lunedì 1 febbraio 2010

Dei ritardi accumulati

Come promesso, vi racconto come è andato il mio primo viaggio prendendo il treno presso la nuova stazione di Castellanza.
La mattinata comincia con un nefasto antipasto: un pullman cittadino (di quelli con pochi posti a sedere e tanti posti in piedi), destinazione Busto Arsizio - Liceo, stracarico di sardine di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Sul retro del bus Elezioni Regionali – Raffaele Cattaneo: una scelta concreta.
La stazione di Castellanza è un cantiere aperto. Vado per punti:

  • dove ho abbandonato la macchina non ho capito se fosse a) cantiere b) parcheggio pubblico c) strada d) parcheggio privato e) nessuna delle prime quattro.
  • la stazione è un cantiere aperto, con tanto di container adibiti a biglietteria e a servizi. Non ho visto un container – sala d’attesa, ma non è detto che non esista.
  • per raggiungere i binari, da dove ho parcheggiato io, l’unico modo è scendere le scale di un ponteggio. Circa trenta gradini. Ovviamente dovrò risalirli al ritorno. Non mi lamento per me: fare moto non guasta, e credo di avere ancora le capacità per scendere dei gradini di un ponteggio, in acciaio, ghiacciati, non distinguibili uno dall’altro.
  • chi arriva dall’altra entrata ha due scelte per raggiungere il secondo binario (dove ferma il treno per Milano): o salire e scendere il ponteggio di prima, o scarpinare un centinaio di metri e attraversare i binari tramite una passerella.
  • alle 8.00, il treno delle 8.11 risulta in ritardo di 3 minuti.
  • sullo sfondo sfrecciano i treni delle Ferrovie dello Stato, ma un interscambio con LeNord non esiste.
  • alle 8.11 il ritardo è salito a 7 minuti.
  • alle 8.12 arriva la navetta proveniente dalla vecchia stazione. Per prendere il treno delle 8.11. Comincia l’ironia dei rassegnati pendolari: “ora, dalla navetta, scendono i bersaglieri”.
  • alle 8.15 viene annunciato il treno per Novara delle 8.20. Continua l’ironia: “dobbiamo dare il nostro contributo alla costruzione della stazione: come facevano gli schiavi per costruire le piramidi, una pietra a testa ogni mattina”. (Questa non mi è nuova)
  • alle 8.20 circa passa il Malpensa Express, con un ritardo di circa 15 minuti. Express. Sì, ciao.
  • passato il Malpensa Express, la tensione si fa palpabile: il ritardo sale a 17 minuti. Ironia dalle sfumature macabre tra i pendolari: “io legherei Formigoni ai binari, e gli concederei il tempo del ritardo per spiegarci tutto questo”.
  • ore 8.28. Con 17 minuti di ritardo arriva il treno per Milano.
  • Il treno arriva a Milano alle 9.03. Un successo: 18 minuti di ritardo ma sul viaggio effettivo non abbiamo perso nemmeno un minuto rispetto a prima! (Non lo abbiamo nemmeno guadagnato, ma qui consideriamo un successo la sola conservazione, dati i tempi che corrono).

Dite quello che volete, ma io Formigoni non lo voto, e non scrivo Cattaneo. Risparmiamoci il ventennio formigoniano, che quando si esercita il potere per troppo tempo si accumulano i ritardi.

Stefano Catone

1 commento:

Anonimo ha detto...

Alla cronaca della tua piccola "odissea" ferroviaria aggiungo che, in occasione dell'inaugurazione in pompa magna del tunnel di Castellanza delle FNM per consentire al Malpensa-Express (con Formigoni e Cattaneo aiuto macchinisti)di battere il record di percorrenza da Milano all'Aeroporto, hanno soppresso ben 25 corse di pendolari, che spero se ne ricorderanno alle prossime elezioni Regionali. Formigoni farebbe bene ad occuparsi, assieme ai suoi amici leghisti, delle migliaia di lavoratori che hanno perso il posto dopo che questo Governo, nonostante le promesse, ha abbandonato Malpensa a se stessa.
Roberto Colombo.