venerdì 11 settembre 2009

9/11



Le immagini che riaffiorano alla memoria sono sempre le stesse: fumo, fiamme, gli aerei. L'11 settembre del 2001 ha violentato la nostra intimità. Ci siamo sentiti vicini, ci siamo sentiti loro, gli impiegati, i lavavetri, i dirigenti, i cuochi, gli Americani, i Polacchi, gli Irlandesi, gli Italiani.
Abbiamo condiviso il dolore, increduli di fronte alle televisioni.
In quei momenti ero un ragazzino di 15 anni, non capace di cogliere le dimensioni dell'avvenimento, che non sapeva fare calcoli geopolitici, politici ed economici. Mi sentivo solo parte dell'umanità ferita, delle vittime innocenti.

L'11 settembre è una brutta data. L'11 settembre è guerra, e la guerra è sangue e mancanza di libertà. E' stato così nel 2001, ed è stato così anche nel 1973, quando, con l'assassinio di Salvador Allende, si aprivano le porte della dittatura per il popolo cileno.

"Viva Chile, viva el pueblo, vivan los trabajadores!" (Ultime parole di Salvador Allende)
S.C.

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