Chi dovrebbe rimediare? Noi, è ovvio, noi gente comune. “Il sonno della ragione genera mostri” diceva quel tale, parole sante, e allora bisogna svegliarsi, è evidente. C’è una cosa molto semplice che bisognerebbe fare per cominciare, ed è quella di non confondere la politica (che è cosa buona) con i politici (spesso non buoni), e cominciare a fare politica, che altro non è che interessarsi di quello che succede (interessarsi sul serio però, non limitarsi ai titoli dei giornali), elaborare un’opinione e condividerla. Tutto qui, non è che costi così tanto, non bisogna per forza diventare attivisti di partito (che anch’essi, per lo stesso ragionamento fatto finora, necessitano a parer mio di ripensamenti e riorganizzazioni). Mi aggancio a una frase che ho sentito spesso dire al mio nuovo sindaco, Luigi Melis, e giuro che non lo faccio per polemica ma la uso solo come esempio. Lui ama dire: “noi non facciamo politica, siamo amministratori”. Curioso, dal momento che la parole politica vuol dire letteralmente “la gestione della città”, quindi dichiarando di non fare politica sembra voglia dire in realtà che non ha nessuna intenzione di amministrare, entrando in contraddizione. In realtà, come ho spiegato finora, questa è una frase figlia di quel distacco dalla politica, o meglio, da come la politica viene gestita dai politici, che sta mandando in confusione un po’ tutti quanti. Concludendo, c’è in giro una certa politica che ha tradito la sua “missione” conciliatrice, e certi politici che se ne approfittano e sperano che continui il nostro sonno. Non diamogli retta, svegliamoci.
Ivan Vaghi

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