venerdì 4 settembre 2009

Boffo e i buffi



di Ivan Vaghi

Riassunto delle puntate precedenti: il quotidiano Avvenire, dopo averci pensato un po’ su, o meglio, dopo aver avuto il via libera dall’azionista di riferimento, cioè la CEI (la Conferenza Episcopale Italiana presieduta dal card. Bagnasco), ha deciso di tirare le orecchie al nostro premier colpevole di ostentazione di comportamenti non propriamente sobri. La cosa poteva finire lì, ben altre questioni erano sul tavolo nel quadro dei rapporti tra Berlusconi e la stampa, se non che Vittorio Feltri ha deciso di debuttare alla grande alla guida del Giornale, tirando fuori una storia (secondo Avvenire del tutto inventata) che aveva l’intento di sbugiardare il moralizzatore, nello specifico il direttore di Avvenire Boffo, che alla lunga ha deciso di dimettersi.
Premessa uno: le campagne di stampa del Giornale, a partire dalla bufala di Telekom Serbia, sono tutto tranne che giornalismo. Premessa due: per la serie “chi tocca i fili muore” è abbastanza improbabile che Berlusconi abbia dato mandato a Feltri di attaccare Avvenire, dal momento che il mondo cattolico politicamente organizzato, che ha ovviamente anche la CEI come riferimento e che ha in buona parte sostenuto il PdL e i suoi alleati, avrebbe poco gradito un attacco di questo tipo al quotidiano cattolico (la notizia recente è che le ACLI, i sindacati dei lavoratori cristiani, hanno deciso di schierarsi a favore della libertà di stampa, quindi, traducendo, contro l’idea di stampa di Berlusconi). Il che vorrebbe dire che lo stesso Berlusconi forse sta perdendo il polso della situazione e fa fatica a controllare i suoi “collaboratori”, quelli che sgomitano per farsi più belli ai suoi occhi. Premessa tre: perché la Chiesa (in senso lato) ci ha messo così tanto (due o tre giorni, ma in questi casi sono un’eternità) a difendere il direttore Boffo e lo ha fatto solo dopo l’interessamento personale del papa? Proprio questo tentennamento, non del tutto chiarito, ha determinato la decisione del direttore di Avvenire di dimettersi, non essendo del tutto sicuro dell’appoggio del mondo cattolico. Premessa quattro: come già accennato la vicenda si inserisce in un quadro più ampio, cioè l’attacco senza quartiere che Berlusconi sta portando all’idea stessa di libertà di stampa, attraverso le intimidazioni sotto forma di querele ai quotidiani e ai giornalisti che non sono schierati dalla sua parte. La querela a l’Unità ha come motivazione che è stata messa in dubbio la sua capacità erettile, che invece è perfetta. A questo siamo arrivati. Ovviamente il motivo è una scusa, il vero scopo è l’intimidazione e qualsiasi cosa va bene.
L’argomento è vasto e sicuramente ci saranno molti sviluppi gustosi, ad esempio Berlusconi vorrà dimostrare ai giudici che le sue capacità virili sono intatte, e mi sto chiedendo come farà, ma la cosa più importante e più preoccupante è che la già scarsa libertà di stampa italiana è sotto assedio: chi si azzarderà a muovere una critica a Berlusconi, di qualsiasi genere, correrà il rischio di vedersi piovere addosso eserciti di avvocati latori di querele milionarie, e dal momento che la stampa libera (sottolineato) è anche quella meno ricca, l’intimidazione avrebbe lo stesso effetto della censura politica, perché sostenere una battaglia legale a quei livelli potrebbe essere troppo costoso. Per il momento il metodo usato dal suo amico Putin per trattare con i giornalisti scomodi non è ancora importabile in Italia, ma non si sa mai, la speranza è l’ultima a morire.
Veniamo ora alla questione più intrigante, e cioè la posizione della Chiesa in tutta questa vicenda. E’ stato ipotizzato (Giannini su Repubblica) che la vicenda Boffo sia stata l’occasione per una resa dei conti, locuzione forse impropria ma che rende l’idea, tra la CEI e la Segreteria di Stato del Vaticano, che sarebbe un po’ come il ministero degli esteri del papa. L’organo di stampa della Segreteria di Stato è l’Osservatore Romano, che guarda caso in questi giorni ha mosso qualche critica al modo di fare giornalismo di Avvenire, a seguito delle quali, proprio per la scelta del momento da parte dell’Osservatore Romano, Boffo aveva rassegnato le dimissioni poi ritirate su esortazione indiretta dello stesso Benedetto XVI. Per la cronaca l’Osservatore Romano, e quindi il segretario di stato cardinal Bertone, non ha mai corretto il tiro, se non con una telefonata privata di solidarietà a Boffo dello stesso Bertone (dopo l’intervento del papa ovviamente). Nel frattempo in un’altra stanza della Curia vaticana monsignor Fisichella lancia il suo siluro contro Avvenire, contestando la critica al governo sulla questione dell’immigrazione. Quasi in contemporanea Feltri rivela che la “soffiata” su Boffo viene proprio dal Vaticano, cosa smentita con troppa poca enfasi, e a questo punto Boffo, papa o non papa, si dimette.
Ma perché questa frattura tra CEI e Segretario di Stato? Cioè tra le due istituzioni politiche più importanti della Chiesa? La motivazione riguarderebbe appunto la politica ma non quella vaticana, bensì quella italiana…come da tradizione (scusate ma la nota polemica è necessaria): sembra che Tarcisio Bertone abbia deciso di puntare forte su un Nuovo Centro che abbia Pierferdy Casini come riferimento, dal momento che considera già avviata la parabola discendente di Berlusconi (?!?), mentre invece la CEI e il suo presidente Bagnasco puntano ancora su PdL e alleati, nonostante la tirata d’orecchi che voleva essere paternalistica nei confronti dello stesso premier. La cosa però è sfuggita di mano, Feltri ci ha messo del suo, Avvenire è stato isolato (e con esso la CEI) e la Segreteria di Stato vaticana avrebbe deciso di approfittarne, per ricompattare di nuovo il mondo cattolico verso una nuova stagione politica, che sarebbe, senza girarci troppo intorno, la restaurazione della DC. Fantapolitica? Può darsi, credibile è credibile e spiegherebbe molte cose. Per il momento mi unisco all’antico desiderio di Montanelli, che da buon ghibellino avrebbe voluto un “Tevere più largo”, che avrebbe cioè separato meglio l’Italia dalla Città del Vaticano. Nell’attesa che questo si verifichi mi unisco anche al coro dei sostenitori di tutti quei giornalisti che sono stati messi e che saranno messi sulla graticola: daje!! Siamo con voi!

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