martedì 13 luglio 2010

In Brancher di tela

di Ivan Vaghi

Siamo arrivati al colmo della nomina di un “ministro del nulla” in funzione dell’ennesima legge “ad personam” per sottrarre i politici alla giustizia, mentre si tradisce la Costituzione sul tema della legge uguale per tutti (Famiglia Cristiana).

Credo che ci sia poco da aggiungere, non si riesce proprio a trovare un limite alla vergogna. Anzi sì invece, mister B è riuscito anche a fare di peggio, cioè a far scrivere sui suoi giornali che le dimissioni di Brancher sono stati una sua vittoria politica personale. Breve riassunto: Aldo Brancher, ovviamente già pregiudicato - per falso in bilancio e finanziamento illecito dei partiti - e sotto processo per ricettazione e appropriazione indebita nella questione Antonveneta, viene nominato ministro dell’attuazione del federalismo, cioè il nulla perché il federalismo non c’è e con buona pace dei leghisti non è nemmeno in programma (stanno facendo qualcosina che sembra più che altro fumo negli occhi). Il nuovo ministero costa agli italiani un milione di euro e lo scopo è uno solo, cioè far chiedere al neoministro l’esenzione dal processo per “legittimo impedimento”, una della tante leggi volute da Berlusconi per se stesso e i suoi amici. Questa volta però non è davvero andata giù a nessuno, tanto che c’era il serio rischio di una crisi di governo. A questo punto il premier prende da parte Brancher e gli dice che per il bene del paese (che tradotto vuol dire per il bene esclusivo di Berlusconi) deve accettare di farsi processare. Brancher, berlusconiano devoto, accetta e si immola al martirio, che per noi comuni mortali vuol dire semplicemente evitare di sottrarsi alla legge. D’altra parte immolarsi per Berlusconi è una delle massime aspirazioni dei suoi servi, come è successo ad esempio con Previti e con il nostro concittadino solbiatese Sciascia, che si sono presi delle condanne per vicende in cui era coinvolto anche Berlusconi (non hanno parlato e si sono prese tutte le colpe, bravi picciotti). Brancher non poteva sottrarsi alle richieste del suo padrone perché, quando fu arrestato la prima volta, Berlusconi e Confalonieri girarono per un po’ in auto intorno a S. Vittore: “è per fargli sentire la nostra vicinanza” disse Berlusconi. Oppure un messaggio pseudo-mafioso: non parlare che ti conviene. Brancher non parlò, i reati furono depenalizzati grazie alle leggi ad personam, e qualche tempo dopo divenne sottosegretario e poi ancora, appunto, ministro.

La domanda vera è sempre la stessa, ma possibile che le istituzioni italiane debbano ridursi ad essere un lasciapassare di immunità per alcuni personaggi impresentabili? E’ dal ’94 che Berlusconi parla di riforma delle Giustizia e le uniche cose che ha fatto in materia sono appunto le leggi per sfangarla, e quando qualcuno si azzarda ad alzare la voce per restituire dignità al Parlamento e alle sue funzioni vengono immediatamente sguinzagliati i cani da guardia: Bondi, Capezzone, Quagliariello, Minzolini, Feltri, subito pronti ad accuse urlate e deliranti, perché chi non è seguace e succube di Berlusconi è come minimo un seminatore d’odio. Non avrei mai pensato di doverlo dire, ma Mussolini perlomeno aveva più classe. Povera Italia, destinata a non essere mai un paese normale, e che prima o poi finisce sempre nella mani di chi non se la merita (o sì?).

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