venerdì 16 ottobre 2009

Binetteide

In questi giorni, e non solo, la maggior parte dei militanti del nostro partito si sta chiedendo cosa ci faccia Paola Binetti nel PD, e la domanda è legittima sulla base di considerazioni prese a freddo, fuori dal contesto emotivo di certe sue prese di posizione.

La prima considerazione è che Paola Binetti non si riconosce in alcuni importanti fondamenti costitutivi questo partito, perché la sua “missione” politica, che è la difesa della vita in tutte le sue manifestazioni secondo i rigidi criteri della Chiesa cattolica, contrasta con la missione di laicità e neutralità dello stato nelle questioni di etica che sono proprie del PD. Aggiungiamo anche che essendo Paola Binetti una fondamentalista religiosa per sua stessa ammissione, e che quindi ambisce alla conversione globale del pianeta alla religione cattolica, entra in contrasto con i concetti di tolleranza e rispetto delle altre religioni, che sono patrimonio del nostro partito, oltre che leggi costituzionali. Aggiungiamo inoltre che le sue posizioni in materia di omosessualità sono a dir poco sconcertanti. Cito (grazie Stefano): “Fino agli anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario”. In realtà le evidenze cliniche dimostrano il contrario di quello che dice la Binetti (secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, se qualcuno è scettico). Cito ancora: “Queste tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio pedofilia”, aggiungo anche che secondo la Binetti gli omosessuali sono esseri geneticamente inferiori (leggi razzismo). Sinceramente mi fa schifo anche commentare e comunque sono posizioni che non rappresentano in alcun modo il sentire comune dei militanti e degli elettori di questo partito. La seconda considerazione è che lei non rappresenta quella componente cristiano democratica, anch’essa fondante il PD, che si pone su questi temi su posizioni spesso radicalmente diverse dalle sue. Di fatto all’interno del partito Paola Binetti rappresenta solo se stessa e, se vogliamo dirla tutta, è una semplice parlamentare, non un esponente di “prima fascia”, ma nemmeno di seconda o di terza. Detto questo, come è possibile che ogni sua esternazione abbia un’eco così profonda sui media? Nessun parlamentare di quel livello, di nessun partito, ne ha altrettanta. Terza considerazione, da dove deriva questa sua infaticabile volontà a provocare problemi nel suo stesso partito? Perché lei lo sa bene che la sua presenza è un problema. Quarta considerazione, voi ci stareste in un gruppo i cui componenti (praticamente tutti) vi considerano come il fumo negli occhi? E’ troppo perché non ci sia il sospetto di qualcosa di strano, soprattutto in relazione all’ultima considerazione, che riguarda l’appartenenza di Paola Binetti all’Opus dei, organizzazione integralista parecchio chiacchierata per la sua predisposizione a corteggiare le elite economiche e politiche con lo scopo di inserire i suoi componenti nelle strutture vitali del paese, e poterne così gestire le sorti. All’Opus dei non è mai interessato il “colore” politico, il loro rapporto con la politica è quello di usarla per i loro scopi.

Io un’idea me la sono fatta, ma devo sconfinare nella letteratura. Faccio finta che la Binetti sia un eroe epico (da qui il riferimento del titolo) così ne racconto le gesta e posso sempre dire che la mia è solo fiction (sapete com’è, soldi per gli avvocati non ne ho).

C’era una volta una numeraria dell’Opus dei che viene incaricata dai suoi superiori di un compito molto delicato, quello di entrare in politica, come hanno fatto altri numerari, per fare da punto di riferimento politico dell’ordine. C’era la possibilità di entrare nella Margherita perché gli altri partiti erano già coperti, le viene garantito un posto da parlamentare grazie ai buoni uffici della Chiesa e lei accetta. A un certo punto nasce il PD e l’ordine decide di cambiare strategia, perché il potenziale di questo partito è notevole, e se dovesse vincere le elezioni per l’Opus dei sarebbero stati tempi duri. La nostra eroina viene quindi chiamata a rapporto e le viene detto: “Devi confluire nel PD insieme al resto della Margherita, una volta dentro devi cominciare a boicottarli prendendo posizioni antitetiche a quelle del partito su questioni che hanno grande rilevanza nazionale. Ci è stato garantito da chi sai tu che i giornali e le televisioni daranno grandissima enfasi alle tue esternazioni, in modo da far credere alla gente che il partito sia spaccato quando invece non lo è per niente. Loro non ti potranno buttare fuori perché farebbero la figura degli intolleranti e non se lo possono permettere, quindi li teniamo per le palle. Rimanendo dentro il partito creerai inoltre una frattura tra i vertici e la base del PD, causando malcontento, crisi di identità e perdita quotidiana di voti”. “Contate su di me”, rispose lei “mi insulteranno e mi perseguiteranno, ma sono votata al sacrificio”. Lasciò la riunione e, da buona numeraria, andò a scudisciarsi per tutta la notte.

Solo letteratura? Non ne sarei così sicuro.

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