mercoledì 23 dicembre 2009

Non crocifiggetemi

Leggendo il “proclama” del gruppo amministrativo della Voce Solbiatese, che ringrazia il governo per la protesta alla decisione della Corte Europea sull’affissione dei crocifissi, mi sono venute in mente molte cose, la prima delle quali riguarda l’opportunità “politica” di esprimere un’opinione qualsiasi sull’argomento. Lo sappiamo tutti, la questione religiosa in Italia è intoccabile a meno che non si esprima una posizione sovrapponibile a quella ufficiale della Chiesa, altrimenti si perdono voti, è matematico. Figuriamoci a Solbiate Olona. Sotto Natale poi, un suicidio.
Allora in teoria dovrei stare zitto, e invece no, perché se il Vaticano mi ha fatto subire la beatificazione di Pio IX e prossimamente anche quella di Pio XII allora vale tutto, anche che un credente come me si esprima a favore della sentenza della Corte Europea, perché se non altro ha il merito di mettere fine ad una vera ipocrisia. Io sto perdendo degli amici perché ho provato a costringerli a riflettere su quello che dicono e quello che fanno, perché si nascondono dietro il crocifisso per avere l’alibi di esternare il loro odio, perché vanno in chiesa la domenica e fanno finta di dimenticarsi che la prima cosa che ti insegnano a catechismo è che Dio è amore. Come si fa a professarsi cristiani ed esultare se decine di poveri cristi (e non uso questo termine a caso) vengono respinti e costretti a morire in mezzo al mare? Come si fa ad essere cristiani e non accorgersi che qualcuno sta usando i simboli della nostra religione per fare carriera politica? Come si fa ad esaltare il crocifisso e dimenticare che rappresenta un uomo che è morto per tutti ma soprattutto per gli ultimi, quando invece noi gli ultimi non li vogliamo vedere nemmeno in fotografia? Come si fa a non capire che stiamo confondendo il Vangelo con un’esasperante e irreversibile professione di egoismo? Come si fa a dimenticarsi che non basta dire “Signore, Signore”?
Paolo VI (che non sarà mai proclamato beato anche se è quello che lo merita più di tutti) diceva che il primo vicario di Cristo in terra è la nostra coscienza. Non posso che essere d’accordo, il problema è che la nostra coscienza l’abbiamo imbavagliata ed è una cosa che non ci riguarda più. La gente oggi ha paura dei minareti perché sa che la sua fede è debole e che non avrà le armi per contrastare chi ce l’ha più forte, e la sua rivolta è una rivolta egoistica e conservatrice, perché ha paura di perdere insieme alla fede, di cui gli interessa poco, soprattutto il suo consolante e qualunquistico modo di vivere, i suoi privilegi e il suo benessere, di cui invece gli interessa enormemente. Quando sono a messa mi guardo intorno e vedo un nugolo di bambini di età compresa tra prima elementare e cresima, poi un buco terrificante fino ai cinquantenni (più o meno), i seminari sono vuoti, l’età media dei fedeli aumenta sempre più. E’ con queste armi che vogliamo contrastare l’arrivo delle altre religioni? Vedo intorno a me tanti crociati da quattro soldi che si credono i paladini della cristianità quando invece sono solo le patetiche retroguardie di un mondo che si sta consumando, e che pensa che basti appendere al muro un’immagine per guadagnarsi il Paradiso.
Non voglio nemmeno pensare a quanta gente non mi rivolgerà più la parola dopo questo intervento, anche se il crocifisso in casa ce l’ho e ce l’ho pure al collo, e non mi disturba certo vederlo in giro negli spazi pubblici o privati. Non mi disturba vedere nemmeno la mezzaluna o la croce di David o niente di religioso, perché la Religione, che è espressione della fede, riguarda la dimensione privata della nostra esistenza, e come tale va rispettata a prescindere, ma non bisogna essere obbligati ad esibirla. Se la dimensione diventa forzatamente pubblica c’è qualcosa che non va, c’è la volontà di usarla la Religione, non di viverla, e questo vale per tutte le religioni di tutti i paesi del mondo. Dicono che il Cattolicesimo fa parte della nostra cultura e della nostra civiltà, e che lo abbiamo scritto anche nella Costituzione. A parte il fatto che si devono decidere, o la Costituzione è da rifare o va bene così, perché io non l’ho capito, e poi ricordo che l’inclusione dei Patti Lateranensi nella Costituzione, unico caso al mondo di un accordo internazionale inserito nella Costituzione di uno stato sovrano, non è stata altro che “merce” di scambio: i cattolici la volevano altrimenti non si andava avanti, e comunisti e socialisti hanno accettato altrimenti c’era il rischio di un ritardo forse fondamentale nell’avvio di un paese democratico e pacificato, cosa impossibile senza la legge fondamentale e fondante della Carta costituzionale, perché tra l’altro c’era la necessità di superare le tensioni sociali e politiche dell’immediato dopoguerra. Per quanto riguarda la cultura e la civiltà cito semplicemente la frase di Josè Dolores, il protagonista del film Queimada, che mentre sta per essere portato al patibolo, lui schiavo che si è ribellato ai cattolicissimi colonialisti, dice: “Sarebbe questa la vostra civiltà?”
E comunque, lo Stato che impone una religione e i suoi simboli è uno stato teocratico (quello che applica le leggi divine alla vita civile) e non democratico, né tantomeno laico. Che l’Italia sia uno stato teocratico (nel senso che è la Chiesa che decide le leggi) è cosa nota, ma non è detto che sia giusto, e che non si debba nemmeno provare a farlo diventare un paese laico è sicuramente inaccettabile. Se qualcuno è disposto a riflettere senza considerarmi un eretico anti cristiano da mettere al rogo solo perché credo fermamente nella distinzione tra Stato e Chiesa, direi che il Natale è il momento giusto per farlo. Non confondiamo il senso di appartenenza come qualcosa che è necessariamente giusto da contrapporre a qualcosa d’altro che è sicuramente sbagliato, nessuno ci può togliere il nostro senso religioso se non noi stessi. La battaglia da vincere è quella con i nostri cuori e le nostre coscienze, non quella contro le altre religioni, e se vinceremo questa battaglia non c’è niente che ci possa far paura, perché ci renderemo conto che non c’è nessun bisogno di contrapposizione o di proclami contro sentenze che vogliono dare a tutti i cittadini europei pari dignità religiosa, qualsiasi essa sia. O il problema è un altro, e cioè l’istinto di prevaricare l’altro a prescindere?

Ivan Vaghi

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Profondo e chiaro come sempre!
Sottoscrivo tutto,ma proprio tutto ciò che ha scritto Ivan.
Spero che questo Natale sia un vero momento di riflessione per gli autentici cristiani.
Auguri a tutti,ma proprio tutti,Giuseppe.

Stefano ha detto...

Ivan, il tuo post sembra una lezione sulla poetica di De Andrè...

Comunque, ho una domanda. E se qualcuno riesce a darmi una risposta gliene sarei grato. L'idea che all'uomo, in quato tale, spettino dei diritti, in che rapporto è con il Cristianesimo? Cioè, il Cristianesimo centra qualcosa con l'affermazione di questa idea?

Auguri anche da parte mia a tutti i lettori di questo blog.

stefano

Dronning ha detto...

Negli anni 70 e poi ancora in seguito si diffuse in America Latina la Teologia della Liberazione, che in pratica sosteneva che ribellarsi a un capo prevaricatore e tiranno non solo era giusto, ma non era nemmeno in aperto contrasto con il Vangelo. Il Vaticano ovviamente la contrastò e i dittatori sudamericano poterono sempre contare sull'"appoggio" di gran parte del clero ufficiale. Per il Cristianesimo quindi, o meglio, per il Cattolicesimo, i diritti o presunti tali che l'autorità politica decide di concedere sono sempre e comunque più che sufficienti, a meno che non si tratti di regimi comunisti, perché allora si cominciano a fare distinzioni
Ivan Vaghi

Anonimo ha detto...

Dopo uno scritto così profondo e sentito come il tuo, che condivido in toto, non vorrei buttarla in politica ma ritengo assolutamente vergognoso che il nostro Presidente del Consiglio scriva al Papa sottolineando i valori cristiani a cui si ispira l'azione del governo, mentre vediamo tutti che è succube dei peggiori istinti razziali leghisti che peraltro fanno consenso proprio nelle regioni dove il cattolicesimo è da sempre più radicato. Auguro a tutti serene festività e che il nuovo anno sia all'insegna della tolleranza, della solidarietà e della democrazia.
Roberto Colombo